Rovereto, il registro tarda ad arrivare

  
Rovereto

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A qualcuno, purtroppo a molti, sembra strano che un uomo possa amare un altro uomo e che una donna possa essere attratta da un´altra donna. Anzi, non è solo strano ma per tanta gente è addirittura uno scandalo. E questo grazie «ad anni di fondamentalismo cattolico» (come dicono le associazioni di omosessuali) e ad insegnamenti che bollano come appestato chi non vive la propria sessualità secondo i canoni fissati dal pensare comune.

Ebbene, il mondo non è cambiato ma gay e lesbiche da tempo hanno deciso di uscire alla luce del sole, di non vergognarsi più, di non sentirsi diversi. E questa è stata, in Italia, una delle più grandi conquiste sociali e culturali degli ultimi tempi.

Adesso, però, occorre andare oltre, occorre finalmente considerare tutte le persone uguali e, dunque, con i medesimi diritti.

Nel resto d´Italia ci si sta provando. In Trentino finora s´è fatto poco o nulla. Per questo, due anni fa, il consigliere comunale dei verdi Paolo Cova (nella foto in alto) aveva portato a palazzo Pretorio una mozione sull´istituzione di un registro delle unioni civili. Che, per inciso, venne votata da 20 consiglieri (in maniera assolutamente trasversale, Lega Nord compresa) sui 31 presenti in aula.

Il più convinto dell´idea – come detto la prima in provincia – è stato proprio il sindaco Roberto Maffei. E con quella votazione si decideva, tempo sei mesi, di istituire finalmente l´albo delle coppie di fatto, ovvero quelle unioni tra due persone maggiorenni di sesso diverso o dello stesso sesso, che ne richiedano la registrazione.

Rovereto, dunque, doveva dotarsi dell´elenco delle unioni di fatto corredato da tanto di «regolamento comunale sulle unioni civili». A presentare la mozione, quel giorno, c´erano anche i presidenti di ArciGay Michele Roner e di ArciLesbica Giovanna Camertoni. Chi meglio di Rovereto, città dei diritti e della pace, poteva infatti rompere il ghiaccio e sanare questa lacuna?

«È stato un segnale forte – è il commento di Cova – anche se per il momento rimane simbolico. Rappresenta comunque la presa di coscienza di una situazione, quella delle coppie di fatto, che esiste da tempo».

Per essere efficace, però, al registro deve seguire un regolamento. E il consiglio comunale aveva sei mesi di tempo per compilarlo. Cosa che non è successa. La commissione politiche sociali, comunque, a fine novembre si è riunita e ha svolto il proprio compito.

La vicenda, a metà gennaio, è pure finita in giunta ma non è mai approdata al consiglio comunale per l´approvazione definitiva.

«Il sindaco, a precisa richiesta, – lamenta Cova – non ha mai dato risposte chiare. Ha sempre detto che può darsi che sarà inserita nell´ordine del giorno di uno dei prossimi consigli ma ormai la legislatura è finita. Eppure lui l´aveva votata mentre ora si tira indietro e questo atteggiamento mi lascia perplesso; tutto ciò è deludente».

E pensare che Michele Roner e Giovanna Camertoni, per accelerare i tempi, hanno presentato una bozza di regolamento dove è espresso chiaramente l´intento di conferire pari dignità alle coppie sposate e a quelle di fatto. Il Comune promuove così anche il pari rispetto.

Secondo le associazioni omosessuali, «si tratta di un chiaro messaggio anche per lo Stato. Le coppie di fatto esistono ma sono nel completo vuoto legislativo. Sono tanti i diritti da cui siamo esclusi: non possiamo seguire i nostri partner in ospedale, non possiamo chiedere permessi parentali in azienda. Non esiste poi nessuna regolamentazione sulla casa, sulle successioni, sul trattamento fiscale. Ci negano addirittura le agevolazioni sui mutui della casa».

E a Rovereto è pure stato chiesto di inserire nel suo regolamento dei pilastri che contrastino il razzismo sessuale.


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