Franco Grillini: "I nostri valori al di là di Ratzinger e Ruini"
di Valeria Rey
Parlare di Pacs significa anche e soprattutto parlare di diritti, e di diritti che investono il mondo omosessuale. Significa parlare di una visione della vita e della società – di laicità, di civiltà – che differenzia in modo estremamente incisivo la destra dalla sinistra. E significa parlare di uno specifico disegno di legge, importante quanto controverso, presentato da alcuni rappresentanti del Centrosinistra alla Camera e al Senato.
Per parlare di Pacs quindi – scegliendo di parlarne da sinistra – non si può prescindere da Franco Grillini. Perché in lui convergono tutti i significa di cui ci siamo fatti carico poche righe sopra. Deputato in forza ai Democratici di sinistra, animo laico di lungo corso, firmatario del ddl sui Pacs alla Camera, e non ultimo presidente onorario di Arcigay nazionale, Franco Grillini è senza dubbio uomo simbolo – più di chiunque altro in Italia – della vicenda Pacs.
Dunque Grillini, partiamo dalle questioni interne. Qual è la posizione dei cattolici del suo partito rispetto al tema della laicità dello Stato e, nella fattispecie, rispetto alla proposta dei Pacs e alla posizione tenuta dal cardinale Ruini e dalla Cei?
Nei Ds ‘è u’area di credenti ma non tutti necessariamente cattolici. Un esempio su tutti è quello di Valdo Spini, che è valdese e ha una posizione intransigente sui temi della laicità, posizione che ha espresso in numerose occasioni. Quando si parla di credenti, in genere in Italia ci si riferisce sempre ai cattolici, dimenticandosi che ‘è una varietà di confessioni cristiane diverse che spesso e volentieri hanno posizioni diverse dai cattolici su molti argomenti. Per questo noi diamo indicazioni di devoluzione del’8 per mille ai Valdesi, i quali hanno infatti una contribuzione molto maggiore rispetto al numero di persone iscritte alla comunità. Questa scelta si spiega in due modi. Da un lato con ‘importanza di devolvere soldi ad una comunità che investe tutto in opere di bene e non per finanziare proprie strutture come fanno le gerarchie della Chiesa cattolica di Roma. E dal’altro con un sentimento di protesta verso uno strumento, quale quello del’8 per mille, che a mio parere rappresenta una vera e propria truffa, in quanto ci sono 15 milioni di persone che danno soldi alla Chiesa cattolica senza sapere di farlo.
Dunque, dicevamo: ‘è u’area di credenti molto estesa nel partito che è aperta al dialogo sui problemi dei diritti civili delle persone omosessuali. ‘area che fa riferimento ai cristiano sociali non ha sottoscritto la legge sul Pacs. Su 136 parlamentari dei Ds però, 130 ‘hanno sottoscritta. Poi la legge ha avuto ‘adesione di 161 parlamentari aderenti a tutti i partiti del’Unione, Margherita compresa. È comunque doveroso sottolineare che i sei parlamentari che non hanno voluto sottoscriverla, e che presenteranno una propria proposta, sono comunque ‘accordo sul fatto che i diritti delle coppie di fatto devono essere riconosciuti. Il dibattito politico su questo tema ormai non verte più sul se legiferare ma sul come farlo.
Se il Centrosinistra vincerà le prossime elezioni politiche, passerà la sua proposta di legge sui Pacs?
Sono moderatamente ottimista. Dopo un lungo colloquio con Rutelli e una riunione fra le due segreterie nazionali del’Arcigay e della Margherita, è emerso che i problemi per il Centrosinistra si ridurrebbero a due punti: il nome Pacs, che non piace alla Margherita, e la registrazione pubblica. Il problema del nome si può superare, anche se cambiare nome significherebbe in qualche modo depotenziare ‘impatto della legge, visto che tutti sanno ormai che co’è un Pacs. Una delle ragioni per cui viene contestato questo nome è che farebbe riferimento ad una legge francese, mentre in Italia si dovrebbe dare spazio ad una legge originale. Non mi ritengo un nazionalista e del resto, se quella francese è una buona legge, perché non chiamarla con lo stesso nome anche in Italia?
Anche perché, fra le due leggi, sussistono differenze sostanziali…
Ci sono delle differenze migliorative perché la legge francese, ad esempio, non prevede la reversibilità della pensione, che è uno dei temi più sentiti. Ne ho avuto conferma quando ho partecipato alla trasmissione Tutte le mattine di Maurizio Costanzo, dove sono arrivate 900 telefonate di persone che volevano denunciare discriminazioni di varia natura: la questione maggiormente sollevata è stata appunto quella della reversibilità della pensione. Ricordo che in trasmissione era presente un signore che aveva accudito la sua compagna affetta da una malattia degenerativa grave per ven’anni, e dopo la sua morte non ha ricevuto più la pensione.
