Il Giorno intervista Mister Gay Italia 2012

  

di GIULIA BONEZZI MILANO COSA FA la mamma di Miss Italia – o del «Più bello d’Italia» – dopo la vittoria? Di solito piange, telefona alle amiche, ma difficilmente scrive alla prole incoronata un sms d’insulti come quello ricevuto da Alessio Cuvello, che venerdì è stato eletto Mister Gay Italia 2012. Così la sua famiglia ha appreso che ha un bimbo di quasi tre anni e un’ex moglie, a Venezia, che ha fatto il tifo per lui. Alessio vive a Milano da 5 mesi, col suo compagno. Ha 24 anni e spalle belle larghe, non tanto perché di mestiere sia personal trainer e ragazzo immagine nei locali. Buttato fuori di casa a 14 anni, ha preso un treno per Milano, ha fatto il lavapiatti in nero, a diciott’anni è tornato a Novara («dove sono nato e cresciuto, di Palermo sono solo originario»). E ha sposato Alessandra. «In Comune, non in chiesa come ha scritto qualcuno. Sarebbe stata una buffonata: era una cliente della mia palestra, sapeva dall’inizio che sono gay». E vi siete innamorati? «Certo. Essere omosessuali vuol dire avere un orientamento sessuale. Poi ci sono i sentimenti. Ci s’innamora di una persona, non del suo sesso. Ci siamo lasciati un anno e mezzo fa. Non l’ho mai tradita, ma avevo bisogno di stare con un uomo». Trasparente a tutti i costi. «Ho fatto coming out a 14 anni. La mia famiglia ha reagito malissimo, ho dovuto fare i bagagli e sono arrivato a Milano senza un soldo. Ho conosciuto un uomo che poi è diventato il mio compagno. Mi ha aiutato a trovare lavoro, ho iniziato come lavapiatti. In nero, come quasi tutti i minorenni. A diciott’anni avevo una storia finita, un gruzzolo. Sono tornato a Novara e ho aperto una palestra». Con la sua famiglia non ha avuto più contatti? «Fino a sabato. Mia madre mi ha mandato un messaggio sul cellulare, dopo aver saputo che sono Mister Gay, e che ho un figlio». Cosa le ha scritto? «Offese. Pesanti. Omofobe». Perché ha partecipato al concorso? «All’inizio per gioco, poi ho cominciato a perseguire degli obiettivi». Quali? «Ho tante idee, ad esempio creare un’associazione per la lotta all’Hiv. Ma intanto sono Mister Gay. Vorrei far capire a tanti ragazzi che non devono avere paura di dichiararsi. E rappresentare l’omosessualità nel modo in cui dovrebbe esserlo secondo me». Ossia? «Un omosessuale non vuole essere una donna. Certi atteggiamenti, tipo girare con rossetto e tacchi a spillo, mi danno fastidio». Mai stato a un Gay Pride? «Mai. E neanche in una sauna o altri posti da rimorchio. Ho la tessera dell’Arci Gay per entrare nei locali, di solito per lavoro. Faccio una vita tranquillissima». Milano ha appena istituito il registro delle unioni civili. «Finalmente, ma purtroppo non sono queste le cose importanti. Dovrebbe cambiare radicalmente la società. È il motivo per cui sono contrario all’adozione per gli omosessuali». Ma lei ha un figlio. «E non sono l’unico: conosco parecchi padri omosessuali. Ma io sono fortunato: mio figlio cresce in un contesto non omofobo. Non gli nascondiamo niente, e la mamma gli spiega che il suo è un papà come gli altri. Spero che tra dieci anni la situazione sarà completamente diversa, come è cambiata radicalmente rispetto a dieci anni fa. Ma adesso c’è ancora troppa omofobia». Lei è mai stato aggredito? «Mai per fortuna. Mi è capitato di assistere, e sono intervenuto». Con un personal trainer gli omofobi sono meno spavaldi? «Beh, quando mi arrabbio sembro tutto tranne una checca isterica».


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