Con il triangolo rosa alla Camera

  
Franco Grillini mentre parla alla Camera con il Triangolo Rosa sulla giacca durante il dibattito sul

Franco Grillini mentre parla alla Camera con il Triangolo Rosa sulla giacca durante il dibattito sul

La giornata di oggi cade a cinque giorni dal Giorno della memoria. Più di sessan'anni fa 'Armata rossa entrava ad Auschwitz, liberando quei prigionieri che erano sopravvissuti allo sterminio nazista. Per ricordare questa giornata, porto il triangolo rosa alla destra del bavero della mia giacca, come veniva messo anche agli internati omosessuali. Sappiamo che agli internati ebrei veniva messa la stella gialla, a quelli politici, soprattutto comunisti, il triangolo rosso, e via dicendo. Per i nazisti era naturale sterminare coloro che, secondo quella ideologia, erano contro natura. Ho voluto indossare questo triangolo – che è diventato un simbolo mondiale del movimento degli omosessuali, delle lesbiche e dei transessuali – rovesciando la disposizione: nei lager era messo con la punta del vertice verso 'alto, mentre il simbolo che utilizziamo è rovesciato con la punta verso il basso. È un simbolo con cui diciamo: mai più persecuzioni, mai più discriminazioni, mai più negazione dei diritti, mai più diversità di diritti.

Ho raccontato questa vicenda perché mi sembrava giusto. 'è una legge dello Stato che istituisce il Giorno della memoria e il ministro della giustizia Mastella ha annunciato che, esattamente il 27 gennaio, il Governo intende presentare un disegno di legge volto a prevedere il reato di negazionismo. Spero che in questo disegno di legge, che sarà presentato al Consiglio dei ministri – lo chiedo al ministro Bindi – si faccia 'elenco di chi era presente e di chi è stato sterminato in quei lager, senza omettere nessuno. Ecco perché sono rimasto particolarmente colpito dal tono esacerbato, a tratti anche violento, di alcune mozioni che sono state presentate in Parlamento, dove si parla di coppie omosessuali e di omosessuali. Si può essere 'accordo o meno sulle proposte che vengono avanzate attorno al riconoscimento dei diritti delle unioni di fatto, ma credo che ognuno di noi debba essere chiamato, prima di tutto, al rispetto della persona e al'affermazione della dignità umana; inoltre, penso che abbia il preciso dovere di pensare che, quando si parla di cittadine e cittadini omosessuali, si parla, prima di tutto, di esseri umani che hanno, come dice la nostra Costituzione, e come opportunamente hanno ricordato molti interventi che mi hanno preceduto, gli stessi diritti di tutti.

Il leit motiv delle mozioni è che non ci possono essere uguali diritti tra coppie di fatto, in special modo quelle omosessuali, e la famiglia tradizionale, quella formata da un uomo e una donna «regolarmente» sposati. Rifletto sui motivi, essendo in corso un dibattito alla Commissione giustizia della Camera, dove pure sono già state calendarizzate le proposte di legge presentate sulle unioni di fatto (alcune portano il titolo previsto dal programma del'Unione – unioni civili – tra cui una anche del sottoscritto, altre portano il titolo di patto civile di solidarietà, un termine diventato popolarissimo). Ormai, qualsiasi cosa si dica, la stampa la titola come discussione sui Pacs. Probabilmente, titolerà anche la discussione che stiamo facendo in questo modo perché, quando un termine passa nella testa di 50 milioni di persone, è quello che si usa. Poi, 'altra parte, come diceva prima la collega De Simone, nessuno di noi si vuole «impiccare» su una definizione.

Certo è che, in Italia, la questione dei diritti delle coppie di fatto ormai è conosciuta da tutta la popolazione, come è dimostrato anche dai sondaggi, secondo i quali, anche tra gli elettori del centrodestra, vi è una larga condivisione in ordine alla necessità di introdurre una normativa di regolamentazione che consenta alle persone che lo desiderino di regolamentare in campo giuridico le proprie relazioni affettive e di convivenza. Tan'è che gli stessi leader del centrodestra – ad esclusione del'UDC che invece resta determinata su una posizione a mio parere retriva, antimodernista, tradizionalista, familista – si sono posti il problema di come riconoscere alcuni diritti; ciò avviene perché leggono i sondaggi. Sarebbe difficile pensare che Berlusconi, se vi fosse stato un sondaggio secondo il quale il 90 per cento era contrario, avrebbe lasciato libertà di coscienza per il proprio gruppo!

Esiste un consenso reale del'opinione pubblica su questo tema e su questa proposta di legge ed è lo stesso consenso che troviamo in Europa per le leggi che già sono state approvate; è un consenso così forte che nessun Governo conservatore, succeduto al Governo progressista che le aveva varate, ha avuto il coraggio di modificare quelle stesse leggi. Un tentativo in tal senso è stato intrapreso dal'esecutivo conservatore del Canada, ma tale proposta è stata sconfitta in Parlamento. Addirittura, in Norvegia, i conservatori si erano fieramente opposti alla cancellazione della legge che era stata approvata ma, non appena i conservatori sono andati al Governo, il ministro delle finanze si è sposato con il locale magnate del'editoria. Immaginate se una cosa del genere fosse avvenuta in Italia!

'altra parte, è curioso vedere come la destra europea sia largamente 'accordo su una legge come quella relativa alle coppie di fatto. In Spagna, sono stati i popolari di Aznar ad approvare queste proposte di legge! Nel 2001, il congresso europeo del partito popolare ha votato – con il voto contrario degli italiani aderenti al partito popolare, che devono essere sempre in prima fila – una mozione nella quale si affermava che il partito era favorevole ad estendere i diritti anche alle coppie omosessuali.

Quindi, non veniteci a dire che voi rappresentate il comune sentire, non veniteci a dire che voi rappresentate la morale! In realtà, 'Italia è u'eccezione nel quadro europeo. Addirittura, in alcuni dibattiti televisivi, mi sono sentito dire dal'onorevole Buttiglione che non era vero che, in Europa, venti paesi hanno approvato queste leggi; ciò è stupefacente, si arriva a negare la verità!

Voglio ricordare i paesi nei quali tali leggi sono state approvate. In primo luogo, la Danimarca, nel 1989, durante la vigenza, tra 'altro, di un Governo conservatore. È interessante osservare che la prima legge approvata in questa materia riguardava il matrimonio tra le coppie omosessuali e non i diritti per le coppie di fatto, come stiamo proponendo in questo caso; mi riferisco alla Registreret partnerskab. La stessa cosa è avvenuta in Norvegia nel 1993, in Svezia nel 1994, in Islanda e in Ungheria nel 1996, in Belgio nel 1998 attraverso la Cohabitation légale e in Spagna nel 1998 con la Uniones estables de parella e altre 17 leggi prima di quelle sul matrimonio.

La Spagna ha approvato la legislazione più radicale in materia, estendendo il matrimonio a tutti. Non ha previsto il matrimonio gay; ha esteso il matrimonio, rendendolo uguale per tutti. Eppure, nella Costituzione spagnola è scritto che il matrimonio è tra un uomo e una donna; la Costituzione italiana utilizza la parola «coniugi». Citate sempre malamente 'articolo 29 della Costituzione, senza dire mai che non vi è scritto che il matrimonio è tra un uomo e una donna. È così vero che il non ottimo, dal mio punto di vista, esponente della Lega Nord Padania, Calderoli, ha presentato, da tempo, una proposta di riforma costituzionale, per specificare che il matrimonio deve essere tra un uomo e una donna.

