Contro il bullismo nelle scuole

  

Da "repubblica.it" del 19 novembre 2006

SCUOLA & GIOVANI
Bullismo, governo in campo. "Piano per scuole e famiglie"
Al lavoro tre ministri. Mastella propone un "tavolo con 'opposizione". Bindi: "Tutte le Istituzioni insieme per 'infanzia". Fioroni: "Formare i prof"

Il Progetto Schoolmates di Arcigay

Il Progetto Schoolmates di Arcigay

ROMA – Il caso del terribile video di Torino con un ragazzo disabile sottoposto ad atti di bullismo. E poi la denuncia, aperta da Repubblica.it, dei tanti atti di vioenza nelle classi filmate e scaricate nei maggiori siti internet: quasi una vera e propria "moda". E ancora i commenti in rete a volta più agghiaccianti delle stesse immaggini fino ad un inizio di indignazione su internet verso gli autori che ha portato alla rimozione di alcuni video. E, accanto a questo, 'ondata di violenze e molestie compiute da minori su loro coetanei.

'è una emergenza che esplode nel mondo giovanile, e ora anche il governo inizia a far sentire la sua voce per contrastarla. Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, propone un tavolo di concertazione del governo aperto al contributo del'opposizione per disegnare un piano di prevenzione. "Il primo passo – dice il ministro – è eliminare a monte tutto ciò che scatena violenza, ad esempio i videogiochi", e in questo senso insiste sulla sua proposta di istituire un Garante per verificare preventivamente il contenuto dei videogame prima della distribuzione sul mercato.

Interventi cui affiancare una strategia di più lunga durata che riguarda essenzialmente il mondo della scuola. Beppe Fioroni, ministro del'Istruzione, la riassume nella parola 'ordine "alzare la soglia di vigilanza degli studenti", e insieme propone una formazione mirata degli insegnanti per attuare "una strategia del recupero di chi offende, e di difesa delle vittime". Si chiede il ministro: "Ma come è possibile che un istituto e una classe non vedano e non sentano?", ma aggiunge subito dopo che comunque "i responsabili sono stati puniti con una tempestività e una durezza che non ha eguali nella storia della Repubblica".

Più specificamente al'infanzia e alle famiglie si rivolge invece la proposta di Rosy Bindi. Il ministro per le Famiglie sente "la necessità di un nuovo Piano 'azione per 'infanzia con il coinvolgimento di Regioni, Comuni e di quanti (associazioni di volontariato, centri di ricerca e istituzioni culturali) lavorano a fianco dei bambini e delle loro famiglie". "Non possiamo ignorare – aggiunge Rosy Bindi – la solitudine e fragilità di troppe famiglie. Le violenze di questi giorni sono espressione di un disagio profondo e di una grave frattura tra mondo degli adulti e mondo dei bambini".


IL CASO DI TORINO
Da "Corriere della Sera" del 15 novembre 2006

Disabile picchiato, il video girato a Torino
'episodio è avvenuto in un istituto professionale e risale al mese di giugno. Ad agosto è stato diffuso su Internet. Preside e prof riconoscono scuola e aggressori. Indagati 4 minorenni, tra cui una ragazza

TORINO — Sono quattro studenti di Torino tra i sedici e i diciassette anni «i produttori, i registi e i distributori» del video orribile messo in mostra su Google tra quelli più divertenti. Sono loro ad avere insultato, deriso, spintonato e umiliato il compagno di scuola portatore di handicap. Sono loro ad avere fatto tutto questo nel'indifferenza sconcertante di u'intera classe del secondo anno di un istituto tecnico per grafici pubblicitari alla periferia di Torino, a due passi da Grugliasco.

Una scuola difficile, dicono preside e professori che ci lavorano, una scuola «senza solidarietà», in cui soltanto un anno fa era stata appesa sul'uscio di una prima classe la fotografia di un ragazzo con la scritta «Lui è gay», e giù una sfilza di insulti. Poi quella foto è stata strappata, nessuno sa da chi, nessuno sa bene quando.

