Misoginia sulle buste di zucchero a Salerno

  

Fulvio Scarlata Un caffè al bar come momento di relax, magari una pausa durante il lavoro o la spinta iniziale proprio per iniziare a lavorare: la tazzina calda, il cucchiaino in mano, una punta di zucchero ormai nelle comunissime bustine. Si comincia a bere e l’occhio cade proprio sullo slogan impresso sulla bustina: «La differenza fra una toilette e una donna è che la toilette non ti insegue dopo nove mesi che l’hai usata». Roba da far andare di traverso il caffè, rovinarti la pausa, impedirti di ricominciare a lavorare, rimanere senza parole, imbestialirsi. E per le donne anche di peggio. «È un messaggio di una sconfortante misoginia – la denuncia dell’Arcigay – Il linguaggio veicola poi comportamenti conseguenti». «Macché – la replica della Techmania, la società di Battipaglia che ha prodotto l’originale messaggio – è solo una freddura. Ne facciamo anche sugli uomini». Ormai è diventato un caso. Salernitano perché il distributore delle famigerate bustine è di Eboli (e si è subito dissociato dalle scritte). «La distribuzione di questi prodotti con messaggi sessisti e macisti – dice Ottavia Voza, presidente dell’Arcigay – corrisponde ad una realtà: l’Italia ha il primato europeo per donne aggredite, ferite o uccise dai propri partner. Ormai la violenza sulle donne sta diventando una emergenza sociale. Non si può dire: sono solo bustine di zucchero con battute che si sono sempre fatte. Noi chiediamo che siano ritirati questi prodotti dal commercio». Anche perché è bastato proporre la questione su un blog ed ecco che da varie parti d’Italia, con altri produttori e distributori, le frasi sulle bustine di zucchero superano ogni confine tollerabile. «Ma che misoginia – la replica della TechMania – Il messaggio ha una evidente finalità ironica. Rientra in un vasto repertorio di freddure che prende di mira anche gli uomini. Per esempio c’è un messaggio: “Come si può definire un uomo con metà cervello? Fortunato”. È ingiusto e lesivo per la nostra società accusarci di misoginia e di utilizzare linguaggi violenti e maschilisti forieri di violenza. L’unica discriminazione in questo caso è quella ai danni dell’ironia». Ironia o no, intanto dall’Arcigay è partita la denuncia all’Osservatorio nazionale antidiscriminazione, presso la Presidenza del Consiglio, dipartimento pari opportunità, per verificare se è possibile sanzionare la società o addirittura arrivare a denunce.


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