Parliamo di queste discriminazioni.
Sono tante. Ad esempio cattiverie e crudeltà che vengono commesse nei confronti delle persone conviventi. Abbiamo seguito il caso di una persona trascinata in tribunale da una denuncia penale per violazione della legge cimiteriale solo perché andava a mettere i fiori sulla tomba del suo compagno. E poi ‘è la vicenda della signora Parrillo. Abbiamo presentato u’interrogazione urgente perché il Governo ci dica come mai a questa signora non sia stato permesso di entrare alla celebrazione per le vittime di Nassiriya. E soprattutto vogliamo sapere perché è stata pure malmenata da tre energumeni della polizia! Già è scarsamente comprensibile la totale assenza di umanità da parte dei ministeri della Difesa e degli Interni, poi come sovraprezzo ci sono stati anche i maltrattamenti. Ci troviamo di fronte ad una situazione veramente molto grave. È del tutto evidente che siamo in presenza di u’emergenza, u’urgenza di legge che ormai non nega più nessuno. Perfino il cardinale Ruini dice che se ci sono dei diritti da riconoscere. Bene, riconosciamoli. Ma, ‘è un ma…è qui che comincia il problema del come riconoscerli. Ed è un come rispetto al quale fra noi e Ruini ‘è u’enorme discordanza.
Siamo di fronte ad una "battaglia" che vede contrapposte due etiche incompatibili?
Siamo di fronte ad una battaglia che, in Italia, è stata impostata sui diritti. In realtà con la mia proposta di legge si prende atto e si elenca una serie di situazioni drammatiche inerenti la vita fra due conviventi, cercando di porvi rimedio. ‘abbiamo definita uno strumento di garanzia per i momenti difficili della vita di due persone. Dal’altra parte vediamo risposte e proposte sul merito della questione, ma risposte di matrice ideologica. Si dice che i Pacs mettono a rischio la famiglia tradizionale, ledendone i diritti e rappresentando un vulnus. La Sir dice che i Pacs rappresentano uno sfregio per la famiglia tradizionale. Ma quale sfregio? Sono istituti che operano su due piani distinti. ‘incomunicabilità è dovuta al fatto che mentre la Chiesa cattolica si pone solo sul piano ideologico religioso, tentando poi di dire che difende la famiglia naturale fondata sul matrimonio, anche se poi ‘ultima parola è quella di Ratzinger il quale ha affermato che i diritti discendono da Dio e non dallo Stato. ‘etica cattolica dovrebbe quindi diventare ‘etica dello Stato? Il punto è estremamente delicato e significativo. Io dico che, mentre la Chiesa cattolica basa tutta la propria esistenza sul’etica dei principi, ‘azione amministrativa del pubblico, del parlamentare, delle istituzioni, deve invece necessariamente essere improntata al’etica della responsabilità. Prendere atto che esiste un dato di fatto e regolamentarlo, migliorarlo, garantire i diritti, garantire le coperture economiche. Insomma, siamo su due piani diversi: da una parte quello dei principi, dal’altra quello della responsabilità. Responsabilità che tiene conto del’esistenza di tutti gli individui e ne tutela ‘uguaglianza dei diritti, come dice la Costituzione agli articoli 2 e 3. Ecco quindi che si arriva al’incomunicabilità fra i due piani: perché la pretesa romano-cattolica è quella di estendere anche ai non credenti il dovere di obbedienza ad u’etica di stampo religioso. Etica che, fatta valere come religione civile, dovrebbe secondo loro trovare applicazione nelle leggi dello Stato. Come non credente, dico che la mia etica non è quella, ma è u’etica completamente diversa. U’etica che tiene conto del’esistente, di fatti reali, di persone concrete a cui porre rimedio, a cui dare una mano, e rispetto alle quali garantire i diritti.
Le famiglie cattoliche non hanno dunque nulla da temere dal’introduzione dei Pacs.
Ci sono due milioni di cittadini italiani scoperti dal’area del diritto che bisogna difendere da situazioni drammatiche come quelle prima ricordate. In tutti i paesi europei dove sono state applicate leggi di questo tipo, nessuna famiglia tradizionale ha potuto lamentare qualsivoglia riduzione dei diritti propri. Dove sarebbe il danno per una famiglia eterosessuale dal’esistenza di un diritto che riconosce e regolamenta al loro interno e nel rapporto con lo Stato altri tipi di famiglia? Sul piano pratico non cambia niente per loro. Esiste un discorso ideologico, un vulnus per la morale… Ma ‘altra parte noi eravamo un Paese dove fino a poco tempo fa lo stupro non era considerato reato contro la donna ma contro la morale! È evidente come la legge che aveva disciplinato quel’istituto traduceva in pratica ‘etica religiosa sul piano penalistico. Non venivano violentate le donna ma la morale! Giustamente le donne hanno preteso che sulla violenza sessuale si cambiasse registro, riconoscendo che si trattava di un reato contro la persona. La cultura del diritto de’essere una cultura che tiene conto della persona.