Oggi lo scandalo del video, con gli occhi del mondo puntati addosso e 'inchiesta di tre procure della Repubblica, Milano, Roma e Torino. I quattro studenti, tre ragazzi e una ragazza, quella che ha materialmente caricato il filmato su Google,
sono stati scoperti dalla polizia postale, ma di fatto erano già stati smascherati dal preside e da alcuni professori che nel video mandato in onda dai telegiornali avevano riconosciuto i muri del'aula, il volto dei loro studenti. Ieri mattina i quattro sono stati rintracciati a scuola, portati a casa e perquisiti. Hanno pianto.

Il filmato in cui il loro compagno viene umiliato, addirittura usato come bersaglio, è stato girato nel giugno del'anno scorso, quando i ragazzi frequentavano la seconda superiore. Su Google le immagini sono state invece caricate in agosto, e lì sono rimaste fino allo scorso lunedì, quando 'associazione «Vividown» di Milano si è accorta del filmato (pare il risultato del montaggio di quattro diversi spezzoni) e ha presentato una denuncia per diffamazione.

I quattro studenti, che presto verranno interrogati dal capo della procura dei minori di Torino, Ennio Tomaselli, sono indagati per violenza privata in concorso. «Il nostro dovere principale — ha commentato il magistrato — è quello di salvaguardare la parte offesa, perché non subisca altri choc e ulteriori ripercussioni traumatiche. 'istituzione scolastica si è attivata immediatamente, sia con la segnalazione del preside sia con la segnalazione di qualche studente. Mi ha contattato anche 'ufficio scolastico regionale del Piemonte». Certo, poi sarà ascoltato anche lui, il ragazzino disabile.
Mentre sarà Torino a fare piena luce sul'episodio di bullismo e violenza a scuola, toccherà alla procura di Milano capire fino a che punto arrivi la responsabilità di «Google Italia». Possibile che nessuno controlli i filmati rilanciati attraverso Internet? Basta a difesa del motore di ricerca sostenere che i server si trovano al'estero, negli Stati Uniti, e dunque non soggetti alla legislazione italiana? Il pm Francesco Cajani, del pool reati informatici del capoluogo lombardo, ha già interrogato come persona informata dei fatti un responsabile italiano del motore di ricerca e sta studiando il caso giuridico che potrebbe rappresentare un vero terremoto telematico.


Il Progetto di Arcigay Perugia

“EDUCARE ALLE DIFFERENZE” CONTRO IL BULLISMO NELLE SCUOLE
ARCIGAY PERUGIA ATTIVA UN CORSO DI AGGIORNAMENTO PER INSEGNANTI

Bullismo

Bullismo

Nella scuola di Torino in cui un disabile è stato picchiato dai compagni ed il filmato diffuso su internet, un anno fa si erano verificati altri episodi di bullismo a danno di un ragazzo gay. Allora sul'uscio di una classe era stata appesa la fotografia di un ragazzo con la scritta «Lui è gay», seguita da una sfilza di insulti.

Nelle scuole italiane, così come in quelle di molti altri Paesi, il fenomeno delle prepotenze scolastiche – detto altrimenti “bullismo” – perpetrate da ragazzi a danno dei loro coetanei è ancora assai frequente. I bersagli di tali azioni sono spesso persone – come i disabili e gli omosessuali – che fanno parte di gruppi socialmente stigmatizzati o che hanno caratteristiche individuali considerate indesiderabili.

In particolare, gli adolescenti omosessuali comprendono da subito che il silenzio ed i pregiudizi vigenti su certi argomenti veicolano valori altamente dispregiativi nei propri confronti. La stigmatizzazione e il senso di vulnerabilità che ne traggono possono in molti casi portare ad un progressivo calo della motivazione scolastica, della autostima e una maggiore preoccupazione per la propria sicurezza.

