Da "Corriere della Sera" del 06.09.04 di Maurizio Porro
Scandaloso Spike Lee: storie gay, boss e intrighi politici
LA PROVOCAZIONE
La Mostra del Cinema di Venezia
VENEZIA – "She hate me", il nuovo film di Spike Lee applaudito ieri fuori concorso alla Mostra, parte dai titoli di testa con la voglia di litigare: sventolano dollari come bandiere ma l’ultima banconota è di 3 dollari, quindi fasulla, e porta il volto di Bush e il marchio della Enron al posto della scritta «In God we trust». Il regista della 25ma Ora, al Lido come felice giurato con famiglia, berretto rosa e shirt technicolor da girar la testa, dà bastonate a tutti e finisce con una scena di lieto ménage lesbico con un uomo al centro, papà di 19 bebè.
Comincia dai manager corrotti, che disprezza più dei mafiosi (Turturro fa una memorabile imitazione di Brando-Padrino), gli intrallazzi sanitari (si parla di una medicina anti Aids) per finire in gloria: «Cito lo scandalo Enron, il cui amministratore era legato a Bush, ma voglio dire che è tutto il Paese che ha bisogno di una rigenerazione morale, è l’intera società che è corrotta e vive solo nel culto del denaro».
Per dimostrare che siamo sempre in panne, il grottesco film, con molte anime e un cartoon spermatozoico, presenta un manager in disgrazia per troppa onestà: per vivere si mette a fare lo stallone superdotato inseminando a 10.000 dollari a botta donne lesbiche. «Il mio protagonista, Anthony Mackie è come Frank Wills, il guardiano notturno che scoprì il furto e l’intrusione nel partito democratico del Watergate cambiando il corso della storia, ma morì povero e dimenticato. Bisogna però fare certe scelte e anche pagarne le conseguenze: nella vita c’è la cosa giusta e quella sbagliata». Il cinema si dà da fare: di recente colpisce a morte il sogno americano, Michael Moore fa propaganda elettorale e farà uscire il Dvd di Fahrenheit 9/11 per novembre.
Dice Lee: «Per me tutti i film sono politici. Non mi illudo che si possa fare molto: i potenti agiranno con le stesse armi truffaldine, ma cerchiamo di usare i media come l’amministrazione Bush, che ha a suo servizio la Fox News. Mi auguro che vinca Kerry: ma saremo sul filo del rasoio».
Per arricchire lo scandalo, il film di Lee, acquistato dalla Mikado, parte dagli scandali della finanza e arriva a perorare la causa dei matrimoni gay e dell’inseminazione delle lesbiche, oltraggiando la fantasia del maschio Usa: «Ma anche tra le omosessuali, una parte è favorevole e una contraria, perché uso un uomo vero e loro vogliono mezzi artificiali. Nessun gruppo è monolitico».
Una di queste signore bisognose di virile aiuto è Monica Bellucci, nel breve ruolo della figlia di un mafioso che, inseminata, avrà due gemelli: «Resto a Parigi, non vengo a Venezia perché sono al nono mese di gravidanza: sono passata dalla finzione alla realtà molto in fretta. Il film è stata un’esperienza straordinaria perché tratta temi molto forti, ma queste donne così evolute, aggressive e in fondo sole credo esistano in America ma non da noi in Europa».
Insomma Spike Lee fa la voce grossa, inserisce fin troppi spunti, cita Woody Allen ma anche l’avanspettacolo, denuncia in aula gli scandali finanziari ma poi si diverte con le sorprese del sesso e gli stereotipi italo-americani: «Gioco con i luoghi comuni, anche per i neri stalloni, divertendomi a rovesciare la prospettiva, così come uso sulla sedia a rotelle il campione di football Jim Brown».
E quando parla della banca del seme si chiede quanto potrebbero valere spermatozoi e ovuli celebri, compilando un profano elenco che parte da Grace Kelly a Mike Jagger e arriva a Gesù e Teresa di Calcutta: scherza per stupire. Certo Spike sta, lui sì monolitico, con le coppie di fatto, le adozioni e unioni gay: «Credo che genitori dello stesso sesso possano allevare bambini bene come le coppie etero». Più in là Spike non va, tanto che sulla legge inglese sulla clonazione non ci sta: «Non si può giocare a fare Dio, per una volta son d’accordo con Bush».