La Francia ha approvato, nel 1999, la legge chiamata Pacte civil de solidarité, il Pacs, che ha avuto un successo così straordinario, che negli ultimi due anni, in quel paese, è aumentato del 65 per cento il ricorso al Patto civile di solidarietà. Proprio la Francia dimostra che sono false le vostre analisi su una presunta concorrenza, sulla presunta competizione tra queste leggi e il matrimonio tradizionale. La Francia ha, addirittura, il primato europeo della natalità. Non sono vere le vostre previsioni apocalittiche. Dovreste avere senso della misura. Avete detto che se si approvano queste leggi, si distrugge la coesione sociale, si distrugge la famiglia tradizionale, si mina alla base la società. Perché rilasciare assurdità di questo tipo, quando vi sono venti paesi europei che dimostrano esattamente il contrario? Perché parlare sempre come se il mondo non esistesse, come se 'Italia vivesse in una «bolla»?

Anche in Germania è stata approvata una legge nel 2001, Lebenspartnerschaft, su cui la Corte costituzionale di Karslruhe si è pronunciata affermando che era legittima perché non intaccava minimamente i diritti delle persone unite in matrimonio. La Corte costituzionale tedesca ha chiuso in modo magistrale il dibattito sulla materia. Nel 2001, è stata varata la legge nei Paesi Bassi, Geregistreerd partnerschap; nello stesso anno in Portogallo, União de facto, nel 2002, in Finlandia, Rekisteröity parisuhde, nel 2004, in Lussemburgo, Partenariat légal, nel 2005 in Andorra, Union estable de parella, nel 2005 in Inghilterra, Civil partnership. In Inghilterra è stato celebrato il matrimonio di Elton John con gli auguri del Primo ministro e della regina e ci siamo chiesti in che mondo vivessimo in Italia. Il Primo ministro stava tenendo la conferenza stampa di fine anno e si è felicitato, affermando che lui stava compiendo qualcosa di noioso, mentre gli altri stavano guardando qualcosa di più importante. Mezza Inghilterra era davanti alla televisione per seguire quella cerimonia.

Nel 2005 la Slovenia approva la legge chiamata Registrirana istospolna partnerska skupnost; nel 2006 la Repubblica Ceca, Registrovanem partnerstvì (Commenti). Sento che qualcuno dice che sono il «Papa gay», ma non ho di queste aspirazioni.

La Svizzera, nel 2005, indice un referendum. Dite sempre che non vi è consenso popolare per queste leggi: la Svizzera ha introdotto di fatto il matrimonio per gli omosessuali ed ha svolto un referendum. Qualcuno ha «minacciato» il referendum in Italia. Andrei cauto a «minacciare» il referendum, se si approvasse una legge. In Svizzera, il 62 per cento ha votato a favore della legge ed era tantissimo tempo che non si raggiungeva la maggioranza assoluta dei votanti, dato che di solito vota tra il 20 ed il 30 per cento della popolazione. Non vi è quorum.

In Croazia, la legge è approvata nel 2003 e in Irlanda è in discussione, in Parlamento, la Civil partnership, che ha cominciato 'iter parlamentare nel 2005.

Ma voi dite che la famiglia tradizionale verrebbe messa fortemente in discussione con una legge di questo tipo e che non ci vuole assolutamente la parità o la parificazione. Ma insomma, qui non stiamo discutendo di adozione e matrimonio. Posto che sono, comunque, per la parità dei diritti e che sia ben chiaro che io come omosessuale, orgogliosamente omosessuale – so che questa cosa vi dà fastidio ed io la ripeto – orgogliosamente omosessuale, non accetterò mai, mai, mai uno statuto che mi definisce come cittadino in una posizione di inferiorità di diritti, compresi i doveri, verso tutti gli altri cittadini della Repubblica. Mai! Allora, come hanno già detto altri colleghi, vi chiedo di svolgere una discussione non ideologica e quantomeno religiosa, perché nessuno vuole mancare di rispetto a chi esprime sincere convinzioni di fede. Vi chiedo, però, dove sta il conflitto tra i diritti che noi proponiamo. Una buona legge su questa materia, signor ministro – 'abbiamo già detto varie volte – ha due elementi fondamentali: il fatto che si riconosca nella definizione di diritti di coppie di sesso diverso e dello stesso sesso e il fatto che ci sia il riconoscimento di alcuni diritti che consentono 'opponibilità a terzi.

