Le discriminazioni, gli atti violenti nei confronti delle persone omosessuali si consumano spesso sui posti di lavoro, a scuola, fra le mura domestiche. Combattere l’omofobia significa anche prevenirla con la cultura e lottare per la dignità, la libertà e l’eguaglianza di tutte le donne e gli uomini, anche per alimentare la civiltà e l’unità del Paese. Per questo la partecipazione quasi inaspettata alla tavola rotonda organizzata dalla Cgil – nella sala Giunta di Palazzo di Vetro – apre uno spiraglio, portandosi dietro proposte concrete come l’apertura di uno sportello per la difesa dei diritti e contro le discriminazioni alla Camera del Lavoro, e una petizione per la presentazione di un disegno di legge che modifichi il codice penale in modo da riconoscere la discriminazione sessuale come aggravante.
Il messaggio di Wanda Ferro
La Cgil intende dare un contributo concreto per la difesa dei diritti e contro le discriminazioni, partendo dall’organizzazione di una partecipata tavola rotonda per pubblicizzare le iniziative che l’organizzazione sindacale intende promuovere direttamente e con la collaborazione delle Associazioni che operano nella provincia come Arcigay, Certi Diritti, Omocrazia, Polis Aperta, Equality e LiberiTv. Ma prima di tutto per alimentare la rete di dialogo e rapporti umani che rafforza l’impegno concreto in difesa di questa comunità sensibile di persone con le proprie storie dolorose di vita vissuta e provata da anni di sofferenza, perché venire allo scoperto è difficile soprattutto nel profondo sud, quanto difendere il diritto ad essere diversi. Perché “la diversità è una ricchezza”, dice il segretario della Camera del lavoro di Catanzaro-Lamezia, Giuseppe Valentino, al tavolo con Rosanna Bilotta, dirigente scolastico di Lamezia Terme, Marco Marchese dell’Associazione Radicale Certi Diritti e Carlo Cremona, responsabile sportello I-Ken LGBT di Napoli ed Avellino al quale saranno affidate le conclusioni dell’incontro. Presente anche il segretario regionale della Cgil, Michele Gravano, mentre la presidente della Provincia, Wanda Ferro, ha mandato un messaggio. “Sono profondamente rammaricata per non aver potuto prendere parte a questo importante incontro e ringrazio preliminarmente la CGIL per l’invito che purtroppo coincide nei tempi con un impegno assunto in precedenza, come comunicato per tempo, e cioè la mia presenza alla cerimonia per i 150 anni del Tribunale di Lamezia – scrive Wanda Ferro -. Ribadisco alcuni concetti che ho già espresso in un incontro di qualche anno fa sul tema odierno, che è di grande attualità come tutte quelle iniziative di natura sociale e culturale che diventano un invito al confronto, al dibattito aperto su argomenti di grande rilevanza per il futuro della società in cui viviamo. Sono peraltro perfettamente d’accordo che su questioni di tale natura occorra una partecipazione diretta delle amministrazioni pubbliche e di ogni forma di governo, ed in generale tutta la classe politica deve dimostrare sempre una maggiore attenzione, pur nella difesa delle identità e delle posizioni che è anche prevedibile possano essere differenti all’interno di un dibattito”.
