Trento. Arcigay invade pacificamente il Consiglio Comunale

  
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Finisce con un´aperta contestazione del sindaco, apostrofato da un folto pubblico composto da rappresentanti delle associazioni di gay e lesbiche, studenti universitari, ragazzi della Tana, gruppo Fecond/azione, esponenti di Rifondazione comunista. «Vergogna» gridano dal fondo della sala commentando l´intervento di Pacher, reo di non aver censurato Emilio Giuliana, il consigliere di An, vicepresidente della commissione pari opportunità, che considera gli omosessuali dei malati da curare nelle cliniche specializzate. Si accendono battibecchi con alcuni consiglieri e nel caos generale il presidente Pattini è costretto a sospendere la seduta.

È la prima volta che il sindaco viene contestato così apertamente e palesemente dal pubblico. E non la prende bene. «Sono sempre i soliti» commenta scuro in volto.

Che la seduta sarebbe stata animata lo si era visto subito. Prima dell´inizio lo spazio del pubblico, generalmente deserto o quasi, è stracolmo. Donatello Baldo, leader della Tana, distribuisce ai consiglieri un volantino ciclostilato che incalza il sindaco. «Non fare lo struzzo – si legge – e parla. Dì qualcosa. Non sono solo lesbiche e gay a chiedertelo ma tutta una città. Tutte le persone che si sono sentite offese delle dichiarazioni di Giuliana. Parla, perché siamo stati offesi anche dal tuo silenzio».

Ad inizio di seduta scatta la guerra degli slogan. «Siamo tutti trans, gay e lesbiche» si «autodenunciano» i contestatori. Da un angolo spuntano anche i cartelloni preparati dallo sparuto gruppo di esponenti della Fiamma tricolore, guidato dal coordinatore regionale Paolo Motta. «Sporcaccioni, no grazie!», «Arcigay for dai pei» segnano il punto massimo della satira. Fin qui insomma tutto sotto controllo, basta l´invito del presidente per far tornare la calma.

L´occasione al sindaco per dire la sua la dà poco dopo Tommaso Iori. Come preannunciato il consigliere di Rifondazione chiede formalmente, presentando una domanda di attualità, ciò che la settimana scorsa gli aveva chiesto pubblicamente senza ricevere risposta. Ricorda quanto successo in commissione pari opportunità e quanto dichiarato ai giornali nei giorni successivi da Giuliana. Richiama i dettati costituzionali e la direttiva europea contro le discriminazioni sessuali. Chiede a Pacher perché non abbia espresso la sua solidarietà alla comunità omosessuale e al presidente di Arcigay per le offese ricevute. Gli chiede di farlo in aula.

Il sindaco parla con pacatezza. «Per come interpreto il mio ruolo e la regola di base del gioco democratico – afferma – non mi sento di stigmatizzare e comprimere un´opinione espressa in ambito istituzionale, anche se, come in questo caso, è agli antipodi di quello che penso. Questa amministrazione si è sempre data da fare per far sì che tutti i cittadini possano vivere e interpretare i propri diritti di cittadinanza e continueremo a farlo». È chiaro insomma che il sindaco non la pensa come il consigliere di An ma non lo censura, né esprime solidarietà agli omosessuali offesi. Quanto basta per far scattare la protesta.

Inizia Federico Zappini, del coordinamento universitario. Poi tutti gli altri. Il più scatenato è Stefano Marchesi, segretario cittadino di Rifondazione. «Dopo Giuliana alle pari opportunità vogliamo Mengele alla sanità» urla. Inutili i tentativi di Pattini di riportare alla calma, mentre alcuni consiglieri, tra cui Maestranzi e gli assessori Rudari e Postal, cercano di placare gli animi. La seduta viene sospesa. Poi pian piano le acque si calmano. I contestatori, delusi, se ne vanno, e con loro anche Iori abbandona la seduta. Giuliana sorride serafico. Il sindaco rimane seduto sul suo scranno, visibilmente contrariato. «Il tema dei Pacs ha bisogno di un dibattito pacato e non focalizzato su posizioni radicali» aveva detto poco prima nel suo intervento. Ma se queste sono le premesse non sarà davvero facile.


Cò: «Ci sentiamo discriminati»

Mentre giuliana pubblicizza la «cura» degli omosessuali

Finita la replica di Pacher, Iori si alza e se ne va. «Ha dato un’interpretazione della democrazia bizzarra e artificiosa che non ha fondamento storico – attacca il consigliere di Rifondazione – e francamente comincio ad avere difficoltà a stare in un consiglio inadeguato, che dà diritto di ospitalità ad un fascista ed ai suoi accoliti». Deluso anche Stefano Cò, presidente di Arcigay: «Non è vero – replica al sindaco – che la città di Trento accetta tutti perché noi ci sentiamo discriminati. E lui oggi non ha espresso un’opinione. Io come cittadino mi aspetterei che chi posso aver contribuito ad eleggere tenga conto dei miei diritti». Pacher, seduto al suo posto durante la sospensione, appare innervosito ma non polemizza: «Io – commenta – la solidarietà la esprimo con il mio agire quotidiano. Tutti comunque possono manifestare la loro indignazione, basta che non impediscano al consiglio di lavorare». Poco distante Emilio Giuliana, la pietra dello scandolo, ribadisce la sua posizione: «Chi ha ragione non può che essere sereno». Più tardi darà ai giornalisti alcune fotocopie di articoli in linea con le sue tesi. Titoli: «Omosessualità e speranza – terapia e guarigione nell’esperienza di uno psicologo» e «La Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali».


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