Ieri il Parlamento europeo ha mandato all’Italia due segnali su diritti e famiglie che segnano un punto di non ritorno.
Il primo è un no secco a qualsiasi provvedimento che chiuda al riconoscimento della dignità delle famiglie omosessuali. Il secondo è un sì articolato e esplicito al matrimonio gay. L’invito ai Governi è quello di offrire piena protezione e tutela alle coppie gay e ai loro figli.
Quella di Strasburgo è la miglior risposta all’inconsistenza e alla strumentalizzazione teologica del dibattito politico italiano assestato, sia nel centro-destra che nel centro sinistra, su posizioni primitive e anti-europeiste.
L’Europa, già come la Corte Costituzionale con la sentenza 138 del 2010 che definiva le coppie di omosessuali e lesbiche portatrici degli stessi diritti, indica chiaramente il livello minimo nel quale il legislatore italiano si deve muovere e cioè per la piena equiparazione tra coppie eterosessuali e omosessuali. E’ quindi netto e incontestabile il no a certificazioni, riconoscimento di singoli diritti, DICO o CUS o altre aggiustamenti meramente ideologici, inutili e discriminatori.
Di più, da Strasburgo, arriva il rilancio all’approvazione di una direttiva in materia di parità di trattamento su cui il Ministro Fornero ha dichiarato pubblicamente che si sarebbe spesa personalmente.
Anche nei diritti quindi, e non solo nell’economia, il Paese aspetta finalmente una svolta di segno europeo.
Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay