IMPORTANTI PROGRESSI PER I GAY IN COLOMBIA
di RICARDO ANGOSO, settembre 2006
La bandiera rainbow sventola a Bogotà
L’ultimo gay pride celebrato a Bogotá é stato una delle manifestazioni in difesa dei diritti degli omosessuali piú importanti di tutta l’America Latina. Migliaia di manifestanti, gay, lesbiche, uomini e donne progressisti, hanno camminato per alcune ore fino alla Plaza de Bolívar, nel pieno centro della capitale colombiana, reclamando in maniera aperta, festosa, solidale e tollerante i propri diritti vilipesi e calpestati per decenni. La destra reazionaria di questo paese, una delle peggiori del continente e addirittura del mondo, alleata con la vetusta gerarchia cattolica del paese, hanno reagito scandalizzate e hanno condannato le autoritá capitoline (municipali) per essersi prestate al gioco dei “froci” (letteralmente). Abbaiano, cioé, che i gay cavalchino e avanzino nelle loro rivendicazioni.
Nonostante tutto, la situazione della Colombia é imbattibile se la compariamo con gli altri suoi vicini. A Bogotá esiste un ambiente gay tollerato, permesso e che va crescendo. Recentemente, fatto che le fa onore, l’Alcaldía (Comune) di Bogotá ha annunciato che finanzierá con fondi pubblici un centro di informazione e orientamento sessuale, allo scopo di dare appoggio, aiuto e assistenza psicologica ai gay della capitale. Inoltre, nel famoso quartiere di Chapinero hanno proliferato negli ultimi anni locali, bar, ristoranti e servizi gay, in un contesto che ricorda molto Soho a Londra o il quartiere della Chueca di Madrid. I progressi, in un continente dove abbondano l’omofobia e la repressione, sono considerevoli; non dimentichiamo che ancora oggi in Nicaragua l’omosessualitá continua ad essere perseguitata e che gli omicidi di gay e lesbiche sono all’ordine del giorno in Guatemala, Honduras e in Messico.
In questo contesto di evidente cambiamento e apertura nella societá colombiana, il presidente Álvaro Uribe si é impegnato ad accogliere in termini legislativi i diritti patrimoniali e di salute delle coppie gay. Anche se il líder maximo colombiano rifiuta di riconoscere il diritto al matrimonio e all’adozione per gay e lesbiche, é da apprezzare il fatto che Uribe abbia deciso di avanzare queste questioni nella societá, soprattutto se teniamo conto dei suoi appoggi politici – in generale, conservatori – e del peso della Chiesa cattolica in Colombia. L’approvazione di questi provvedimenti sarebbe un gran passo avanti e una dura batosta per le forze piú conservatrici, che si sono giá mobilitate nelle istituzioni e nei mezzi di comunicazione per “abbattere” i provvedimenti stimolati da Uribe. La destra colombiana si attacca a una idea di famiglia assolutamente superata e obsoleta, piú ancorata ai tempi dell’Inquisizione che al XXI secolo. Speriamo che non abbiano successo e che si incamminino nella direzione giusta.
Per concludere, un appunto negativo: la Spagna ha concesso recentemente asilo politico a due lesbiche colombiane, Niriyet e Sandra, minacciate dai gruppi paramilitari e le cui vite correvano pericolo. In precedenza erano state aggredite fisicamente da gruppi ultrá che avevano attaccato la loro casa. Molti gay e lesbiche dei piccoli centri rurali e di villaggi, come nel caso di queste due rifugiate, soffrono la persecuzione e l’assedio dei paramilitari e della guerriglia, ma anche l’indifferenza, quando non il disprezzo, da parte dei poteri pubblici e dello stato. Con queste due rifugiate, salgono a tre i colombiani che risiedono in Spagna per questo motivo. Speriamo che, in vista del miglioramento delle condizioni di vita per tutti i gay e le lesbiche della Colombia, queste due rifugiate siano le ultime. Ad ogni modo, rispetto al passato i progressi sono considerevoli.