Da www.rainews24.it del 06.09.04
Spike Lee trionfa con "She hate me"
L’attenzione del regista nei confronti del problema delle coppie gay di avere figli è stato sottolineato con delicata ironia
Spike Lee
"In She hate me ho voluto fare finalmente giustizia alle donne". Questo è stato il commento del regista americano Spike Lee sul suo film "She hate me" presentato fuori concorso alla 61esima mostra internazionale del cinema di Venezia. Il regista di "Clockers" ha regalato un affresco particolare dell’America. Problematico e a tratti propagandistico. L’attenzione del regista nei confronti del problema delle coppie gay di avere figli è stato sottolineato con delicata ironia in particolare Lee ha voluto per una volta rovesciare il ruolo della donna oggetto facendo diventare il protagonista John Armstrong un oggetto sessuale e uno strumento di procreazione per la comunità lesbica.
"In questo film è l’uomo ad essere un oggetto e non più la donna – ha detto Spike Lee – dopo secoli di sottomissione finalmente le donne possono dire la loro e in particolare le coppie gay che vogliono avere un figlio".
Il regista americano si è infatti detto favorevole all’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso e si è invece detto contrario alla clonazione umana la cui legge è stata approvata recentemente in Gran Bretagna. "Ci sono poche cose – ha detto Lee – con cui concordo con il presidente Bush, ma sono d’accordo con lui sull’essere contro la clonazione umana, io sono contro".
Sullo stereotipo dell’italiano mafioso che compare più volte nella trama del film Spike Lee ha spiegato che se "un maschio afroamericano può essere considerato un simbolo sessuale, anche lo stereotipo italiano spesso è immaginato essere quello del mafioso". Nel film, comunque, Lee regala una divertente parodia del Padrino recitata da uno straordinario John Turturro che fa la parte del mafioso agli arresti domiciliari padre di Monica Bellucci che desidera avere un figlio e che è gay.
Straordinari i flashback-incubi del protagonista sull’affare Watergate. John, il protagonista, essendo stato licenziato dalla sua azienda per avere denunciato gli affari legali di quest’ultima si ritrova ad immedesimarsi nel destino Frank Wills, la guardia giurata che scoprì il Watergate nel 1972 e denunciò il fatto. Nel film il padre di John scrive al figlio che Wills morì a 52 anni povero e solo pur avendo cambiato il corso della storia, mentre le persone coinvolte nello scandalo diventavano miliardarie.
Il film di Spike Lee è un film di denuncia sociale e politica e un affresco ironico sull’America potente. Nei titoli di apertura del film compare una banconota di 3 dollari con George W. Bush raffigurato.
Da "Il Manifesto" del 06.09.04
Il buco nero di Araki
Gregg Araki, uno dei narratori più inquietanti e inventivi del nuovo cinema americano, dopo un inizio da ragazzo terribile, tra Godard e drasticità gay
Gregg Araki
Gregg Araki, uno dei narratori più inquietanti e inventivi del nuovo cinema americano, dopo un inizio da ragazzo terribile, tra Godard e drasticità gay, presenta nella sezione Orizzonti un più maturo ma non meno agghiaccinate Mysterious skin, dal romanzo di Scott Heim, che affronta un argomento delicato, la molestia e la violenza sessuale infantile.
Il film si svolge in Kansas, in una piccola città. Due ragazzi di otto anni, il migliore e il peggiore della squadra, sono stati entrambi vittime del fascinoso allenatore di baseball, che utilizza come alleato perfetto Neil, il brunetto, più sveglio e perverso, «violentato» con facilità, per arricchire il suo salotto erotico proibito con un altro bambino, Brian, biondo occhialuto e timido, assai più traumatizzabile. Il brunetto gay ha già segnato un futuro da «marciapiede a New York», che prepara facendo marchette in provincia, mentre l’altro vaga nella disperazione esistenziale più tragica e nella più totale negazione del sesso. Finché i due ragazzi ormai maggiorenni si incontreranno e… si scopriranno non così differenti da come credevano. Le statistiche sono impressionanti, e dalla statistiche americane appare evidente come «il tumore» della violenza sessuale ai bambini e alle bambine tocchi ormai tutti i ceti sociali e ogni palmo della geografia americana. E evidenzia nella struttura familiare, chiusa come organismo «naturalmente» o «artificialmente» sadomasochista, il centro del problema.
