L’Italia abbassa la guardia

  

Intervista a Nicoletti (Ministero della Salute). Pesa la progressiva "disapplicazione di fatto" della legislazione. "Preoccupante la crescente diffusione della cocaina, può favorire il contagio"

ROMA – ‘epidemia nel Paese registra una certa stabilità, ma ‘Italia "abbassa la guardia", tanto che – complici i media – finisce per preoccupare più ‘aviaria che ‘Aids. Ne è convinto Giovanni Nicoletti del Dipertimento per la Prevenzione del ministero della Salute, che nei giorni scorsi è intervenuto ad un incontro del’Istituto Superiore della Sanità sui comportamenti a rischio della persona sieropositiva. Un workshop per confrontare studi italiani e internazionali sulla relazione tra comportamenti sessuali e rischio ‘insorgenza del’infezione e valutare il futuro della diffusione del’Aids in Italia.
Ci sono nuovi comportamenti a rischio?
No. Piuttosto nuovi fenomeni che potrebbero avere un impatto sulla diffusione del’Hiv per il tramite dei comportamenti già noti come pericolosi. Ad esempio, è preoccupante la crescente diffusione del’uso della cocaina, che in altri Paesi ha già dimostrato di poter favorire il numero dei contagi sia per quanto riguarda la trasmissione per via sessuale che quella legata al’ eventuale uso endovenoso di sostanze.
Come è cambiata la consapevolezza del fenomeno e come questo ha modificato il comportamento delle persone?

Purtroppo, da alcuni studi internazionali che hanno anche riscontri nel nostro Paese, sembra emergere un quadro di "abbassamento della guardia" rispetto alla infezione, con una conseguente maggiore diffusione di comportamenti più rischiosi e un minore utilizzo delle misure di prevenzione. Una quota di popolazione non trascurabile dimostra anche conoscenze scorrette sulla infezione, sia in termini di diffusione ("è quasi scomparsa") che sulla pericolosità della malattia ("con i nuovi farmaci si può guarire completamente"). La quota di persone che si sottopongono al test è inferiore al passato e un numero rilevante di persone apprendono di essere sieropositive per ‘ HIV soltanto al comparire dei sintomi del’Aids conclamato, perdendo così una parte dei benefici effetti dei trattamenti antivirali.
‘è, secondo lei, anche una responsabilità dei media?
‘attenzione dei mass-media sulla infezione è pressoché inesistente, e per questo la popolazione si preoccupa maggiormente di altre malattie infettive, come ad esempio ‘influenza aviaria, che non del’Aids.
Quali previsioni possono essere fatte per il futuro sulla diffusione del’Hiv in Italia?
Nel nostro Paese ‘epidemia è in fase di relativa stabilità. ‘ prevedibile un (lieve) aumento delle persone sieropositive legato al (ovviamente positivo) risultato delle terapie, che riducono la mortalità delle persone nelle fasi più avanzate della malattia. Questo aumento della popolazione portatrice del’ HIV e, quindi, potenzialmente in grado di trasmetterlo, non dovrebbe avere molta importanza se si manterrà un sufficiente livello di utilizzo delle misure di prevenzione da parte di tutta la popolazione e non solo da parte dei sieropositivi. Per questo motivo non vanno trascurati i segnali negativi citati alla risposta precedente.
Quali i punti deboli nella legislazione italiana?
La legislazione italiana di settore, come noto, è una delle migliori, ma negli ultimi anni si è assistito ad una progressiva "disapplicazione di fatto" di molte previsioni della legge, in particolare di quelle relative al’ impegno di risorse (molto diminuite), alla realizzazione di azioni di informazione ed educazione, alla offerta attiva del test per ‘ Hiv. (cch)

(Fonte AIDS 11.3129/06/2006)


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