Arcigay Arcilesbica Omphalos ha attivato, per la provincia di Perugia, il corso di aggiornamento “Educare alle differenze” che si terrà nei primi mesi del 2007, rivolto a tutti i docenti delle scuole medie e superiori. “Educare alle differenze” si propone di affinare le capacità e le sensibilità degli insegnanti al fine di rendere la scuola un luogo dove le famiglie possono partecipare e gli alunni imparare, senza discriminazioni o esclusioni, in un ambiente scolastico collaborativo, inclusivo e sicuro per tutti e tutte. Il corso, autorizzato dal Ministero della Pubblica Istruzione con decreto di riconoscimento 06.07 del 14 luglio 2006, sarà tenuto da psicologi ed altri esperti del settore.

“Saper riconoscere condizioni di disagio nella scuola — afferma Gian Pietro Bucciarelli, il presidente di Arcigay Arcilesbica Perugia, nonché insegnante in un istituto superiore del perugino – significa anche saper prevenire atti umilianti di nonnismo e bullismo. Come insegnanti — continua Bucciarelli — abbiamo il dovere morale di promuovere il benessere interiore dei giovani, di tutti i giovani, in quanto fonte di armonioso sviluppo ed equilibrio e base di una società futura più coesa e rispettosa.”

Info
[email protected]


Il Progetto Schoolmates di Arcigay

Schoolmates: la formazione

Schoolmates: la formazione

Scholmates è un progetto transnazionale promosso da Arcigay. Sono partner di progetto 'associazione COLEGA di Madrid, 'associazione KPH di Varsavia e 'Ufficio Antidiscriminazioni del Comune di Vienna. Il Progetto è co-finanziato dalla Commissione Europea, nel'ambito del Programma Daphne II.

Beneficiari del progetto sono gli adolescenti vittime del bullismo a scuola. Sebbene il principale oggetto del progetto sia il bullismo omofobico, crediamo fortemente che gli strumenti e provvedimenti messi in atto durante il progetto si riveleranno efficaci e riproducibili anche per prevenire e contrastare il bullismo in generale, sia esso motivato da razzismo, antisemitismo, ecc…

I progetti che hanno a che fare con il bullismo difficilmente riescono a coinvolgere le vittime e i perpetratori nelle attività proposte. Pertanto, Schoolmates si concentrerà sulle figure intermediarie. Le attività saranno indirizzate da una parte al gruppo dei pari, dal'altra al personale adulto, docente e non docente. Studenti, insegnanti, personale non docente e chiunque al'interno della scuola può ricoprire un ruolo importante nel rendere 'ambiente scolastico più sicuro ed accogliente.

I laboratori di Schoolmates per insegnanti e studenti saranno realizzati nel'arco del'anno scolastico 2006/2007 in circa una decina di scuole nelle provincie di Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara e Rimini.

In Italia, come negli altri Paesi partner del progetto, sono presenti forti preconcetti e pregiudizi riguardo al'omosessualità che si manifestano nel'emarginazione, nella prevaricazione e nel'aggressione verbale e psicologica verso persone che sono o sembrano essere omosessuali. Questa situazione è più evidente nelle scuole, dove il fenomeno del bullismo, spesso motivato da xenofobia e omofobia, è assai pervasivo. Più evidente ed anche più grave perché le vittime sono adolescenti, cioè persone nel pieno sviluppo della propria identità sessuale.

Nelle scuole, tra adolescenti, i commenti verbali dispregiativi verso lesbiche e gay, gli insulti a volte accompagnati da minacce o veri e propri atti di violenza fisica, sono molto frequenti: u'indagine italiana del 1999 ha messo in luce che 3 omosessuali su 4, sia femmine che maschi, hanno subito ingiurie o minacce verbali a scuola, a causa del loro orientamento sessuale.