Poi, non è vero che ‘etica della responsabilità non esprime vera etica. Ne esprime solo una diversa da quella cattolica. I cattolici si dovrebbero rassegnare – e parlo della gerarchia ecclesiastica – al fatto che esistono etiche diverse, che convivono fra di loro, nessuna delle quali può rivendicare ‘egemonia. Devono imparare a vivere nella pluralità delle concezioni.
Infine ‘è u’etica che discende direttamente dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato. E non un deserto di valori come alcuni pensano. Quello che contesto è che se non si è ‘accordo con Ratzinger e con Ruini si debba per forza vivere in un deserto di valori. Noi, come comunità omosessuale, esprimiamo u’etica, dei valori, una morale, che è una morale parziale, provvisoria, ma è condivisa anche al di fuori della nostra comunità. Perché le battaglie che portiamo avanti sono di carattere universalistico. Ruini deve mettersi in testa che la morale che esprime ‘Arcigay ha la stessa dignità della morale che esprime la gerarchia romano cattolica. Quando si emette un documento in cui si dice che i gay devono essere espulsi dai seminari, mentre subito dopo si aggiunge che devono essere trattati con rispetto, dove sta il rispetto? Come fai a rispettare qualcuno se poi lo cacci di casa?
Quali sono le differenze tra ‘istituto matrimoniale e i Pacs?
Sono due leggi diverse. Io ho presentato una legge per il matrimonio gay denominata Legge per ‘unione affettiva allo scopo di far vedere la differenza con i Pacs. Se non lo avessi fatto si sarebbe alimentata ‘idea che fra Pacs e matrimonio gay non ‘è alcuna differenza. Il matrimonio è uno strumento tipizzato, non ‘è nessun aspetto della vita fra due persone che sfugga alla regolamentazione legislativa. È talmente pervasivo che buona parte delle coppie ormai è spaventata dal matrimonio. Una percentuale elevatissima di eterosessuali tarda a sposarsi, convive a lungo per vedere se la relazione funziona, con un senso di responsabilità che dovrebbe essere registrato e riconosciuto. I Pacs anche per queste persone sono perfetti perché sono un istituto più leggero del matrimonio. Quando sottolineo questo aspetto mi accusano di voler distruggere il matrimonio. A questo rispondo con ‘esempio della Francia dove dal’introduzione dei Pacs i matrimoni sono aumentati. Perché la gente prima si è "pacsata", e poi, quando ha visto che la storia funzionava, si è sposata. I Pacs possono quindi anche essere uno strumento di transizione verso il matrimonio.
Con il regime del matrimonio ci vogliono tre anni per separarsi, con quello dei Pacs solo tre mesi. Voglio ricordare che ‘80% delle separazioni avviene per via giudiziaria, quindi ci vogliono più dei tre anni previsti oltre ai litigi, ai soldi spesi per gli avvocati… Per questo non ci si sposa. La proposta di legge dei Ds per la riduzione dei tempi di separazione è stata bocciata, i Pacs sono osteggiati, e quindi resta una situazione di rigidità giuridica che non ha confronti in Europa. Soltanto ‘Austria, ‘Irlanda e la Grecia non hanno regolamentazioni in merito.
I Pacs intervengono su fiscalità, reversibilità della pensione, legge cimiteriale, diritto a non deporre contro il partner, malattia, assistenza, accesso alla casa. I Pacs riconoscono anche unioni affettive senza convivenza che hanno un grandissimo valore per lo Stato in termini di solidarietà, reciproco aiuto, condivisione. La legge sotto questo punto di vista è innovativa e tende ad aumentare il numero di nuclei familiari.
Come vi state movendo per sensibilizzare ‘opinione pubblica?
Il 14 gennaio a Roma ci saranno due iniziative. La prima è il congresso nazionale della Liff, la Lega italiana famiglie di fatto (www.liff.it). ‘intenzione è quella di costruire un associazionismo familiare a cui poter fare riferimento per aiuti concreti come le consulenze legali. Una vera e propria associazione di coppie di tutti i tipi. Al’interno ci sarà un comitato scientifico, uno giuridico, e uno ‘onore. E chiederemo di esseri ammessi a tutte le consulte sulla famiglia a livello locale, per ora dominate solo da organizzazioni cattoliche integraliste. E poi nel pomeriggio ci sarà una grande manifestazione in piazza Farnese di tutte le famiglie, le coppie, i single, di tutti coloro che condividono questa battaglia per i diritti.