Happiness di Todd Solondz, su questo punto aveva realizzato un’opera davvero coraggiosa e shoccante. Araki però prende l’argomento anche da un altro punto di vista. Da quello del soggetto forte, non traumatizzabile, dal bambino attratto dai giochi più pericolosi e che ha «al posto del cuore – come dirà la sua migliore amichetta – un buco nero senza fondo». L’altro bimbo invece ha rimosso la violenza subita. Ha creato così il suo buco nero. E scopre che altri ragazzi hanno riempito quel vuoto di memoria, con le fantasie più inverosimili ma plausibili. Che ne dite degli Ufo che ti hanno rapito fatto chissà cosa e poi abbandonato in stato confusionale? Passare dagli ufo inesistenti ai mostri della porta accanto sarà un antidoto contro chi chiama a raccolta la patria contro il pericolo degli aliens?
Da "Il Mattino" del 06.09.04
La Cina censura Yan Yan
Non vedrà mai la luce delle sale cinematografiche in Cina il film «La farfalla» di Yan Yan Mak presentato come evento nell’ambito della Settimana della Critica. Storia dell’amore tra due donne, il film – ha annunciato la regista a Venezia – è stato proibito dalla censura in Cina. «Ad infastidire le autorità – ha sottolineato – non è stato solo il tema dell’omosessualità, che io ho affrontato senza scene troppo esplicite di sesso, ma i riferimenti politici agli avvenimenti dell’89, a piazza Tienanmen. In fondo, la storia d’amore che racconta il film è anche un pretesto per parlare dei cambiamenti in corso in Cina e ad Hong kong, dove la pellicola è ambientata».
Da Gaynews.it
VENEZIA. GRILLINI, APPELLO A BOORNAM
Il presidente di giuria vorrebbe censurare l’amore gay in "Memorie di Adriano". Tutti i film lesbo di questo festival.
L’Arcigay contro John Boorman, presidente della giuria della Mostra del cinema di Venezia. Secondo Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, Boorman, in predicato per dirigere l’adattamento cinematografico di ‘Le memorie di Adriano’ di Marguerite Yourcenar, avrebbe deciso di ‘censurare’ il rapporto tra Adriano e Antinoo. ”Sarebbe una scelta bizzarra e speriamo che Boorman non approvi”, ha detto Grillini Applausi, invece, per Spike Lee che ha dichiarato di essere favorevole ai matrimoni tra gay: ”Sottolineiamo come ancora una volta il cinema si presenta all’avanguardia sul tema dei diritti civili -dice Grillini- in particolare per queste dichiarazioni dissenzienti con la politica del presidente americano George Bush.Una Mostra che -sottolinea ancora il presidente onorario dell’Arcigay- e’ percorsa da tematiche omosessuali presenti in vari film”.
Non solo Spike Lee e ”La farfalla” censurata di Yan Yan Mak. Sono diversi i film presenti alla Mostra del Cinema di Venezia che affrontano il tema dell’omosessualita’ al femminile. Nella Settimana della critica, oltre al film della regista hongkonghese Mak proiettato ieri, ci sono anche ”Disinibiti” della regista di Taiwan Leste Chen (la storia di quattro adolescenti che affrontano il cammino verso l’eta’ adulta, anche attraverso esperienze gay), ”Prendere moglie” degli israeliani Ronit e Shlomi Elkabetz (in cui una donna in crisi con il marito si consola con un vecchio amore femminile) e ”Legami” del francese Aymeric Mesa-Juan (al centro sempre una storia gay extraconiugale). Lo stesso tema viene accennato anche in ”Sweet Jam” del regista belga Lieven Debrauwer (in cui il protagonista si rifugia dalla sorella e dalla sua compagna), presente nelle Giornate degli Autori.
