Mutuo negato a coppia gay

  

All’anagrafe del Comune di Pordenone sono riconosciuti come “coppia legata da relazione parentale”. Perciò sotto l’aspetto del diritto (e dell’eventuale richiesta di qualsiasi tipo di prestazione municipale) sono una famiglia. Nonostante questo però una coppia gay (due uomini di 35 anni che stanno insieme e convivono da sette) si è vista respingere la richiesta di contributo per la prima casa dalla Regione. Secondo il regolamento regionale la coppia omosessuale non risponde ai requisiti previsti per la concessione del prestito per la prima abitazione (circa 17 mila euro a fondo perduto per i giovani che decidono di mettere su casa) perciò richiesta rigettata.
È verso la metà del 2011 che la coppia, sicura di poter normalmente accedere al contributo in quanto riconosciuta dal Comune come famiglia, inoltra la domanda alla Regione. Nell’ottobre del 2012 l’amara sorpresa: arriva la lettera del Mediocredito regionale, la banca convenzionata per l’erogazione di questo tipo di contributi, con la quale si nega la richiesta. La motivazione? La coppia omosessuale non risponderebbe ai requisiti previsti per la “convivenza more uxorio”. Come dire: non siete come marito e moglie. Ma la vicenda presenta anche una aspetto paradossale: ai due trentacinquenni viene spiegato che se avessero presentato la richiesta come singoli molto probabilmente sarebbero rientrati nella graduatoria e avrebbero ottenuto i soldi. A quel punto, sentendosi anche un po’ umiliati proprio perché come coppia è riconosciuta all’anagrafe municipale, i due si rivolgono all’Arcigay del Friuli Venezia Giulia che dà loro il supporto legale con gli avvocati Francesco Furlan e Antonella Dimastromatteo. Viene prodotta tutta la documentazione necessaria (con tanto di sentenze di Corte costituzionale, Corte di Cassazione e Tribunale di Milano che definiscono la convivenza “more uxorio” come matrimonio) e inoltrata una seconda richiesta alla Regione. Nulla da fare: la domanda è respinta una seconda volta. «Il passaggio successivo – spiega Giacomo Deperu, responsabile di Arcigay – è stato il ricorso al Tar. Siamo di fronte a un caso di omofobia istituzionale, la Regione sconfessa e non riconosce un diritto garantito dai Comuni di Pordenone e Udine. Per questo chiediamo al sindaco di Pordenone che partecipi come “parte civile” nel ricorso che abbiamo presentato contro la Regione. Anche perché qui non si tratta di riconoscere i diritti dei gay, ma semplicemente di tutelare i diritti dei due cittadini pordenonesi che se li sono visti negare». Davide Lisetto


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