Ucciso dai gay?!

  

La stampa italiana usa due pesi e due misure. “Ucciso dai gay” (Tiscali.it), “storiaccia brutta e squallida tra persone dello stesso sesso” (notiziari Rai), sono solo alcune delle espressioni ricorrenti sui mezzi di informazione a proposito del drammatico omicidio, a Catanzaro, del sindacalista Michele Presta della Cgil.

“Ma quando mai si è letto ‘uccisa dagli eterosessuali’ a proposito delle tante vittime, donne, mogli, fidanzate, prostitute, figlie e figli vittime della sopraffazione, della violenza e della furia omicida di tanti mariti, fidanzati, padri, che non hanno bisogno certo di altri appellativi, tanto meno relativi alla loro sessualità, se non quello di assassini” osserva il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice.

“E quando mai — continua Lo Giudice – a proposito degli omicidi di donne da parte di uomini eterosessuali si è letto o sentito parlare di una ‘storiaccia squallida tra persone di sesso diverso’, come ha fatto invece la Rai a proposito degli omosessuali, nei notiziari di stamattina, trattando il caso del sindacalista?

E’ evidente che si usano, talvolta inconsapevolmente, talaltra per sprezzante e crudele rivalsa, linguaggi diversi: insultanti verso le persone omosessuali, nel caso del sindacalista, neutri, e quasi pudichi, nel caso di tragedie, rivestite di altrettanto squallore, emarginazione, disperazione, nel caso delle persone eterosessuali.

Quale giornalista ha mai scritto, nel caso delle notizie di stupri e omicidi di donne, di tragedie maturate ‘negli ambienti eterosessuali’?
E’ chiaro … i cronisti sono quasi sempre eterosessuali e italiani. I ‘gay’, gli stranieri sono sempre ‘gli altri’, i marziani, ‘loro’, i ‘loro ambienti’, come se vivessimo in ambienti separati. E l’aspetto che si mette in evidenza e che colpisce i cronisti eterosessuali, è l’omosessualità degli assassini, chissà poi perché non quella della vittima, più che la violenza in sé, il degrado, la morte, che non hanno orientamento sessuale.

E così gli assassini sono, al più, ‘gay’, ‘marocchini’, ‘rumeni’, e mai ‘eterosessuali’ o ‘italiani’. Dobbiamo aspettare che ci siano più giornalisti gay e immigrati, per non essere più esposti ad un linguaggio distorcente e razzista, che propaganda il punto di vista soggettivo della maggioranza, o forse potremmo accontentarci di giornalisti più consapevoli, corretti e professionali?”.


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