Spett.le
Presidente della Reg. Puglia
On. Raffaele Fitto
Spett.le
Presidente della Provincia
Marcello Vernola
Spett.le
Sindaco di Bari
Simeone Di Cagno Abbrescia
Spett.li
Testate Giornalistiche
Bari, 27.06.02
‘omofobia, quel complesso di reazioni di ansia, avversione, rabbia, paura che alcuni provano nei confronti delle persone omosessuali è una piaga sociale.
Rappresenta, infatti, un sistema di credenze e stereotipi che giustifica la discriminazione sulla base del’orientamento sessuale e ‘uso di linguaggi e comportamenti aggressivi verso gay, lesbiche e transessuali, svalutandone lo stile di vita rispetto a quello degli eterosessuali.
È ben vero che le discriminazioni in oggetto dovrebbero già ritenersi illegittime in Italia da disposizioni costituzionali e, in particolare, dall’articolo 3 comma 1 della stessa Costituzione, che vieta espressamente discriminazioni fondate su “condizioni personali”. Non ci sono in Italia leggi che discriminino direttamente le persone GLBT, ma è anche vero che il vuoto normativo esistente in materia di discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali è discriminante a sua volta. Basti pensare al vuoto legislativo in tema di famiglie alternative e di scelta di unirsi civilmente.
Quest’ultima lacuna normativa, puntualmente ignorata, a causa dell’inerzia del legislatore troppo spesso condizionata dalle pressioni vaticane, discrimina i cittadini italiani che non hanno intenzione di regolamentare il proprio rapporto affettivo nel modo stabilito dagli istituti già esistenti. Va sottolineato che le forme concrete di organizzazione dei nuclei familiari hanno subìto profonde metamorfosi sia al’interno di una medesima cultura nel corso dei secoli, sia nel’ambito di culture differenti, con modalità che vanno dal’organizzazione comunitaria delle collettività primitive alle strutture matrilineari presenti in molte popolazioni di aree diverse in varie epoche, alle differenti modalità di articolazione della struttura familiare patriarcale.
Anche nel nostro Paese si é verificata una rilevante trasformazione, fin dagli anni sessanta, dei modi di considerare i rapporti interpersonali, i costumi sessuali e le forme di convivenza esistenziale fra gli individui. In conseguenza di questo oggi, in Italia, ‘idea di famiglia risulta caratterizzata da modalità assai differenti rispetto a quelle di alcuni decenni or sono.
La legislazione in materia di ordinamento civile ha registrato tali mutazioni (nei comportamenti, nelle abitudini interpersonali, nei modi di pensare i rapporti familiari e di coppia) in tempi e modi fortemente inadeguati e rallentati rispetto alle evoluzioni in atto nella società. Si ritiene quindi necessario contribuire ad un riconoscimento e ad una valorizzazione, anche istituzionali, di tali evoluzioni nei modi di sentire e di agire degli individui, nel’ambito dei rapporti di organizzazione familiare e di convivenza.
Nel’ultimo ventennio in Italia si é fortemente diffusa una convivenza non formalizzata tra persone di sesso diverso, o del medesimo sesso, e tali forme di convivenza di fatto, non istituzionalizzate, risultano tuttora fortemente penalizzate sul piano del’ordinamento civile dello Stato italiano. ‘unione civile fra due persone dello stesso sesso o di sesso diverso allarga e arricchisce il concetto di "famiglia come società naturale" di cui al’articolo 29 della Costituzione, per consentire ai cittadini una più libera scelta della organizzazione della propria vita e delle proprie relazioni familiari. Si desidera sottolineare che a tale proposito, in assenza di legislazione specifica, alcuni comuni (Empoli per primo) hanno deliberato norme regolamentari in merito, quale l’istituzione del Registro delle Unioni Civili che riconosce dignità alle nuove forme di famiglia. La sua adozione dovrebbe essere, per i motivi sopra elencati, un atto dovuto da parte di tutte le amministrazioni comunali.
