Gay e sanità: un rapporto da migliorare

  

BOLOGNA. «La ginecologa mi ha chiesto: “Lei è sessualmente attiva?”. “Sì”. “Che anticoncezionali dunque usa?”. Io, da lesbica, non sapevo come rispondere… Perché assumere che essere attiva sessualmente, per un donna, significa essere necessariamente penetrata da un uomo?» (Maria, 34 anni, insegnante, Napoli).

Un dottore gay friendly?

Un dottore gay friendly?

L’esperienza di Maria è frequente e contraddistingue la nostra condizione di gruppo minoritario inserito in una società generale che, fondata acriticamente su schemi di vita eterosessuale, tende a riprodurli nella realtà di ogni giorno dando luogo al c.d. ‘pregiudizio eterosessista’. I comportamenti e le relative aspettative, le istituzioni, le stesse scienze — tra cui quella medica — spesso risentono di questo assunto di base. Talvolta la frizione tra modello presupposto e caso concreto non è subito evidente; altre volte si esplica invece in situazioni violente che ‘lasciano il segno’, in modo consapevole (atti intenzionalmente discriminatori) o no (discriminazione indiretta, discriminazione istituzionale). Il racconto di Giulio ne è un esempio: «Il medico un giorno mi ha detto: “Se fosse per me, marchierei a fuoco AIDS sul culo di tutti i ‘froci’, li marchierei tutti”. Non sapeva che anch’io ero gay, pensava probabilmente di dire una cosa simpatica, ‘da bar’. Abitavo in un piccolo paese e lui era l’unico medico di famiglia. Mi sentivo malissimo ogni volta che dovevo andare nel suo ambulatorio. Non gli ho mai detto né chiesto nulla» (Giulio, 43 anni, impiegato, Pordenone). Il diritto dei cittadini e delle cittadine/pazienti omosessuali alla salute ed alla parità di trattamento viene messo a dura prova in un contesto di questo tipo.
Al fine di migliorare la situazione esistente e di valorizzare al contempo le competenze relazionali e professionali del personale medico, Arcigay sta realizzando, grazie ai fondi messi a disposizione dall’Istituto Superiore di Sanità, una serie di materiali di aggiornamento professionale atti a favorire una presa in carico equa, non discriminatoria, consapevole e professionale dei pazienti omosessuali. Entro questa estate verranno redatti e distribuiti sul territorio: un breve manuale di linee-guida sul rapporto tra medico e pazienti omo-bisessuali ed un CD-rom contenente vari approfondimenti sullo stesso tema.
Quella gay-lesbica è una popolazione a rischio dal punto di vista sanitario? Vi sono specificità nel loro quadro clinico e nei bisogni? Gli omosessuali sono tutti uguali tra di loro? Quale approccio nei confronti dell’AIDS? Sono necessari dei servizi ad hoc? A questi e ad altri interrogativi verrà data risposta, consapevoli fin da ora che quanto auspichiamo non è un trattamento speciale per gay e lesbiche, ma, più in generale, un’assistenza sanitaria sensibile alle differenze individuali, un approccio ‘centrato sul paziente’.
Su questo sito Web metteremo liberamente a disposizione parte della documentazione prodotta.
Nel frattempo vi chiediamo di collaborare all’opera. Ci pare importante inserire nel materiale che stiamo preparando delle brevi testimonianze sul rapporto tra cittadini e cittadine/pazienti gay e lesbiche e operatori sanitari; interventi come quelli di Maria e Giulio possono infatti contribuire ad illuminare la realtà da punti di vista inediti e ricchi di vissuto. Scriveteci se avete storie – belle o brutte, piccole o grandi – da raccontare. Il nostro indirizzo e-mail è: [email protected]


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