Parla di lui

  

“Se non guardi negli occhi chi ti sta di fronte a tavola, mentre fai cic-cin col bicchiere, sono sette mesi di sesso fatto male”.

La prima volta che l’ho sentita mi sono chiesto: cos’è peggio, farlo male o non farlo per niente?
Chi non vuole una vita sessuale soddisfacente?! Non sempre però ci riusciamo, a causa di due tipi di ostacoli: quelli creati dagli altri e quelli creati da noi stessi.

Il sesso: ci fa bene

Gli ostacoli esterni sono i diritti negati e le mancate tutele, l’ignoranza e la violenza, la carenza di strutture e di opportunità di incontro — il pane quotidiano di organizzazioni come Arcigay.
Non ci facciamo illusioni: non è una strada facile. Molte cose stanno già cambiando, tuttavia. Basta leggere la Carta della Sessualità, redatta di recente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Nulla deve costituire vincolo al pieno raggiungimento della salute sessuale”; “Quando è vissuta consapevolmente e senza alcuna forma di disagio, la vita sessuale contribuisce alla piena attuazione della persona. Per questo, la vita sessuale deve essere legittima aspirazione di ogni essere umano”; “Qualsiasi ostacolo al piacere sessuale, e quindi alla piena attuazione della persona, deve essere affrontato con la piena consapevolezza delle soluzioni oggi esistenti per il recupero di una sessualità di valore”.

È incoraggiante sapere che non siamo soli a pensare che tutte le persone — gay, lesbiche e bisessuali compresi — hanno diritto a realizzarsi pienamente in qualità di esseri sessuati.

Il sesso: facciamolo bene (anche con le parole)

Gli ostacoli interni si riferiscono alla nostra esperienza di ogni giorno, al nostro stare con altri gay, lesbiche e bisessuali, al fatto che non è sempre vero che il sesso che facciamo ci fa star bene — prima, durante e dopo.
Spesso ci lamentiamo di non riuscire a conoscerci veramente, di ‘bruciare’ tutto subito o di non iniziare mai, di ‘tirarcela troppo’, di essere brav* nel sesso ma non nell’amore… e magari poi ci ‘mangiamo le mani’.

Il punto è che non riusciamo sempre ad esprimerci come vorremmo o dovremmo: con il corpo, la testa ed il cuore in sintonia tra di loro.
Non esiste né il sesso perfetto né un unico modo di farlo. Il sesso cambia con le persone e le situazioni. Se lo facciamo in solitudine, non c’è problema; se desideriamo invece coinvolgere altri ed altre, dobbiamo trovare un accordo, comunicare, discuterne. Parlando anche quando sembra che mancano le parole.

Non importa, dunque, se ci definiamo omo, etero oppure bisex; se siamo maschio o femmina, sieropositivo o sieronegativo, giovane o adulto; se siamo in due, in tre, in quattro o più; si ci piace forte o vanilla; se stiamo per fare sesso per divertimento, per bruciare grassi o per amore; se siamo a casa, in un locale o altrove; se al nostro fianco c’è l’amore di una vita o quello di una notte… in ogni caso, impariamo per lo meno a dire, sempre:

– "Fermiamoci un attimo, prima di andare oltre" — “Proteggiamoci” — “Abbiamo preservativo e lubrificante?” — “Usiamo il dental dam”;

– “Cosa decidiamo di fare?” — “Posso?” — “Questo sì. Questo no”.

Non è granché, ma ha il vantaggio di essere lineare. Eppure è fondamentale per stare bene e continuare a sentirci così anche in futuro. L’esercizio del nostro diritto alla salute sessuale passa anche attraverso queste semplici parole.


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