Egregio direttore,
vorrei smentire talune affermazioni false e ingiuriose che è capitato di leggere in merito all’episodio di discriminazione avvenuto nel’oratorio di Cristo Re. Tali affermazioni non fanno che riprodurre i pregiudizi persecutori di un passato che ci stiamo lasciando alle spalle.
Le persone gay e lesbiche, in tutte le ricerche scientifiche sinora condotte, dimostrano piena normalità, serenità e realizzazione: il mito "del’infelicità profonda", del narcisimo, del’incapacità relazionale derivano appunto da un contesto di discriminazione, che mirava a costruire per loro un ghetto di devianza e di emarginazione.
‘ una menzogna affermare che "le radici del’omosessualità sono in un disturbo psichico che si può curare con successo": psicologi, psichiatri e psicoterapeuti hanno portato prove scientificamente attendibili che affermano il contrario. Secondo la definizione ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “l’omosessualità rappresenta una variante naturale del comportamento umano”. Queste falsità sono inoltre smentite dalla volontà delle persone omosessuali di formare famiglie e dal saper e voler essere, come tutti, sereni, rispettati, integralmente positivi, e responsabili.
Anche il suo giornale, spero, ha pubblicato la notizia che ‘Associazione unitaria dei Pediatri Americani, al’unanimità, ha votato un documento che riconosce le famiglie gay e lesbiche come perfettamente in grado di allevare figli felici, maturi, perfettamente integrati. E con una qualità in più: una particolare sensibilità al rispetto delle differenze e al’accoglimento dei bisogni degli altri. Proprio ciò di cui potrebbero arricchirsi gli autori della brutta ragazzata.
Cordiali saluti,
Paolo Rigliano
psichiatra, psicoterapeuta, Az. Osp. "S. Carlo B.", Milano
Ripubblichiamo la lettera del lettore omofobo, pubblicata da "La Provincia" il 12.11.02:
«Gentile signora Paola,
l’amore verso il prossimo non può escludere il rispetto della verità. E la verità è che la condizione di molte persone omosessuali è di infelicità profonda, e questa non è imputabile ad episodi — pure esistenti, anche se rari — di discriminazione.
E’ ben noto che nella quasi totalità dei casi le loro relazioni affettive non sono stabili e non durano nel tempo. Chi si affanna a dimostrare anche conmodalità esasperate che lo stile di vita gay è bello, dimostra il suo bisogno di attenzione, la necessità di confermare una normalità che non è tale. Lei stessa lo conferma, scrivendo che fa fatica ad accettare quella che percepisce come una diversità. Molte persone omosessuali si presentano come vittime per fare appello ai sentimenti di compassione degli altri. L’«amore» è da loro inteso come un chiedere, persino supplicare amore ed attenzione.
Si tratta di amori incentrati su se stessi.
Questi comportamenti sono evidenti a tutti, se si osserva con attenzione. Prendere atto di un comportamento non significa affatto discriminare. Eppure in molte scuole, anche di Cremona, si insegna che l’omosessualità sarebbe «cosa normale». (…) Questa gratuita affermazione di normalità, non provata, prima di essereun atteggiamentomoralmente discutibile, non fa omaggio alla ragione ed alla scienza. Voglio solo dirle che l’omosessualità non è irreversibile: non è dimostrato alcun fondamento genetico. Prove sempre più importanti dimostrano che la radice dell’omosessualità è in una problematica psichica che si può curare con successo.
Una cosa è il doveroso voler bene di amici e parenti ed il rispettare senza discriminazioni chi vive una condizione spesso tormentata e difficile.Altra cosa è dire che questa condizione è da accettare in quanto normalità. (…)».
Marco Simi(Cremona)