Manifesto gay

  

Gay, lesbiche, bisessuali e transessuali per molti secoli sono stati uccisi, torturati, emarginati, disprezzati, soltanto perché colpevoli di esistere. Massimo Consoli, fra i primi attivisti omosessuali italiani, autore di almeno 40 tra saggi, romanzi, biografie, opere teatrali, ha pubblicato da poco il suo ultimo lavoro "Manifesto gay"( Malatempora, pp.152, € 11), che raccoglie i primi documenti del movimento glbt del nostro paese.

La storia raccontata da questo libro è fatta di sogni, battaglie, desiderio di rivolta ma anche di sconfitte, dolore, delusioni. Consoli ci ricorda che spesso dimentichiamo che gli oppressi hanno bisogno di giustizia e dignità e per ottenerle debbono fare la rivoluzione. Soltanto qualche decennio fa, le persone omosessuali e transessuali vivevano quasi in clandestinità, soffrivano in silenzio ed erano talmente condizionate dalla società che non pensavano di poter rivendicare i propri diritti. Era necessario che qualcuno scuotesse dal loro torpore i cittadini non eterosessuali e spiegasse che la loro condizione di discriminati non era ineluttabile e che ‘erano stati tempi in cui il loro orientamento e le loro identità si integravano perfettamente nella società, con il dovuto rispetto che a volte era innalzato ad altissimi livelli. Scrive ‘autore: «’ giusto ricordare cosa ‘è stato al’origine della nostra varia comunità e del movimento glbt. Tanti anni fa eravamo froci, oggi siamo cittadini italiani membri di una comunità. ‘unico problema è che ‘è ancora qualcuno che sembra non essersene accorto. Sta a noi educarlo >>.

Nel libro è riportata la "Carta di Amsterdam", redatta dallo stesso Consoli nel 1969, il primo documento pubblico europeo che chiede il riconoscimento dei diritti per gli omosessuali. Viene riproposto anche il "Manifesto per la rivoluzione morale: ‘omosessualità rivoluzionaria" del 1971 composto da una serie di interventi di personaggi come Peter Hahn, Dario Bellezza, Maurizio Bellotti, Françoise ‘Eaubonne. «Tutti avevano qualcosa di determinate da dire – commenta Consoli – ed è incredibile che il loro messaggio sia così attuale da dover essere studiato se si vuol capire la realtà contemporanea>>.

Se la nascita ufficiale del movimento gay e lesbico italiano risale al 1972, con la protesta nei confronti di un convegno che condannava la sessualità senza un fine riproduttivo, in "Manifesto gay" si riscoprono le radici antiche che si collocano durante il Rinascimento. Già nel’400 Firenze era conosciuta in tutta Europa per i costumi liberali e per ‘ampia diffusione del’omosessualità, a tal punto che in Germania per indicare un sodomita lo si chiamava "fiorentino" (florenzer). La reputazione dei cittadini toscani era così influenzata da questo che perfino Genova aveva una norma che impediva ‘assunzione di insegnanti provenienti da quella regione per il timore di mettere a rischio la sessualità degli studenti. Questa situazione non aveva ‘approvazione della Chiesa cattolica che, nonostante la forte presenza di peccatori tra le sue stesse fila, premeva sulle autorità civili per una serie di provvedimenti restrittivi.
Nel 1432 fu creato a Firenze il Tribunale dei Sodomiti e un corpo speciale di guardie, gli "Ufficiali di Notte", incaricate di occuparsi dei reati connessi a rapporti omosessuali. Qualche anno dopo anche Lucca, nel 1448, istituì un organismo simile. Le denunce venivano spesso presentate anonimamente, infilate in apposite cassette sparse per la città. Una delle vittime più illustri fu Leonardo da Vinci accusato di avere una relazione con un ragazzo, Jacopo Saltarelli, ma ne fu poi assolto. San Bernardino da Siena, durante le sue omelie, invitava i fedeli a sputare sul pavimento di Santa Croce in Firenze e a gridare "Bruciate tutti i sodomiti!" e aggiungeva ‘invito "almeno cacciateli dalla città, privateli del loro lavoro". Anche il Savonarola cominciò a predicare contro i sodomiti e riuscì a convincere il governo cittadino a emanare leggi ancora più restrittive di quelle già in vigore. Gli archivi del’epoca conservano documenti legali che riguardano almeno 17.000 casi denunciati di sodomia in un arco di tempo di circa 70 anni.

Il 31 agosto del 1512, un gruppo di 30 giovani aristocratici che si denominavano "I Compagnacci" fece irruzione nel Palazzo del Governo e chiesero che il consiglio comunale abrogasse le condanne di quegli omosessuali che erano costretti al’esilio e a perdere il proprio lavoro, colpevoli soprattutto di non nascondere il proprio orientamento sessuale. Il 16 settembre gli spagnoli costringevano alla fuga Piero Sederini, capo del Consiglio Maggiore, e permettevano il ritorno alla guida di Firenze dei Medici, che subito accolsero tutte le richieste dei rivoltosi. ‘insurrezione dei "Compagnacci" può essere quindi considerata, secoli prima, un evento precursore della rivolta di Stonewall del 1969. Consoli propone di ricordare quel’episodio celebrando un World Pride nel 2012 a Firenze a cinquecento anni di distanza dalla protesta degli omosessuali fiorentini.

Da "Liberazione", sabato 3 giugno 2006


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