Lettera a Monsignor Graziani

  

Rev.ma Eminenza,
sono Federico Cerminara, dell’Eos Arcigay Calabria, una realtà che si occupa ormai dal 2001 della tutela dei diritti degli omosessuali.

Ho appreso che proprio qualche giorno fa si è tenuta a Crotone, città dalla quale provengo, una manifestazione a favore della famiglia tradizionale. Sarebbe scontato che io Le scrivessi per esprimere il mio disappunto sui toni che la manifestazione ha assunto, invece La vorrei invitare a qualche riflessione sul fondamento morale delle coppie omosessuali.

La chiesa infatti è quella istituzione che ha come punti cardine l’amore e il perdono. E’ di ieri la notizia diffusa dai media dell’incontro che il Santo Padre ha concesso ai giovani detenuti, esaltando di fatto amore e perdono. E’ evidente quanto mi appaia strano che tali sentimenti non siano estesi alle persone come me, le quali per amore, solo per amore, hanno subito e subiscono ancora tanto. Se il collante di una relazione tra persone dello stesso sesso fosse la sola attrazione fisica, sarei d’accordo con l’atteggiamento della chiesa, ma ciò che spinge due persone dello stesso sesso a richiedere un riconoscimento del proprio status è l’amore. Una chiesa così caritatevole non può non riconoscere un sì forte sentimento.

Ancora più grave, in una terra come la Calabria, nella quale è forte il senso di convivialità, nostro punto di forza, e di apertura verso l’altro. Ciò che veramente mi preoccupa è che un ragazzo gay, cattolico, credente, che si vede rifiutato dalla chiesa privo degli strumenti mentali per resistere a tale situazione, spesso, troppo spesso, sentendosi un diverso incorre in un peccato assai più grave e che purtroppo nessuno in terra può perdonare. Quanti suicidi, tentati o riusciti, si sono verificati in questa terra perché la gente, la società non accettava il sentimento “diverso” che un giovane prova verso un altro giovane. Una chiesa che predica quotidianamente l’amore per la vita, non può che professarlo, quindi sarebbe auspicabile rinunciare alle posizioni tenute da secoli per convinzione radicale, e intraprendere la strada dell’ascolto e dell’accoglienza. In una terra come la Calabria che ha visto morire a causa del fenomeno mafioso tanti innocenti, non si può continuare a mietere vittime solo a causa di una diffusa indifferenza verso chi soffre.

Essere omosessuale significa solo sviluppare una diversa modalità di relazionarsi con l’altro, il cui fondamento resta l’amore per il prossimo, l’omofobia è invece l’atteggiamento di chi riversa un odio infondato verso i gay credendoli mostri, persone reiette, da emarginare. Vorrei dirle tante altre cose in questo giorno in cui si festeggia San Giuseppe e in cui la società civile festeggia la festa del papà. Preferirei che fosse l’atteggiamento di un vescovo ovvero l’atteggiamento di chi, anche se con autorevolezza, è pronto ad ascoltare le ragioni di quel figliol prodigo che vuole essere compreso e ascoltato e accolto nella casa del padre.

Con affetto e devozione,
Federico Cerminara


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