Le vite di Laura

  

«TESORO – dice – nei momenti difficili della vita ho imparato a guardarmi attorno, mai indietro». L´appartamento di Laura Righi è una casa-boudoir che sarebbe piaciuta a Oscar Wilde. Pareti e rivestimenti hanno il colore del peccato. Ogni stanza è piena di oggetti e ogni oggetto racconta una storia.

Le vite di Laura

Le vite di Laura

Difficile tenere il conto delle molte vite di Laura. Innumerevoli i volti delle persone che le hanno popolate, che guardano dalle centinaia di fotografie sparse dappertutto. Molte sono di uomini. Uno più bello dell´altro. L´ultimo fidanzato le ha regalato una villa a Malindi. «Dove vado a svernare due mesi l´anno», racconta. Lei, guardandosi attorno e mai indietro, ha trovato e collezionato di tutto. Ha incontrato poveracci e gente famosa. Ha conosciuto Jean Genet e Marlon Brando, Tennessee Williams e Gustavo Rol. Le pareti sono coperte di disegni e litografie di Enrico Colombotto Rosso, del quale è stata per anni «la modella preferita». La casa è carica di soprammobili e di memorie, ha uno stile decadente e gozzaniano, ma non è kitsch.

«Come dice John Waters – spiega Laura – c´è il cattivo gusto e il cattivo cattivo gusto». La cucina è piena di charme, di sapori, di utensili. «Sono stata tre anni con un cuoco di Parigi. Ho imparato tutto da lui. In cucina sono una strega».

Laura Righi a diciassette anni era un ragazzo e frequentava il liceo classico al Margara. Aveva la passione per il teatro ed era un leader. Imponeva a tutti che parte avrebbero dovuto interpretare nel gioco. Per sé sceglieva sempre quella della principessa. Nel ´63 ha deciso di operarsi ed è stata la prima transessuale italiana. Nel ´64 ha sposato l´amore della sua vita, conosciuto sui banchi di scuola molto prima di diventare Laura. Ha iniziato facendo la cucitrice, è entrata nel bel mondo come modella, ha fatto sfilate e pubblicità. Da vent´anni lavora nell´organizzazione del Festival di cinema gay.

Laura, ha mai pensato di scrivere un libro?

«Me l´hanno chiesto in tanti. Mi hanno persino proposto di girare un film, ma io aspetto. Non voglio un libro spazzatura. Voglio una biografia vera, sulla mia esperienza umana».

Qual era, prima, il suo nome?

«Finiva con la "a". L´unica cosa che non ho dovuto cambiare è stata quella».

È stata un´adolescente infelice?

«No, io infelice nella mia vita non sono stata mai. Ero una ragazzina con un´identità sessuale confusa, ma ero serena. Nei giochi volevo sempre fare la parte della femmina. Mi sono sempre sentita una ragazza».

Come arriva all´operazione, nei primi anni 60, una giovane sarta di atelier?

«Non facevo più la sarta. Facevo già la modella, per una stilista di Milano. Mi ero fatta crescere i capelli e avevo iniziato a prendere gli ormoni, mi era spuntato il seno e mi vestivo da donna. Tu mi vedi adesso, ma allora – tesoro – ero uno schianto. Sono stata fortunata, il marito della mia titolare era un chirurgo. Fu lui ad operarmi, qui in Italia, mentre le altre andavano a farsi massacrare a Casablanca o da qualche macellaio di Bruxelles che ti evirava e basta».

Fu un caso clamoroso, all´epoca.

«Sì, fece scandalo. Finii sui rotocalchi. Ci fu anche un processo. Ma il giudice fu clemente e anzi si complimentò con il chirurgo per il magnifico risultato».

È stato difficile far accettare la sua diversità?

«Quando dissi ai miei fratelli che volevo diventare una donna mi mandarono a vivere da sola, in una soffitta. Quando spiegai alla mia datrice di lavoro che non ero una donna svenne, mentre l´uomo che sarebbe poi diventato mio marito si alzò da tavola, al ristorante, e se ne andò. Ma tutti poi compresero. E accettarono. Erano altri tempi. Il trans non aveva ancora l´alone di perversione che ha oggi. Non era calata la barbarie degli anni 70, con la droga, la prostituzione. Allora eravamo considerati ermafroditi, creature mitiche, divine».

Cosa pensa delle drag queen?

«Fanno parte di questo grande baraccone che è la vita. Aveva ragione Fellini».

Ha mai pensato di adottare un bambino?

«Un transessuale che si lamenta per la mancata maternità è un folle».

E stata molto amata, Laura, nella sua vita?

«Sì, molto. Perché sono sempre stata me stessa, autentica. Ho avuto tante storie, tutte belle, tutte di grande sentimento. Ogni volta che ho percepito la curiosità perversa, il voler vedere cosa c´è sotto, sono sempre scappata».

Di che segno è?

«Scorpione ascendente scorpione, segno molto spigoloso. Ma con gli anni ho imparato a smussare gli angoli».

Conosce una brava cartomante?

«Non ci vado. Non possiamo delegare ad una carta il nostro destino».

Una tipica risposta da uomo.

«E perché no?».


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