L’Arcigay Toscana ha inviato oggi una lettera aperta ai vescovi della regione dal titolo: ‘L’Amore unisce. La Chiesa divide’; in cui si sottolinea la pericolosità sociale dell’ultimo documento prodotto dal Cardinale Ratzinger, titolare della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Santo Uffizio.
Il segretario regionale del movimento, Giacomo Andrei, con toni accorati chiede ai vescovi toscani di prendere le distanze da un documento che rischia di allontanare ancora di più la Chiesa cattolica dalla vita reale dei toscani e di produrre nuova discriminazione ed odio verso le persone omosessuali.
‘Noi comprendiamo le ragioni’ — scrive Giacomo Andrei — ‘che spingono uomini che hanno dedicato la propria vita alla fede, all’amore ed alla carità a farsi portatori e promotori di comandamenti di odio e di disprezzo, che si pongono in palese contrasto con lo spirito del messaggio evangelico’.
‘Esse trovano fondamento nel profondo distacco umano che c’è tra le gerarchie ecclesiastiche, formate da persone sempre più anziane e spesso malate’…, che vivono in una Chiesa che è più casa dei potenti che casa dei fedeli.
Afferma il segretario Andrei: ‘Due persone dello stesso sesso, che decidano di condividere la propria vita, nell’amore, nel reciproco sostegno e nell’affetto obbediscono al comandamento di amore di Cristo secondo le inclinazioni naturali per cui furono creati’.
Ed aggiunge: ‘Ogni altra considerazione, tesa a negare valore sociale e dignità ed a porre discriminazioni nell’amore si pone in contrasto con lo spirito delle Scritture oltre che con la ragione ed in buon senso diffuso’.
Per contatti:
Giacomo Andrei
Segretario reg. Arcigay Toscana
348.7232426
Siena, 3 agosto 2003.
LETTERA APERTA AI VESCOVI DELLA TOSCANA
L’AMORE UNISCE: LA CHIESA DIVIDE
La Congregazione per la Dottrina della Fede, che fa capo al Card. Ratzinger, ha recentemente diffuso un documento dal titolo: ‘CONSIDERAZIONI CIRCA I PROGETTI DI RICONOSCIMENTO LEGALE DELLE UNIONI TRA PERSONE OMOSESSUALI’ in cui si condanna come ‘nociva’ ogni forma di amore, di relazione, di aiuto e di affetto all’interno di coppie di persone dello stesso sesso e si impone con estrema durezza agli esponenti politici cattolici di opporsi ad ogni legge che dia pari dignità e rispetto alle coppie omosessuali.
Le responsabilità morali delle gerarchie cattoliche nel permanere di questo immotivato ed anacronistico stigma sociale nei confronti delle persone omosessuali, che tanta sofferenza e dolore generano a milioni di persone, ricadono così su tutta la Chiesa e su tutta la comunità dei fedeli.
La Chiesa Cattolica su tante importanti questioni è oggi in prima linea nell’opera di costruzione di una società più giusta, più equa, più solidale e più rispettosa, tuttavia, quando si parla di diritti civili delle persone omosessuali, l’attenzione alla dignità delle persone, l’impegno nella comprensione di una realtà che cambia, l’ascolto verso le ragioni dell’altro lasciano il posto alla cieca riproposizione di una condanna di immoralità, che, peraltro, distanzia la chiesa di Roma dalle altre confessioni cristiane.
Noi comprendiamo le ragioni che spingono uomini che hanno dedicato la propria vita alla fede, all’amore ed alla carità a farsi portatori e promotori di comandamenti di odio e di disprezzo, che si pongono in palese contrasto con lo spirito del messaggio evangelico.
Esse trovano fondamento nel profondo distacco umano che c’è tra le gerarchie ecclesiastiche, formate da persone sempre più anziane e spesso malate, -ed isolate e sfiduciate-, ed una società civile che, nel bene e nel male, tanto è cambiata e tanto si è evoluta da non essere più decifrabile ai loro occhi; esse trovano fondamento nel fatto che i valori cristiani contano purtroppo sempre di meno nella vita delle persone e che la Chiesa è sempre meno la casa dei fedeli e sempre più il palazzo dei potenti.
E proprio perché ne comprendiamo le ragioni, con profondo rispetto verso la Chiesa cattolica, in accordo con la nostra coscienza anche di credenti, le contrastiamo e le contestiamo.
Due persone dello stesso sesso, che decidano di condividere la propria vita, nell’amore, nel reciproco sostegno e nell’affetto obbediscono al comandamento di amore di Cristo secondo le inclinazioni naturali per cui furono creati. Ogni altra considerazione, tesa a negare valore sociale e dignità ed a porre discriminazioni nell’amore si pone in contrasto con lo spirito delle Scritture oltre che con la ragione ed in buon senso diffuso.
Così come nel corso dei secoli la Chiesa di Roma ha rivisto le sue posizioni sulla base di una reinterpretazione dei testi sacri, implorando il perdono di ebrei e protestanti per le persecuzioni messe in atto nel passato, abbiamo fiducia che la Chiesa accolga il nostro messaggio di dialogo, di informazione, di conoscenza, la cui mancanza, ne siamo convinti, sta alla base della vera e propria persecuzione che subiscono oggi le persone omosessuali, ed attraverso un giudizio più sereno ed equilibrato, provveda a ricomprendere nella cristianità l’integra complessità dell’espressione umana della natura.
Facciamo un appello a chi legge questa lettera: ascolti il proprio cuore e presti fede alla propria coscienza: intervenenga, dove possibile, perché si ponga fine a questa continua e diffamante ostilità da parte di chi, dovendo essere ministro d’amore, produce esclusione e discriminazione.
Il segretario Regionale
Giacomo Andrei
Siena, 3 agosto 2003