SITUAZIONE DELLA POPOLAZIONE LGBT IN COLOMBIA
di PIERO PISANO, ex Presidente Arcigay Udine, ottobre 2006
Come emerge dalla testimonianza di Ricardo Angoso, e che sostanzialmente confermo per quella che é la mia esperienza, la Colombia in questo momento é, per quanto riguarda le questioni relative ai diritti delle persone lgbt, uno dei paesi piú interessanti dell’America Latina.
Pride a Bogotà nel 2004
Tuttavia, é da segnalare che buona parte del continente sta facendo considerevoli progressi in questo senso. É vero che in vari paesi della zona l’omosessualitá é ancora considerata un reato, ma é altrettanto vero che in altri si é avviato un dibattito a livello tanto sociale quanto politico. Tanto per fare qualche esempio, recentemente é stata approvata una legge sui diritti delle coppie dello stesso sesso in Uruguay, mentre giá da alcuni anni esistono leggi a livello regionale nel distretto di Buenos Aires e di Cordoba in Argentina; in Brasile esiste a livello nazionale una politica contro la omofobia, mentre in Cile é stata appena presentata una proposta di legge per le unioni civili, incluse quelle omosessuali.
La situazione colombiana é senza dubbio frutto del lavoro di un movimento lgbt che da alcuni anni é particolarmente visibile, ma anche di un crescente interesse a livello politico, che ha fatto sí che la questione dei diritti delle “minoranze sessuali” sia entrata nell’agenda politica: negli ultimi anni sono state presentate, senza successo, varie proposte di legge per la regolamentazione delle coppie omosessuali.
La campagna elettorale per le presidenziali dello scorso 22 maggio é stata emblematica di questo cambiamento: la questione dei diritti delle coppie dello stesso sesso é stata, insieme a quella sull’aborto (che in Colombia é stato depenalizzato, solo per alcuni casi, appena sei mesi fa), uno degli argomenti principali, seconda praticamente solo alla questione della risoluzione del conflitto armato. Quasi tutti i candidati alla presidenza si sono dichiarati favorevoli all’approvazione di una legge che dia limitati diritti alle coppie omosessuali. Particolarmente significativa é stata la presa di posizione di Álvaro Uribe, presidente uscente e poi rieletto, e di Carlos Gaviria, vero idolo politico di buona parte della popolazione lgbt, leader del Polo Democratico Alternativo (sinistra), che nell’ultima legislatura aveva giá presentato una proposta di legge in questo senso.
Da parte sua Uribe, una volta rieletto, ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale. Attualmente é in fase di discussione nel Congresso un progetto di legge, che prevede il riconoscimento di diritti patrimoniali e il diritto di lesbiche e gay di affiliare la/il compagna/o al sistema di previdenza sanitaria. Il progetto ha giá superato uno dei quattro passaggi parlamentari previsti dalla Costituzione colombiana. A onor del vero, il secondo passaggio si sta rivelando problematico per la dura opposizione dei senatori cattolici e di quelli evangelici: la discussione é stata rimandata piú volte con vari pretesti, soprattutto da quando questi signori si sono resi conto che le possibilitá di approvazione sono altissime. L’ultima volta, il 3 ottobre, il progetto é stato praticamente approvato, grazie al voto favorevole del partito uribista, del Polo Democratico e del Partito Liberale (che messi insieme hanno la maggioranza). Tuttavia, l’approvazione é stata successivamente annullata, poiché i senatori di cui sopra hanno richiesto (e ottenuto) la ripetizione del voto, questa volta nominale, e… lasciato l’aula, facendo mancare il numero legale!ù
Colombia
Anche a livello locale i passi avanti sono piú che incoraggianti. Esistono varie iniziative politiche rivolte al miglioramento delle condizioni della popolazione lgbt, tanto a Bogotá come nelle altre due maggiori cittá del paese, Cali e Medellín. A Bogotá, l’amministrazione guidata dal sindaco Lucho Garzón (Polo Democratico Alternativo) sta stipulando un’alleanza con il coordinamento delle associazion lgbt che ha come obiettivo stabilire un’agenda di politica pubblica in favore dei diritti delle persone lgbt. Tra gli obiettivi dell’alleanza, lo sviluppo di una strategia di comunicazione sia all’interno che all’esterno della comunitá lgbt con lo scopo di aumentare la coscienza dell’esercizio della cittadinanza e incentivare la denuncia di situazioni di violazione dei diritti; la formazione di funzionari pubblici e della polizia per prepararli a gestire questa politica includente. Primo atto di questa politica é la creazione di un centro nella localitá di Chapinero, dove si trovano la maggior parte dei 260 locali gay della cittá. Questo centro, finanziato con denaro pubblico, dará assistenza e orientazione psicologica e giuridica a persone, famiglie e coppie lgbt, ma svolgerá anche attivitá culturali e ricreative.