GAYNEWS SBARCA ALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
«Mi spaventa che la gente si possa intromettere nella mia vita privata, ma d’altro canto non m’importa riconoscere di essere gay».
Alejandro Amenabar
Con il coming out alla rivista gay "Shangay" del regista spagnolo Alejandro Amenabar, celebre per il film "The others", prima della presentazione del suo nuovo film, si sono accesi i riflettori sull’omosessualità alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno che stando ad una primissima impressione faceva temere il peggio.
La stampa sussurrava "festival della destra", qualcuno lamentava l’eccessivo rigore dell’etichetta per presenziare all’inaugurazione, l’Onorevole Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay e abituè della manifestazione, non era stato nemmeno invitato e un’orda di leoni dall’aspetto tutt’altro che pacifico (contestati in un controfestival dagli autonomi) troneggiava su colonne di plexiglass lungo la passerella.
L’unica (nostra) speranza sembrava l’arrivo del regista gay Francois Ozon e l’unica nota di colore, tra tanti smoking ministeriali, un vistoso Kimono rosso indossato la sera dell’inaugurazione da Marina Ripa di Meana, che si è presentata con un’oca di legno tra le braccia, ci sbagliavamo.
Il clima ha incominciato a scaldarsi con le passerella dei vip tra i quali hanno sfilato numerose icone gay. Ci è parso splendido Raul Bova, superlativo Tom Cruise, squisita Meryl Streep, ingrassato Jhon Travolta e così via, ma ad una mostra del cinema è il cinema che deve parlare e di omosessualità quest’anno si è davvero parlato molto.
Lo ha fatto Gregg Araki nel suo nuovo e applauditissimo film "Mysterious Skin". E’ una storia sulla pedofilia che parla anche di omosessualità accettata e ribelle. "Film da non perdere" stando ai numerosi critici gay presenti in sala sempre che in Italia venga distribuito visto che per la crudezza delle scene nei democratici Stati Uniti è stato vietato.
Spike Lee ha, invece, raccontato la difficoltà delle coppie lesbiche di avere un figlio con l’ottimo film "She hate me" presentato fuori concorso. Lee ha anche dichiarato durante la conferenza stampa: "Sono dell’idea che due genitori dello stesso sesso siano capaci di fare tante cose compresa quella di allevare bambini”. Applausi anche per lui.
Ancora ha un sottofondo gay il film ‘Delivery’ di Nikos Panayotopoulos il cui protagionista finisce in una toilette frequentata da gay, in una discoteca GBLT, tra due gay che lo vogliono abbordare e così via. Anche Ozon accenna al tema nel suo 5 x 2 in una scena in cui la coppia eterosessuale protagonista invita una coppia gay a cena e suggeriscono, in una chiacchierata, l’amore di gruppo.
A forza di accenni, a questa sessantunesima edizione della mostra, pare che i gay siano un po’ ovunque oltre che nelle sale!
Mentre la mostra continua e il Lido si anima ai fischi al film di Michele Placido c’è spazio anche per una polemica tra l’onorevole Franco Grillini e John Boorman, presidente della giuria della Mostra del cinema di Venezia. Boorman dirigerà il film "Le memorie di Adriano" tratto dal libro di Marguerite Yourcenar e sembrerebbe che voglia censurare il rapporto amoroso tra Adriano e il giovane Antinoo. Ci pare impossibile censurare una delle coppie gay più celebri di tutti i tempi e siamo in attesa di ulteriori sviluppi.
Infine alla mostra del cinema di Venezia è stato presentato il prossimo "20° festival internazione di film con tematiche omosessuali da Sodoma a Holywood" che si terrà a Torino a partire dal 21 aprile 2005. Oltre ai film in concorso, giudicati da quattro giurie internazionali, saranno presentati lungometraggi, cortometraggi e documentari a tematica gay prodotti recentemente e una sezione del festival sarà dedicata alle icone gay e a una retrospettiva.
Ancora ci attende per il futuro il Festival internazionale Gender Bender – Corpi, identità organizzato da Arcigay Il Cassero di Bologna, che dal 29 ottobre presenterà alcune novità della produzione cinematografica internazionale. (Info www.genderbender.it).