La terapia di riconversione all’eterosessualità non è “libertà di cura”

  

E’ infondato considerare la terapia di riconversione all’eterosessualità come una questione di "libertà di cura"; essa è invece la dimostrazione di come esistano tuttora professionisti che forniscono cure e trattamenti non solo inefficaci, ma pure deontologicamente inaccettabili e potenzialmente dannosi per la salute mentale individuale.

Parlare di "pulsioni omosessuali indesiderate" eludendo il contesto in cui il soggetto vive è miope e rimanda ad una visione ormai superata. Il rischio di simili interpretazioni è di non tenere presente che spesso là fuori – nelle famiglie, tra i pari, nei circoli sportivi, negli ambienti di lavoro e nelle scuole — adolescenti e adulti che sentono "pulsioni omosessuali" sono ampiamente incoraggiati a non desiderare innamoramenti o attrazioni per persone dello stesso sesso. Basti pensare a cosa fanno molti adolescenti per evitare di "sembrare omosessuali" o di essere chiamato “frocio” o “lesbica”; basti pensare al’odio che ancora motiva le persone a sentirsi nel giusto a disprezzare, discriminare e aggredire tutto ciò che sembra omosessuale.

Dato l’ambiente ostile in cui vivono, lesbiche e gay possono desiderare di non essere omosessuali in una fase della loro vita. ‘aiuto psicologico deve integrare le parti di sé e non invece disgregarle e favorirne la dissociazione; un trattamento che valida il disprezzo di sé è deleterio e contrario ai principi base che impongono autostima e accettazione come motori importanti del benessere psicologico.

E’ infine deleterio legittimare la terapia di riconversione sulla base della più elevata prevalenza del’HIV tra gli uomini gay e bisessuali — quasi che tale dato dimostri una disfunzionalità del’omosessualità. Troviamo indegno che si colpevolizzi in questo modo una caratteristica del paziente, che è già vittima di una grave malattia. Inoltre, seguendo questo ragionamento, dovremmo fare trattamenti psicologici riparativi a tutte le donne eterosessuali, facendole diventare lesbiche, perché tra le donne eterosessuali è più frequente ‘anoressia e ‘HIV.

Luca Pietrantoni, psicologo
Margherita Graglia, psicoterapeuta
Raffaele Lelleri, sociologo, responsabile salte Arcigay


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