Uno sportello per la difesa dei diritti
“Si parte da un drammatico fatto di cronaca: il suicidio del giovanissimo Andrea, deriso dai compagni perché indossa i pantaloni rosa e lo smalto alle unghie, un caso eclatante di soprusi e discriminazioni che nessuno ha saputo arginare. L’impegno del sindacato sul tema nasce dalla profonda convinzione che solo in parte questi episodi di omofobia trovano spazi di conoscibilità attraverso la stampa perché le discriminazioni e gli atti violenti nei confronti delle persone omosessuali il più delle volte si consumano nel silenzio delle mura delle scuole, sui posti di lavoro e cosa ancora più grave e frequente fra le mura domestiche – spiega il segretario della Camera del Lavoro, Giuseppe Valentino -. E’ importante che parliamo di questo in una sede istituzionale, le istituzioni devono farsi carico della difesa di diritti costituzionali”. Insomma, nessun settore della società è completamente immune da piccole e grandi forme di discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e c’è un bisogno urgente di iniziative in ogni angolo della società per fare informazione e cultura perché se fino adesso si è tanto declamata la cultura della tolleranza nei confronti della comunità LGBT ora è necessario fare il passo ulteriore per raggiungere la cultura del rispetto, che si porta dietro tutto il bagaglio di diritti negati e che rendono l’Italia uno dei paesi più arretrati in Europa. “In una città triste e bigotta come Catanzaro è difficile ragionare di questo argomento rispetto al quale non si mostra adeguata sensibilità – ha detto Bruno Talarico, segretario organizzativo della Cgil -. Non è un argomento che si affronta facilmente ma questa partecipazione lascia ben sperare anche se siamo consapevoli che c’è molto da fare per sensibilizzare ad una adeguata attenzione”. Talarico torna sulla necessità di arrivare alla presentazione di un nuovo disegno di legge per la modifica del codice penale nel senso della definizione della discriminazione sessuale come aggravante, e magari da portare anche all’attenzione del consiglio regionale. L’importante è iniziare a discuterne, la Cgil risponde all’appello impegnandosi. Un muro di silenzio e di pregiudizio che si abbatte con una rivoluzione culturale che parte dalla scuola, come spiega la dirigente Rosanna Bigotti che snocciola i preoccupanti dati di Demoscopia: su 2000 intervistati il 77 per cento afferma di essere stato discriminato. “Spesso si punta il dito nei confronti dei docenti che non prendono posizione – dice ancora – dobbiamo parlare con i ragazzi e aprire loro gli occhi sul valore delle tante diversità che rappresentano una grande ricchezza”.
Le testimonianze
La tavola rotonda si è arricchita delle testimonianze, alcune molto toccanti – come quella di Marco Marchese che ha voluto condividere il doloroso ricordo della perdita del proprio compagno che ha scelto di togliersi la vita in seguito alle continue pressioni psicologiche dei propri familiari – dei rappresentanti che operano sul territorio, soprattutto tra Cosenza, Reggio e Lamezia per la promozione dei diritti di lesbiche, gay, transessuali e bisessuali, con un importante contributo alla rottura dell’isolamento e della solitudine che la libertà sessuale delle persone non dovrebbe alimentare. Da Michela Calabrò del circolo Due Mari di Reggio Calabria – accompagnata da Claudio Toscano che è stato vittima di un’aggressione fuori da un locale, per poi essere deriso anche da chi lo doveva soccorrere al Pronto soccorso – a Marco Marchese dell’associazione radicale “Certi Diritti”, fino ad Anna Maria D’Andria di Polis aperta (l’associazione dei componenti delle forze dell’ordine LGBT, fino Francesco Furfaro (Arcigay Lamezia), Lavinia Durantini (Arcigay Cosenza) e Riccardo Cristiano (Liberi tv) fino alle conclusioni di Carlo Cremona: la costante è il riconoscimento della necessità di un impegno forte finalizzato una rivoluzione culturale. Questa passa prima di tutto dalla scuola – da qui la promozione di progetti e di formazione, anche degli insegnanti, contro l’omofobia – e dal riconoscimento della diversità come valore. “Non si deve essere normali per tentare di adattarsi a quello che vuole la società – dice Lavinia – perché si affannano a cercare il gene dell’omossessualità, studiando il modo in cui dobbiamo giustificare la nostra identità”. Le responsabilità si individuano anche in una società profondamente patriarcale – rimarca Michela Calabrò – la stessa che poi spinge i figli e i mariti al femminicidio, 119 donne uccise in undici mesi, quest’anno, ricorda Domenico Biondi del movimento Omocrazia di Cosenza. Si parte da qui: per evitare che vivere la propria sessualità liberamente non diventi un pericolo mortale.
Maria Rita Galati