Torino Pride 2006, polemiche a destra e a sinistra

  

8 giugno 2005
Il gay pride a Torino spacca la giunta
IL CASO. LE MANIFESTAZIONI IN PROGRAMMA DOPO LE OLIMPIADI, DA MARZO A DICEMBRE 2006
Cinque assessori: pronti a dare il patrocinio. Insorgono i cattolici del centrosinistra

Torino

Torino

L’orgoglio omosessuale spacca la giunta Chiamparino. O meglio, otto mesi di eventi legati al prossimo «Gay Pride» che sono previsti sotto la Mole da marzo al dicembre 2006, subito dopo le Olimpiadi, divide gli assessori. Da un lato l’anima cattolica, oggi rappresentata da tre membri della giunta (al fianco del vicesindaco Calgaro siedono l’assessore Marco Borgione e l’appena insediato Gavino Olmeo), dall’altra, in ordine sparso, e in maggioranza favorevoli, gli altri. Il sindaco Chiamparino, per ora, preferisce, non commentare: «Ho un’idea ben precisa sull’argomento, ma non voglio anticiparla. Ho preso l’impegno di incontrare i rappresentanti del comitato e poi ne parlerò in giunta. E solo martedì prossimo potremo parlarne».

Tanto basta a prevedere che nella prossima riunione di giunta il clima si surriscalderà. Così come si è surriscaldato qualche settimana fa a Milano, quando la giunta Albertini ha finito per negare il proprio patrocinio alla sfilata dei gay che è andata in scena orfana del simbolo del municipio. «Sì ma quella è una giunta di centro destra – fa notare Paolo Hutter, ex assessore della giunta Castellani, torinese di nascita e milanese d’adozione, nonchè precursore dell’”outing” – e va detto che succede solo in casi molto dubbi e particolari che il Comune neghi il patrocinio a chi lo chiede». Incalza: «Mi verrebbe da dire che chi è contro i gay si autoesclude dal centrosinistra e dall’Europa, e mi auguro che a Chiamparino e colleghi questo proprio non succeda».

Ma rivediamo come si è arrivati a questa nuova occasione di scontro. Qualche giorno fa, il comitato «Torino Pride 2006» ha inviato una lettera al sindaco Chiamparino per chiedergli di patrocinare la prossima edizione nazionale del Glbt Pride (dove Glbt sta per Gay, Lesbian, Bisexual, Transgender) che prevede ben otto mesi di manifestazioni perchè nel 2006 saranno trascorsi 35 anni dalla prima edizione del Gay Pride. «Onorevole sindaco – esordisce il messaggio firmato da Enzo Cucco – il comitato che rappresento intende organizzare a Torino il Pride nazionale per l’anno 2006, la più grande manifestazione di cultura, politica e spettacolo proposta dalle persone gay, lesbiche e transessuali a tutta la comunità».

Continua: «Si tratta di un’iniziativa che vogliamo caratterizzare in modo nuovo, dedicandola in modo esplicito a tutti coloro che non conoscono la realtà “glbt” italiana, attraverso iniziative culturali, di spettacolo e di riflessione che abbiano la caratteristica di essere trasversali e aperte al massimo confronto possibile».

Il sindaco Chiamparino, prima di dire sì all’incontro e acconsentire alla richiesta di patrocinio, ha anche girato una copia della lettera a tutti i suoi assessori. Nel frattempo le singole posizioni sono già emerse. Insieme con una buona dose di malumori. A capitanare il fronte del «no» a benedire con il simbolo del Comune «la sfilata-provocazione» ci sono gli assessori dell’ala cattolica della Margherita come Marco Borgione (Assistenza), e Gavino Olmeo (servizi anagrafici, personale). Spiega Borgione: «Ricordo perfettamente quando il Comune negò il patrocinio a una manifestazione di trial. Lo fece perchè a sponsorizzare l’evento c’era un manifesto di dubbio gusto, che ritraeva una ragazza intenta a leccare la gomma della bicicletta. Bene, mi pare che anche in questo caso, dal momento che spesso la sfilata del gay pride contiene notevoli cadute di gusto, sia d’obbligo procedere con i piedi di piombo».

Dello stesso avviso sono il collega Olmeo e il vicesindaco Calgaro. E contro il numero due di Palazzo civico si scaglia il capogruppo ds in Provincia Stefano Esposito (il comitato ha chiesto il patrocinio non solo al Comune, anche agli altri enti, Provincia e Regione), che spiega: «La morale e la cultura di Calgaro non possono e non devono diventare quelle della Città». A ritenere invece che il patrocinio si debba concedere ci sono gli assessori Tricarico, Bonino, Peveraro, Dealessandri, Sestero, Tessore e Viano. Si riservano infine di dichiarare il loro parere martedì prossimo, gli assessori Vinciguerra, Alfieri, Montabone.

Contrario

Il vice sindaco Marco Calgaro «Rischia di essere solo una carnevalata»

Esordisce tranquillo: «Non c’è bisogno di fare polemiche, la mia posizione è chiara. Il Comune, a mio parere, deve essere assolutamente favorevole a patrocinare una serie di eventi di approfondimento sulle tematiche omosessuali, come dibattiti e tavole rotonde. Ma non su una sfilata di dubbio gusto che ha tutte le caratteristiche di una carnevalata che può offendere la sensibilità di molti cittadini».

Il vicesindaco Marco Calgaro, 45 anni, quattro figli, cattolico, eletto nelle fila della Margherita, non ha difficoltà ad ammettere che la questione del patrocinio va suddivisa in due capitoli ben distinti: da un lato le manifestazioni e gli incontri che portano a una rifllessione costruttiva e collettiva. Dall’altra le manifestazioni che hanno «come unico obiettivo quello di provocare».

