Le elezioni politiche del 9 aprile hanno dato vita ad un Parlamento che, particolarmente al Senato, vede una maggioranza molto risicata del centro-sinistra. Questo dato, unito alle titubanze con le quali l’Unione già nel programma elettorale aveva affrontato la questione dei PACS e alla disponibilità di parti influenti della Margherita e dell’Udeur a piegarsi ai voleri della gerarchia vaticana, rende più che mai difficoltoso il cammino delle proposte di legge che dovrebbero rendere effettiva quell’uguaglianza di diritti prevista, e inattuata, dalla stessa Costituzione italiana e che rivendichiamo con forza.
Gli inviti a “moderare” le nostre richieste per non contribuire a compromettere un quadro politico fragile e instabile e allontanare nel tempo la possibilità di un ritorno al governo del centro-destra guidato da Silvio Berlusconi non ci seducono. Per gay, lesbiche, transessuali, per le tante famiglie di fatto che non vedono riconosciuta la parità dei propri diritti, per le donne che, con l’approvazione della legge sulla fecondazione assistita hanno visto calpestata la possibilità di decidere autonomamente sulla propria maternità, ciò che conta sono gli atti di governo. E questi mancano.
È nostra convinzione che questo quadro debba stimolarci a dar vita a una ricca serie d’iniziative sia di carattere locale e sia di carattere nazionale, che debbano e possano vedere la più ampia espressione di solidarietà reciproca fra gli organismi che costituiscono il variegato mondo LGBT italiano.
Per questo, di fronte alla possibilità che nel 2007 si svolgano due Pride nazionali, uno a Bologna e uno a Roma, ci sentiamo in dovere di avanzare una proposta agli amici e alle amiche del Mario Mieli, alle realtà che compongono Facciamo Breccia, ad ArciGay e ArciLesbica, alle associazioni e alle individualità LGBT italiane : si tenga a Roma, quanto prima, una grande manifestazione nazionale unitaria che si rivolga al Parlamento e all’opinione pubblica e ribadisca i nostri obiettivi e la laicità dello Stato nei confronti dei tentativi del Vaticano d’imporre una visione teocratica dello stato di diritto; si tenga, sugli stessi contenuti politici, a Bologna il Pride nazionale 2007, unitamente alla rivendicazione di pari diritti per le persone LGBT.
Nelle scorse settimane abbiamo letto affermazioni ingenerose nei confronti di Bologna, quasi che lo svolgimento del Pride nella nostra città, in concomitanza con i 25 anni della “presa del Cassero” – prima sede in Italia riconosciuta da un ente pubblico in gestione alle lesbiche, ai gay, ai/alle transessuali – fosse un’occasione auto-celebrativa.
Così com’è stato per Torino quest’anno, è del tutto evidente che il significato politico del Pride non deriva solo dalla città in cui si svolge o dalla sua vicinanza chilometrica — in un mondo globalizzato e interconnesso com’è questo, poi! — dalle stanze parlamentari o vaticane. La proposta di tenere il Pride nella nostra città è stata fin dall’inizio motivata con la volontà di porre questioni di stringente attualità, di riproporre all’opinione pubblica e alla politica la nostra agenda di priorità, così com’è già stato fatto, contestando (sola città italiana dove questo sia accaduto) direttamente Romano Prodi e il programma dell’Unione all’apertura della campagna elettorale che si tenne a Bologna in Piazza Maggiore.
Nel giugno scorso, assieme alle realtà LGBT di Bologna e della regione abbiamo promosso il primo Pride della regione, con iniziative in quasi tutte le città dell’Emilia-Romagna.
In questi giorni stiamo sostenendo uno scontro “molto vivace” con la Curia bolognese, che ha attaccato ferocemente il Gender Bender Festival; Curia retta dal cardinale Carlo Caffarra, indicato, per le sue posizioni molto vicine a quelle di Ratzinger, fra i possibili successori di Ruini alla guida della Conferenza Episcopale Italiana.
Sono solo alcuni episodi di un’attività politica, sociale e culturale intensa che stiamo portando avanti, cercando l’accordo e piattaforme comuni con le altre realtà LGBT bolognesi: chi pensa che il Cassero trascorra il proprio tempo ad auto-celebrarsi, sbaglia.
Proprio per questo e per la solidarietà che sentiamo verso tutte le persone e le associazioni LGBT che si battono per i diritti di tutti e di tutte e per un’Italia finalmente fuori dall’oscurantismo, ci sentiamo di avanzare questa proposta, due manifestazioni in due città, fra la primavera e l’estate 2007.
Il movimento LGBT italiano ha bisogno di atti concreti rivolti ad ottenere la sua unità. Non ci spaventa fare il primo passo in questa direzione e ci auguriamo che venga accolto positivamente.
Il Consiglio Direttivo,
Comitato Provinciale Arcigay Bologna “Il Cassero”