Legge antiviolenza anche per i gay, teodem permettendo

  

Forse la comunità gay ce 'ha fatta. Sta procedendo, a piccoli passi, in Parlamento il pacchetto antiviolenza in difesa di donne, omosessuali, minori e anziani. ' la prima volta che 'Italia discute di riforma del codice penale a tutela dei gay.

Ora il disegno di legge è in fase di discussione in commissione Giustizia a Montecitorio, dove a luglio sono terminate le audizioni dei deputati membri. A settembre ricominceranno i lavori con il voto in commissione per decidere il testo da presentare al vaglio delle camere, che faranno le successive modifiche. «Ho proposto di partire – spiega Franco Grillini di Sinistra Democratica – utilizzando come testo base quello del governo che sembra esaustivo. Parla di violenza in tutti gli aspetti contro le minoranze». Il ddl, che è stato elaborato dai ministri Pollastrini, Mastella e Bindi, prevede in effetti un progetto articolato basato su più livelli: misure di sensibilizzazione e prevenzione contro la violenza in famiglia, di genere e contro le discriminazioni; riconoscimento dei diritti e tutela penale delle vittime di violenze.

Chi ha avuto un ruolo rilevante nella stesura del testo è il ministro della Giustizia Clemente Mastella che, accantonati i «dissapori» con la comunità omosessuale sui diritti civili, ha proposto una modifica del sistema giudiziario con 'estensione del decreto Mancino sul'odio e 'istigazione razziale anche alla minoranza gay.

Il comportamento del Guardasigilli rassicura Grillini, che si dice convinto che il pacchetto passerà in Parlamento: «'importante è che si approvi il provvedimento in toto». Infatti 'è il pericolo che venga data, sotto la pressione dei cattolici del'Unione, la corsia preferenziale alla parte relativa alla violenza sulle donne, per far cadere poi nel dimenticatoio il resto del ddl. Questo è il timore di Aurelio Mancuso, presidente del'Arcigay, che si preoccupa non poco «del'effetto teodem al Senato». «Visti i precedenti – spiega – il problema non è alla Camera ma a Palazzo Madama. Mantengo quindi ampia diffidenza, pur essendo consapevole che se il provvedimento dovesse passare si riaprirebbe per noi un dialogo con il governo».

Nel merito del ddl si dichiara, pur con qualche riserva, soddisfatto: «Abbiamo u'urgenza tale di difendere la nostra incolumità fisica che è da giudicare positivamente. Riempie un vuoto giuridico». Però sui tempi di approvazione è già scontro. 'Arcigay chiede che venga data una corsia preferenziale, in quanto «provvedimento urgente», ma 'impressione è u'altra. Se tutto va bene il testo verrà messo al voto della Camera non prima di dicembre e poi dovrà passare sotto le grinfie del Senato. Un iter che potrebbe durare anche un anno. Intanto anche le associazioni di donne guardano con interesse al pacchetto, non risparmiando critiche.

«Si è lavorato – afferma Donatella Linguiti, sottosegretaria al ministero delle Pari opportunità – soprattutto sulla repressione e non sulla prevenzione». In effetti nel ddl sono stati solo accennati due punti importanti: il facilitare 'emersione del problema e la formazione degli operatori che prestano soccorso alla donna.


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