Inoltre, il silenzio ed i pregiudizi su questo tema sia da parte del personale scolastico, insegnanti compresi, sia da parte dei pari veicolano valori altamente dispregiativi nei confronti degli omosessuali. Questo atteggiamento aumenta il senso di vulnerabilità ed isolamento che gli adolescenti omosessuali provano di fronte ai soprusi. Si innesca così un meccanismo vizioso: 'adolescente vittima di prevaricazione, consapevole di vivere in un ambiente potenzialmente ostile, non porta al'attenzione del personale scolastico le aggressioni di cui è oggetto, non chiede aiuto e si isola ulteriormente. Così facendo diventa più facilmente bersaglio di azioni di bullismo.

Info
www.arcigay.it/schoolmates


Schoolmates a Reggio Emilia
Da Il Resto del Carlino del 17 ottobre 2006

"I gay? Con Hitler facevano meno i furbi"
Al liceo Moro polemica per un’assemblea

«I gay? Con Hitler facevano meno i furbi» «Sì, quella frase c’è stata, me l’hanno riferita. Non credo, però, che un caso su oltre ottocento ragazzi presenti cancelli la validità di un progetto, delicato quanto importante. Certo, lasciare, come sempre accade, che a gestire un’assemblea di studenti siano solo gli studenti può essere un rischio. In questo caso si è prestato a questo inconveniente, ma se i ragazzi sono in qualche modo guidati dalla presenza di un adulto, poi non si esprimono liberamente».

Carlo Bonacini, preside del liceo scientifico Moro, al telefono ha un tono di voce dispiaciuto. Al Moro, lunedì, durante l’assemblea d’istituto si è discusso del progetto Schoolmates (Compagni di scuola), un progetto che anche attraverso un corso pomeridiano aiuta i ragazzi a capire cos’è l’omosessualità, combattere i pregiudizi e a contrastare sempre più fenomeni ci omofobia e bullismo.

«L’assemblea – ricostruisce Fabio Astrobello dell’Arcigay di Reggio, invitato a paralare – , anche grazie al lodevole impegno dei rappresentanti degli studenti, è stata numericamente un successo, anche se ci sono state una ventina di domande su un totale di mille e più partecipanti».
L’assemblea prevedeva anche la circolazione di due fogli con il titolo : «La prima cosa che ti viene in mente se dico gay/lesbica» e una scatola dove inserire tutte le domande e le curiosità del caso.
Tutto questo è fatto per aiutare i ragazzi ad esprimere liberamente i loro pensieri e per far loro capire quanto ancora la società italiana sia piena di pregiudizi e stereotipi nei confronti dell’omosessualità.

«Proprio in questi due fogli, che vengono letti alla fine dell’assemblea – spiega ancora Astrobello – mi sono ritrovato una cosa a mio avviso molto grave e particolarmente spiacevole; tra le tante parolacce, i vari “diverso”, “anormale”, “sensibile”, ho trovato una frase raccapricciante: “Quando c’era Hitler facevi meno il furbo…finocchio di merda”. Mentre le prime sono “fisiologiche”, visto l’anonimato, l’ultima frase mi ha fatto molto pensare di quanto lavoro ci sia ancora da fare nelle nostre scuole, e nella società in generale».

Astrobello si chiede se «la nostra provincia è ancora il posto tanto accogliente e aperto che credevamo, se anche i nostri giovani non stiano subendo quelle influenze negative che si respirano nell’aria, e penso alla paura del diverso, che ci spinge a essere diffidenti e a nasconderci dietro false idee di normalità e intolleranza verso le diversità e qualcuno allora, mi dovrebbe spiegare qual è la normalità e chi la determina. Quanti ragazzi dovranno ancora soffrire o arrivare a compiere gesti estremi come il suicidio prima che il problema venga affrontato in modo laico e approfondito?». Al Moro presto inizierà il corso pomeridiano contro il bullismo e l’omofobia. Le iscrizioni non sono numerose e la quasi totalità dei partecipanti sono ragazze.


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