Un giardino in memoria di Paolo Seganti

  

Tre mesi fa veniva ucciso Paolo Seganti.

No all'omofobia

No all’omofobia

Una morte barbara e brutale: Paolo è stato torturato per ore e colpito ripetutamente prima di morire. Ha chiesto aiuto, ma nessuno ha ascoltato la sua voce.

Era uscito, come al solito, per prendersi cura delle piante trascurate di un parco pubblico a poca distanza da casa sua, a Montesacro, e lì lo attendevano i suoi assassini. Non sappiamo bene chi possa aver desiderato la sua morte solo perché gay.

Più volte in questi mesi abbiamo provato a immaginare i volti degli assassini, le loro sembianze, e troppe volte ci ha colto il disgusto per quanto avvenuto.

Dichiara Fabrizio Marrazzo Presidente di Arcigay Roma – L’omofobia è ben lontana dall’essere sconfitta: ogni giorno migliaia di persone vengono offese, insultate, derise in famiglia, dagli amici, dalle istituzioni, al lavoro e poche volte si ha la forza di denunciare. In dieci anni duecento persone sono state uccise per il solo fatto di essere gay, quaranta delle quali proprio a Roma.

La nostra città, infatti, detiene un triste primato: è la capitale italiana degli omocidi (come viene chiamato l’omicidio di una persona omosessuale) – continua Marrazzo – Non vogliamo e non possiamo permettere che Paolo sia morto invano, che il dolore della sua famiglia e di tutti noi venga dimenticato.Il 19 luglio scorso eravamo in migliaia alla fiaccolata in Campidoglio in memoria di Paolo.

Per questo invitiamo tutti ad essere presenti alla nascita di questo giardino che porta il nome di Paolo e che diventerà un luogo d’incontro e di dialogo. Questo è il messaggio che non dobbiamo stancarci di ripetere.


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