Quando vado in un ospedale e mi dicono: lei chi è? Lei non è un parente? 'abbiamo visto, in televisione, in una bellissima fiction di Lino Banfi, cosa vuol dire non essere un parente, quanto bisogna andare ad assistere una persona cara. E ti dicono: lei chi è? Magari a qualcuno che ha convissuto con quella persona, che sta male, per decenni, dicono: lei chi è? Allora, mi volete spiegare quale vulnus alla famiglia tradizionale si determina, se mi lasciano andare ad assistere il mio compagno, che è un diritto, ma che è anche un dovere? Voi dite di volere una legge senza doveri. Ma, insomma, se voglio andare in ospedale ad assistere il mio compagno, quello non è un dovere? Cosa direste voi di una persona, che ha convissuto per tanto tempo con u'altra, che scompare nel momento del bisogno? Dareste un giudizio assolutamente negativo. È assurdo che, nel momento in cui voglio andare ad assistere la persona cara, ed è un mio dovere, oltre che un mio desiderio, mi chiedano: lei chi è? È proprio qui che deve esserci quella opponibilità a terzi che, una buona legge, una legge decente, anche minimamente decente, mi deve consentire. Mi dovete spiegare perché una famiglia tradizionale si dovrebbe sentire offesa dal fatto che, in una legge, viene indicato questo diritto. Perché si dovrebbe sentire offesa, se si garantisce 'assistenza sanitaria ospedaliera o se si garantisce 'eredità? Stiamo parlando di due persone che hanno convissuto assieme per una vita, che hanno messo su la casa assieme, che hanno costruito u'eventuale impresa assieme. Perché, in caso di morte di uno dei due, dovrebbe ereditare i beni un lontanissimo parente che, magari, non mai ha condiviso condizioni, stili di vita e relazioni personali del defunto? Quanta gente è stata cacciata di casa, non solo omosessuali, ma anche eterosessuali, perché la famiglia di origine non ne condivideva le relazioni? 'è una letteratura sterminata su questo terreno. Perché un altro deve ereditare quei beni, quando si tratta anche di beni mobili che hanno anche una natura e una qualità affettiva, che sono state nostri per una vita ed hanno rappresentato 'amore, il nostro amore? 'è un bellissimo articolo, sul Corriere della Sera di qualche tempo fa, di Alberoni – che, come sappiamo tutti, non vota per il centrosinistra – che diceva che non 'è nessuna differenza tra 'amore omosessuale e 'amore eterosessuale. 'è la stessa forza, lo stesso bisogno, lo stesso desiderio della persona amata. Si ha la stessa nostalgia, quando 'amato non 'è e ti manca. Non 'è nessuna differenza. Perché la tutela del partner debole in caso di separazione, perché la reversibilità della pensione, perché la possibilità di stabilire per contratto il regime patrimoniale delle coppie, perché la successione nel contratto di locazione, perché il permesso di soggiorno per il partner extracomunitario, perché, in caso di morte di uno dei partner, tutte le scelte di natura religiosa e morale per le modalità di svolgimento della cerimonia funebre, perché i congedi lavorativi, perché gli esoneri e le dispense relativi al servizio militare, perché tutte queste cose dovrebbero dare fastidio a una famiglia tradizionale? Perché dovrebbero intaccarne i diritti?

Parliamo di ciò! E se voi dite «no» a tutto ciò, non dite «no» soltanto a Grillini, a De Simone, a Franca Bimbi e a tutti coloro che, nel centrosinistra, vogliono proporre, cercando anche una trasversalità pure esistente – mi dispiace, al riguardo, che oggi non sia presente una voce del centrodestra che non la pensi come voi -, una disciplina di tali profili; perché tutti questi argomenti dovrebbero dare fastidio a qualcuno? Sono elementi di umanità, di buon senso; non sono questioni eticamente sensibili, sono diritti. Io mi rifiuto di pensare di essere rubricato sotto una questione eticamente sensibile; io rivendico dei diritti che sono'mie' diritti.