Vicesindaco Calgaro, allora il suo è un “sì” a due velocità…

«E’ così. Io trovo che non ci sia alcuna difficoltà a dare il proprio supporto a una serie di manifestazioni culturali legate a questo mondo. Mi riferisco ai dibattiti, alle rassegne teatrali o cinematografiche, a tutto ciò che può appunto servire a far riflettere e aumentare la conoscenza e il dialogo».

Peccato però che gli organizzatori del Pride nazionale del 2006 non ne vogliano sapere di rinunciare alla sfilata. Su quella, invece, ci sarebbe qualche difficoltà?

«Qualcosa in più, se mi permette, di “qualche difficoltà” : io credo che il Comune non possa e non debba mettere la propria firma su manifestazioni che possono risultare sconvenienti. E da quello che abbiamo visto sinora, queste sfilate, per finire con quella di Milano andata in scena qualche giorno fa, sono soltanto una rumorosa carnevalata che può, per molti versi, risultare offensiva».

Lei confermerà al sindaco, la settimana prossima, questa posizione?

«Sì certamente, e penso pure che non sarò il solo a puntualizzare queste cose. Il simbolo del Comune può finire soltanto su manifestazioni edificanti e condivisibili da tutti. Se i rappresentanti del Comitato rinunceranno alla sfilata-carnevalata allora non avremo difficoltà a pronunciarci a favore, altrimenti voterò senz’altro contro a questa iniziativa».

Prevede che sarà lunga e dibattuta la questione? Pare che buona parte degli assessori sia per un sì incondizionato.

«Credo il contrario. La discussione sarà magari lunga, ma pacata. E alla fine, ne sono certo, troveremo l’accordo».

Favorevole

L’assessore Dealessandri «Bisogna garantire tutte le culture»

Si definisce un «liberal da sempre», e sfida chiunque a scovare nel suo passato un «indizio di intolleranza».

Ecco perchè Tom Dealessandri, 55 anni, ex sindacalista Cisl, sposato con un figlio, si dice d’accordo a dare il patrocinio «in toto» alla manifestazione. «Non per altro – puntualizza – perchè il Comune deve garantire a tutte le manifestazioni lo stesso tipo, come dire, di ospitalità. Un’altra cosa, è la scelta di apporre il simbolo del Municipio sopra un manifesto che può risultare sconveniente, quella è materia che va discussa di volta in volta».

Allora assessore Dealessandri, siete parecchi in giunta a pensare che il Comune deve offrire il proprio patrocinio alla prossima, maxi-edizione del gay-pride. I cattolici, invece, sono per distinguere la sfilata dal resto…

«Io invece ritengo che la questione si ponga soltanto se si abbina il simbolo del Comune a un’immagine di un poster che magari può scatenare polemiche. C’è una commissione apposita per decidere questo, per il resto, mi pare che Torino abbia una tradizione libera anche dal punto di vista culturale. Non si capisce il motivo per cui la sfilata non dovrebbe rientrare nell’ambito di queste manifestazioni. Se noi diciamo no al gay-pride, magari in futuro dovremo dire di no alla giornata per la vita. Ovunque vi sia, insomma, un problema di coscienza, il Comune sarebbe obbligato ad astenersi, e non mi sembra che la strada sarebbe percorribile…».

Che cosa accadrebbe secondo lei se la giunta dovesse dire “no” al patrocinio?

«Al di là del fatto che Torino è la città dov’è nato il primo movimento di liberazione omosessuale italiano, come ci ricorda la lettera del Torino Pride 2006, il Fuori!, nato nel 1971, e che sempre Torino ospita una rassegna cinematografica dedicata alle tematiche omosessuali, penso che non daremmo prova di grande senso di democrazia. Da quanto ho capito poi, questa manifestazione non si esaurirà certo nella sfilata di giugno. Si tratta di un’edizione che durerà otto mesi, per i 35 anni del movimento, scandita soprattutto da incontri culturali, manifestazioni, dibattiti. Mi pare si tratti di un evento di un certo peso, al di là delle polemiche».

Secondo lei la discussione in giunta sarà pesante? E soprattutto, chi vincerà?

Bisognerà vedere anche come imposterà la discussione il sindaco. Ma non credo che ci saranno toni particolarmente accesi. E credo anch’io che alla fine troveremo una soluzione che vada bene a tutti.


9 giugno 2005
Torino: tutto il centrodestra boccia il patrocinio del Comune al Gay Pride

Patrocinio delle istituzioni pubbliche per il Gay Pride a Torino? Alleanza nazionale, Lega nord e Forza Italia boicottano categoricamente l’iniziativa, mentre Ds e Comunisti italiani la difendono a spada tratta. Il segretario provinciale di An, Agostino Ghiglia, si oppone «alle passerelle del cattivo gusto e della mercificazione della sessualità. Inoltre manifestazioni di questo genere ridicolizzano i problemi dei gay». Del Gay Pride come una «un’esibizione esagerata e pittoresca che minaccia la dignità degli omosessuali» parla Caterina Ferrero, consigliere regionale azzurra. Critici anche il segretario provinciale del Carroccio Stefano Allasia e quello cittadino Mario Carossa che annunciano una «raccolta di firme per una petizione in consiglio comunale». La manifestazione come «un esercizio di democrazia e una garanzia di dignità alle varie culture e alla possibilità di manifestare» è invece la convinzione sostenuta da Luca Robotti, segretario regionale dei Comunisti italiani. A favore del patrocinio anche il responsabile regionale Ds dei diritti civili Andrea Benedino, il quale insiste anche sulla «speranza che dal centrodestra emergano voci, che sappiamo esserci, di chi vuole confrontarsi sui diritti degli omosessuali».


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