Un’alleanza di questo tipo, ma che focalizza l’attenzione particolarmente contro la violenza omofoba, é stata avviata anche a Medellín, la seconda cittá del paese. Il 27 settembre, infine, un’altra alleanza, questa volta a livello regionale, é stata stipulata tra il governo del Dipartimento del Valle del Cauca (Colombia centro-settentrionale) e le organizzazioni lgbt della regione. In quest’ultimo caso, oltre all’assistenza, alla lotta alla discriminazione e alla violenza, il governo del Dipartimento si propone di promuovere la ricerca a livello universitario per quanto riguarda le “questioni relative alla singolaritá, specificitá, caratteristiche e necessitá delle persone della popolazione lgbt e il loro contesto”.
A una situazione incoraggiante dal punto di vista politico, tuttavia, si contrappone una diffusa omofobia, a cui contribuiscono tanto la chiesa cattolica (ferrea oppositrice, come é facile immaginare, di tutte le iniziative di cui sopra) e delle chiese evangeliche. Lo scorso 29 settembre le chiese evangeliche di Bogotá hanno organizzato una manifestazione, alla quale hanno partecipato circa 50.000 persone, contro i diritti delle persone lgbt e contro l’aborto. Tanto per dare un’idea dell’omofobia di questi fanatici religiosi, emblematico era uno striscione che diceva “L’Aids uccide i pervertiti, Uribe (il presidente della Repubblica) e Garzón (il sindaco di Bogotá) vogliono tutelarli”.
Al di lá di questi episodi, pregiudizi, azioni discriminatorie e violenza continuano ad essere una realtá. A Bogotá si registrano ancora molti omicidi selettivi di uomini omosessuali e di transessuali, senza che lo stato abbia preso misure sufficienti né condotto indagini che caratterizzino questi fatti come atti in relazione con la discriminazione e l’omofobia. La polizia, poi, fa la sua parte con episodi di violenza, rivolta particolarmente contro omosessuali maschi e transessuali.
Decisamente peggiore é la situazione nelle zone dove é in corso il conflitto armato, come dimostra il caso delle due lesbiche costrette a chiedere asilo al governo spagnolo. Come queste due donne, un numero imprecisato di persone lgbt (le informazioni in proposito sono davvero scarse) sono stati costretti dalla guerriglia o dai paramilitari, a lasciare i luoghi dove vivevano, in ragione del proprio orientamento sessuale.
Concludendo, al di lá dei problemi, non si puó sicuramente dire che la vita, per una persona lgbt sia impossibile, almeno nelle grandi cittá, dove le storie della gente sono molto simili a quelle che si possono sentire in tanti paesi del mondo: una popolazione lgbt sempre piú visibile, tanto a livello pubblico che nella vita privata (amici, famiglia, lavoro). La vera situazione preoccupante é quella delle zone di conflitto, della quale si sa pochissimo: tanto per dirne una, si sa che esiste, ma é significativo che la conferma, attraverso storie concrete, sia giunta dall’estero.