Trento. «Pari opportunità, legge già vecchia»

  

TRENTO Tra un qui pro quo della maggioranza e insulti poco eleganti lanciati da un lato all’altro dell’emiciclo, la legge sulle pari opportunità è stata approvata mercoledì dal consiglio provinciale. Ma il testo non piace affatto alle associazioni Arcigay e Arcilesbica. «È un’occasione persa commenta Diego Ammirabile, presidente Arcigay È una legeg che nasce vecchia». Lontana dalle politiche di genere ben definite dall’Unione Europea. Per questo le associazioni sono pronte a rimediare le lacune lanciando una raccolta firme per sponsorizzare una legge nuova di zecca, d’iniziativa popolare. Servono però 2.500 sottoscrizioni che verranno raccolte da settembre. Gli esempi lungimiranti in Italia ci sono. Toscana, Emilia Romagna, Marche, Liguria. Qui le norme sulle pari opportunità rispettano la sensibilità comunitaria, ben consapevole della necessità di seguire politiche di genere e contrastare la discriminazione verso l’orientamento sessuale degli individui. Al contrario, per le associazioni Arcigay e Arcilesbica, la legge appena approvata a Trento privilegia un orientamento «binario» dove esiste solo l’eterosessualità. «È un grave ritardo sui diritti civili» tuona Diego Ammirabile. Se non bastasse, Arcigay non è stata coinvolta nelle fasi di stesura del testo. Ma l’intento è correggere la situazione proponendo una legge d’iniziativa popolare. Da settembre si parte con la raccolta delle 2.500 firme. Tre i pilastri della legge in fieri: scuola, sanità e lavoro. La formazione diventa lo strumento per combattere una società «machista», poi si cercherà di fare un balzo in avanti sul riconoscimento dei diritti dei partner nelle decisioni sanitarie. Inifine si ostacola il mobbing sui posti di lavoro subìto dalle persone omosessuali. Piuttosto, come spiega Ammirabile, si deve puntare sulla meritocrazia. Quanto alla legge appena approvata, l’assessore Lia Giovanazzi Beltrami precisa i costi effettivi della Commissione: 45.000 euro. I 237.000 euro di cui s’è parlato all’indomani dell’approvazione sono infatti il costo complessivo che copre Commissione, indennità e compenso per la consigliera di parità. Ma. Da


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