Importanti segnali, negli ultimi anni, si sono avuti da molti paesi europei che hanno adottato provvedimenti per combattere le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e per regolamentare i rapporti affettivi tra persone omosessuali, mediante istituti che vanno dal matrimonio alle unioni civili. La stessa Unione Europea, ha compiuto progressi considerevoli nel rafforzare il suo impegno per il pari trattamento di tutte le persone, indipendentemente dall’orientamento sessuale. Nel 1999, il trattato di Amsterdam emendava il trattato di fondazione della CE concedendo poteri specifici al Consiglio per “portare avanti azioni adeguate a combattere la discriminazione basata su genere, origine etnica o razziale, religione o fede, inabilità o handicap, età, orientamento sessuale” (art. 13). Questa nuova competenza legale fu rapidamente deployed per adottare la Direttiva Framework sul “Pari Trattamento sul Posto di Lavoro e sull’Occupazione” del novembre 2000 (direttiva 78/2000). Tale direttiva richiede che gli Stati Membri vietino la discriminazione sul posto di lavoro sulla base di religione o fede, handicap, età, orientamento sessuale. Il principio del pari trattamento indipendentemente dall’orientamento sessuale fu inoltre endorsed (incorporato) nella Carta UE dei Diritto Fondamentali, agreed (redatta, ratificata) nel dicembre 2000. L’Articolo 21 (1) afferma che “ogni discriminazione basata su motivazioni quali … orientamento sessuale dovrà essere proibita”. Il tema centrale del “Bari Pride Nazionale 2003”, sarà proprio quello di sensibilizzare il Parlamento italiano affinché la Direttiva europea venga recepita ed adottata entro i termini previsti e che possa essere motivo per inserire nel libro bianco del lavoro tra le cause di discriminazione anche quelle dovute all’orientamento sessuale. Questo significherà anche aprire un dibattito all’interno delle organizzazioni sindacali.
Il 28 giugno 1969, a New York, per la prima volta gli omosessuali si ribellarono alle angherie e ai soprusi della polizia contro di loro e contro i locali e i luoghi da loro frequentati, che erano stati fino ad allora una costante della loro vita. A partire da quella data, assunta a punto simbolico di partenza, cominciarono ad organizzarsi, in tutto l’Occidente democratico (in Italia a partire dal 1971), i movimenti per la rivendicazione dei diritti umani e civili delle persone perseguitate o discriminate a causa del loro orientamento sessuale. Ed è in ricordo di tale ricorrenza che si svolgono ogni anno in tutto il mondo (o almeno in quella parte del mondo in cui esiste la libertà di manifestare) le manifestazioni del “Gay Pride”: una definizione che forse l’italiano “orgoglio” rende in modo ambiguo e approssimativo, ma che è di immediata comprensibilità nel quadro di una società tradizionalmente multietnica come quella americana, dove tali manifestazioni hanno avuto origine.
Si tratta dell’orgoglio di non essere più obbligati a nascondere un’identità
che una tradizione violenta e autoritaria voleva relegata e rinchiusa nel privato perché ritenuta vergognosa, quasi che un’identità ascritta alla personalità dell’individuo, che non viene mai posto nella condizione di “scegliere” il proprio orientamento sessuale (esattamente come non può scegliere il colore dei propri occhi e dei propri capelli) potesse essere valutata da un punto di vista morale.
Quello che è invece profondamente immorale, per la sensibilità liberale dell’Occidente contemporaneo, è proprio l’idea che esistano dei gruppi umani che possano essere considerati inferiori, non degni dell’uguaglianza di diritti e della pari dignità sociale, perché caratterizzati da un’identità diversa da quella della maggioranza.
Michele Bellomo
Bari è stata scelta da tutte le Associazioni omosessuali italiane come sede per ospitare il Pride Nazionale 2003. E’ un importante appuntamento per la nostra città e per tutto il meridione, soprattutto per la arretratezza o la mancanza di informazioni fondamentali sui diritti civili.
Caratterizzata da un ruolo di collegamento tra l’Occidente e l’Oriente che storicamente le è proprio, la città di Bari rappresenterebbe un importante punto di riferimento non solo per tutte le persone GLBT e non che vivono nel meridione italiano ma anche per quei paesi che si affacciano timidamente da anni or sono non solo alle economie italiana e quindi europea ma anche alle politiche di diritti progressiste e laiche, pensiamo ai paesi dei Balcani e al bacino mediterraneo tutto.
Importantissimo che le Istituzioni tutte si dimostrino sensibili, cosa che riteniamo ovvia, a prescindere dal colore politico che le contraddistingue, alla nostra iniziativa non solo in termini di appoggio ideologico o di patrocinio formale e nominativo ma anche in termini di contributo economico, in modo da tradurre l’appoggio politico in operatività vivace e fattiva rispetto alle parole.
Le associazioni omosessuali del meridione, in particolare i circoli Arcigay di Napoli, Siracusa e Cosenza, hanno fornito il loro pieno appoggio all’organizzazione del Bari Gay Pride 2003, e hanno così costituito un coordinamento meridionale di propaganda e di contributo lavorativo.
Il Presidente
Arcigay “Giovanni Forti” Bari
Michele Bellomo