Dunque, si parla di numeri; ebbene, per favore, non diciamo delle corbellerie! Sapete benissimo che 'ISTAT si è rifiutata di censire le coppie dello stesso sesso – non le coppie omosessuali -, con la risibile motivazione che si violava la privacy; lo sapete benissimo! Sapete quindi che non esiste un numero certo; evitiamo dunque la polemica sui numeri. Se in tutta Europa queste leggi esistono, se ne hanno usufruito decine di migliaia di persone, anche in Italia vi è tale bisogno. Peraltro dovremmo lasciare cadere tale questione sui numeri; anche se esistessero non mezzo milione, non un milione, non due milioni, ma solo due coppie omosessuali, bisognerebbe comunque varare questa legge. Si manifesta superbia quando si solleva la questione sui numeri; non si può avere ragione soltanto in forza dei numeri.

E poi, per concludere, noi sosteniamo che occorra u'idea diversa di famiglia e di relazione tra le persone. Qualcosa di analogo era sostenuto anche dai costituenti quando discutevano del'articolo 29, che nessuno aveva mai concepito come un articolo che potesse discriminare qualcun altro. Una Costituzione di sessan'anni fa non poteva certo prevedere 'evoluzione sociale intervenuta; non poteva certo prevedere, per esempio, tutte le problematiche esistenti oggi, dai disastri ambientali ad Internet: vi è Internet nella Costituzione, signori del centrodestra? È ovvio che le Costituzioni vanno interpretate alla luce del mutamento sociale: è evidente. Allora, però, è bene ricordare quanto dissero allora i costituenti. Aldo Moro dichiarò ad esempio che 'articolo 29 «non è una definizione, è una determinazione di limiti» e Costantino Mortati ribadì che esso doveva «circoscrivere i poteri del futuro legislatore in ordine alla sua [della famiglia] regolamentazione». Si voleva evitare un eccesso di intervento dello Stato su quel tipo di famiglia. Ma 'articolo non vieta certo il riconoscimento di altre forme familiari; al riguardo, non mi dilungherò sugli articoli 2 e 3 della Costituzione: lo hanno già fatto egregiamente alcuni colleghi del centrosinistra già intervenuti. Mi limito a sostenere che in una concezione liberale dello Stato bisogna riconoscere alla persona, al'individuo – e mi piacerebbe rivolgermi al collega La Loggia, visto che appartiene ad un partito che si definisce liberale -, il diritto di scelta su quale sia il miglior modo di sistemare in campo giuridico le proprie relazioni affettive e di convivenza.

Questo diritto, in Italia, non esiste; esiste altrove: in Svezia esistono cinque leggi che riguardano il diritto di famiglia ed i cittadini hanno cinque possibilità diverse di scelta. Perché ciò non dovrebbe esserci anche in Italia? Chi osa dire che in Svezia è stata distrutta la coesione sociale? Chi è che, in Danimarca, osa dire che è stata distrutta la coesione sociale, visto che la Danimarca è costantemente citata dalle statistiche della Banca mondiale come il paese dove si vive meglio al mondo, dove vi è il più alto reddito e la più alta qualità della vita? È vero piuttosto il contrario di quanto dichiarate voi.

Noi ci battiamo per una società pluralista, una società aperta, che non discrimina; lottiamo per una società che accetta le diversità, nella quale le persone abbiano la più ampia libertà di scelta in quanto il benessere e la felicità dipendono dalla libertà di scelta, non certo dai vostri divieti, non dal fatto che si pronuncino sempre dei «no». Voi invece sapete dire solo dei «no», ma con i «no» non si costruiscono né la libertà né la democrazia.

On. Franco Grillini
22 gennaio 2007


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