Bologna, 3 settembre 2002
Ai presidenti dei circoli Arcigay
Ai consiglieri nazionali Arcigay
Cari amici,
sull’ultimo numero di Guide Magazine è apparso un articolo ( anonimo) dal titolo “ Dissequestrato il Sebastian – Ma volevano colpire l’Arcigay”che racconta le vicende occorse alla “Cappella di San Sebastian” di Bologna nel luglio scorso. In realtà, il titolo corretto dovrebbe essere: “Parliamo del Sebastian, ma vogliamo colpire l’Arcigay”. Perché questo sembra essere il reale scopo dell’articolo.
I toni del pezzo sono allarmistici e la ricostruzione dei fatti è formulata in modo strumentale. Naturalmente la rivista, diretta dal sig. Roberto Schena, non perde occasione per sparare a zero contro Arcigay, senza curarsi di danneggiare in modo gratuito i circoli affiliati all’associazione, molti dei quali, peraltro, sarebbero suoi clienti….
Nell’articolo si formula un teorema: che sia in corso una sottile ed articolata inchiesta contro l’Arcigay, sottoposta nella sua interezza ( addirittura nella totalità dei suoi soci!) ad indagini per pedo-pornografia, e che la dirigenza dell’associazione abbia preso sottogamba la questione, non tutelando abbastanza i suoi affiliati. Mi preme fare chiarezza su questa vicenda perché non vorrei che le interpretazioni del sig. Schena vengano scambiate per oro colato.
Nel luglio scorso il “Sebastian” è stato oggetto di una visita della polizia municipale a causa di una petizione firmata dagli abitanti del condominio infastiditi dal rumore, poi di un’indagine amministrativa per alcune irregolarità tecniche ( bagni fuori norma, certificato antincendio ecc.). A questa è seguita la temporanea chiusura del locale da parte dell’autorità giudiziaria che contestava anche ( in maniera infondata, data la regolare affiliazione del circolo all’Arcigay) l’attività abusiva di esercizio pubblico. I gestori invece di avvertire il sottoscritto preferivano dare la notizia direttamente alla stampa, da cui io stesso ho appreso la vicenda. A quel punto mi sono messo in contatto con i gestori per offrire la disponibilità a gestire insieme la cosa e a nominare un avvocato in comune. Avendo il circolo preferito un legale di propria fiducia, Arcigay nazionale ha comunque dato incarico al proprio legale, l’avv. Guido Magnisi , di fare chiarezza su quanto stava succedendo e di far pervenire al magistrato una dichiarazione in cui si certificava la natura di circolo privato della “Cappella”.
Intanto, a seguito del sequestro e quindi dell’ingresso della polizia nel locale, allarmata impropriamente dalla presenza di una serie di postazioni internet la pm ha disposto il sequestro dell’ hard disk del circolo per verificare l’assenza di contatti con siti pedo-pornografici.
A questo punto è intervenuto subito il nostro avvocato che informato il magistrato della presenza dentro quel computer dell’indirizzario nazionale Arcigay, rigidamente tutelato dalla legge sulla privacy, concordando il rilascio immediato dei dati.
Alla presenza del nostro legale, l’ hard disk, ancora sigillato, è stato aperto per scorporare quei dati. Il disco è poi risultato danneggiato durante il trasporto, per cui alla fine nessun dato è entrato in possesso dell’autorità di polizia. Su questo, abbiamo la garanzia dei verbali stesi, sotto la propria responsabilità dai funzionari di polizia preposti, ben consapevoli delle tutele poste dalla legge sulla privacy sui da,ti sensibili e dal rischio penale che correrebbero in caso di dichiarazioni non veritiere.
La vicenda del nostro indirizzario, quindi, si è risolta in un paio di giorni senza che nessun nostro dato finisse in nessun archivio. Il locale è stato poi dissequestrato, a condizione che venissero risolte alcune irregolarità tecniche.
Non è stata certo una bella mossa, quella della pm Musti, che ha mostrato di muoversi a tentoni costruendo ipotesi poi sfumate in pochi giorni. Molte delle irregolarità contestate ai titolari del locale sono risultate infondate. Il coinvolgimento, sia pur marginale e per pochi giorni, di un circolo Arcigay in un indagine per pedo-pornografia è stata una leggerezza imperdonabile. Cose che non dovrebbero succedere, ma con cui ci troviamo periodicamente a combattere.
Questi i fatti. Da qui ad ipotizzare un’indagine a tutto raggio nei confronti dell’intera Arcigay, con il coinvolgimento di magistratura , forze dell’ordine, Vaticano, DS ( un vecchietto della sezione di quartiere che mi aveva chiesto un incontro per mediare con i vicini di casa inferociti!) e, perché no?, servizi segreti, ci vuole una buona dose di fantasia o di malafede.
Se fosse all’orizzonte un’ipotesi del genere, come tutti voi potete ben immaginare, saremmo i primi a fare fuoco e fiamme ( l’abbiamo fatto in passato per molto meno…). Ma ad un’organizzazione seria ed accreditata dall’opinione pubblica com’è Arcigay non giova gridare al lupo quando il lupo non c’è. L’articolo, invece, finge che sia all’opera un grande fratello e che il pericolo incomba su di noi…
Guide, inoltre,accusa l’Arcigay di avere lasciato soli i gestori. Sanno l’anonimo articolista e il direttore responsabile che il sottoscritto è venuto a conoscenza della vicenda dai giornali? Sanno che quattro dirigenti dell’Arcigay hanno seguito quotidianamente la vicenda nei suoi momenti caldi? Sanno che il Sebastian ha autonomamente scelto di farsi rappresentare da un proprio avvocato e che Gianni Sebastian non si è nemmeno presentato all’incontro con me e il nostro avvocato ( forse il migliore del foro di Bologna) convocato per sviscerare le implicazioni della questione e scegliere insieme come muoverci nel modo più efficace?
Avremmo dovuto allarmare i nostri circoli comunicando “che era in atto un ingiustificato controllo sullo schedario” quando quel controllo, per il nostro tempestivo intervento, non è mai avvenuto?
Se la tesi di Guide Magazine e del suo direttore è che Arcigay non garantisce la tutela dei dati sotto il suo controllo, dispiace deluderlo ma i fatti dimostrano l’opposto. Se Schena vuole intimorire i nostri soci ventilando che tutti loro sarebbero sotto indagine sappia che i nostri legali stanno valutando come tutelarci da questo procurato allarme che non ha altro fondamento se non un maldestro tentativo di indebolire ( a chi giova?) l’Arcigay nazionale e i suoi circoli territoriali
Cari amici, faccio appello alla collaborazione di ognuno di voi perché questo non succeda, e perché sia ribadito che la tutela dei dati dei nostri tesserati rimane, esattamente come prima, garantita.
Un caro saluto,
Sergio Lo Giudice, Presidente Nazionale Arcigay