Chiamiamolo Luca. Ha più o meno 25 anni ed è fidanzato con un ragazzo: una notte, tre settimane fa, ha abbandonato la sua solita riservatezza e l’ha baciato in un locale pubblico. Per questo è stato vittima di un pestaggio di una violenza inaudita: cinque interminabili minuti in balia di un branco di sette, forse otto ragazzi poco più che maggiorenni, pugni in faccia e allo stomaco e, una volta caduto, calci alla testa. Tanti calci. Al pronto soccorso, i medici gli hanno detto che ha rischiato seriamente il distacco di una retina. L’hanno picchiato fin quasi a renderlo cieco. E tutto per un bacio.
Succede all’Urlo, in via Adelasia. Il branco è composto di ragazzi dalla faccia pulita, se non fosse per l’espressione corrucciata da aspiranti bulli. Hanno tutti bevuto qualche bicchiere di troppo. Qualcuno assiste alla scena del bacio e circonda la coppia di gay. Ben presto Luca resta isolato. Lo trascinano fuori dal locale. Il pestaggio comincia qui, in un cortile buio. Il buttafuori si accorge di quanto sta accadendo: interviene, afferra uno degli aggressori e lo tira da parte, ma gli subentra un altro; il buttafuori insiste nel tentativo di bloccare la violenza, ma il branco trascina Luca fuori dalla zona di sua competenza, verso la scalinata, senza smettere di picchiare. Luca, sotto i colpi, riesce a salire qualche scalino verso viale Umberto: lassù c’è l’illuminazione pubblica; lassù, nonostante l ’ora tarda, passa qualche auto; lassù, forse, qualcuno può aiutarlo. Ma il branco gli è addosso. Luca, colpito duro, cade, e giù calci alla testa. Poi lo lasciano. Qualcuno, più tardi, lo carica su un’auto e lo porta al pronto soccorso. Da lì, poi, a casa. In questura non passa nemmeno: non conosce i suoi aggressori, potrebbe giusto sporgere denuncia contro ignoti. L’episodio è solo la punta di un iceberg.
«Nelle ultime settimane – conferma Massimo Mele, presidente del Movimento omosessuale sardo – ci sono stati diversi casi di aggressione nei confronti dei gay. Gli omosessuali sassaresi si sono abituati a manifestare più liberamente la propria sessualità, così oggi è meno raro vedere due ragazzi che si baciano in un locale pubblico». E gli altri clienti? «Molti lo accettano senza scandali. Altri si mostrano curiosi. Per altri ancora, e spesso sono i più giovani, la reazione è il rifiuto. E se in circoli politicamente orientati come il Noir o l’Aggabbachela gli intolleranti vengono rapidamente isolati, in altri locali possono esserci problemi». C’è chi, davanti a un bacio gay, manifesta il proprio disagio a parole, ma anche chi passa alle vie di fatto. Soprattutto quando si è in tanti e, complice l’alcol, prevalgono le logiche del branco. A volte basta un buttafuori attento per impedire che la violenza esploda, magari consigliando ai clienti omosessuali di non esagerare con le effusioni. Altre volte si arriva alle botte: di norma insulti, spintoni, qualche pugno. Ma una volta, qualche mese fa, un ragazzino è stato picchiato con le catene.
L’intolleranza, prosegue Mele, ultimamente si manifesta anche in atti di teppismo contro il Borderline, lo storico circolo di via Rockefeller che per i gay sassaresi ha rappresentato l’unico luogo in cui poter passare una serata senza doversi reprimere: «Dopo tre anni di tregua, hanno ripreso a tirare pietre alla serranda. Purtroppo la decisione di chiudere il locale rischia di alimentare atteggiamenti di questo tipo: se il Borderline viene chiuso per decisione della magistratura, il teppistello di turno può sentirsi in qualche modo legittimato».