Trenta ore di lezione distribuite nell’arco di un semestre per approfondire «l’idea di cultura che si è venuta consolidando sulla scia dei Cultural Studies anglosassoni. Privilegiando, a partire dalla storia della sessualità di Michel Foucault, l’analisi del binomio letteratura-omosessualità».
Un corso ideato dal prof. Raul Mordenti. «Dopo aver letto il mio libro — spiega Gnerre — L’eroe negato (Baldini & Castoldi, 2000), il prof. Mordenti mi ha proposto un corso sulla letteratura del Novecento in chiave gay.
Nei corridoi dell’università, dopo aver parlato con alcune ragazze che gli chiedono consigli su prossime tesi di laurea, Gnerre si lascia andare: «Anche per me — confessa — è stato emozionante, le prime volte, parlare di questi temi in ambito accademico». Gnerre ha già tenuto dal 2001, per due anni consecutivi, corsi di cultura gay. «Ma quest’anno — osserva orgoglioso — c’è più coinvolgimento da parte dei ragazzi. Alcuni di loro non nascondono il proprio orientamento omosessuale. Prendono parola con più determinazione».
A lezione, partendo da Foucault, si discute anche di sessualità più in generale e si decostruiscono le basi dei tabù più radicati nella nostra cultura. «Io vorrei — propone candidamente Gnerre — che si creassero nuovi tabù: quello della guerra, tanto per cominciare…».
Nella sua abitazione romana, nel quartiere “Piramide”, Francesco Gnerre ha pilastri e pareti di libri. «Vivo in compagnia di un gatto», dice sorridendo. Lo accarezza, ci gioca. Ci accomodiamo su un divano e parliamo delle difficoltà che hanno ancora oggi gli studenti che vogliono approfondire quelli che gli anglosassoni definiscono gay studies e che nel nostro Paese fanno timidamente capolino, ma soprattutto delle difficoltà a trovare docenti pronti a incoraggiarli.
Il pensiero va agli anni Sessanta, all’Università “La Sapienza” di Roma, quando il giovane Gnerre, laureando in Lettere, desiderava scrivere la sua tesi sul personaggio omosessuale nella narrativa del dopoguerra. «Ma il prof. Debenedetti — ricorda Gnerre — che si era dichiarato disponibile, morì l’estate seguente alla mia richiesta. “Vediamoci ad ottobre — mi aveva detto — e ne riparliamo”. Il prof. che prese il suo posto, invece, non volle proprio sentirne parlare. Mi laureai in Lettere in maniera un po’ frustrante perché non avevo fatto quello che volevo. Poi mi iscrissi a Sociologia e portai avanti il mio vecchio proposito».
Da allora Gnerre non ha mai più smesso di scrivere. La tesi di laurea in Sociologia della letteratura con la prof. Graziella Pagliano è stata pubblicata, con poche semplificazioni, nel 1981. Gnerre ha poi insegnato Lettere in un liceo romano, ha scritto libri scolastici e ha collaborato a periodici italiani e stranieri. «Per molti anni ho curato la rubrica dei libri per “Babilonia”».
In questi giorni esce il suo nuovo libro, Noi e gli altri. Riflessioni sullo scrivere gay (Il Dito e la Luna, 2007), scritto insieme a Gian Pietro Leonardi, dottorando in letteratura anglo-americana presso l’Università “La Sapienza”, una serie di riflessioni sulla letteratura gay a partire da ventiquattro interviste ad alcuni dei maggiori scrittori gay contemporanei di diversa nazionalità. «Perché gli scrittori — conclude Gnerre — possono assumere un compito speciale: quello di creare un immaginario nuovo grazie alle caratteristiche intrinseche alla Letteratura. Che precorre i tempi. Che anticipa mondi possibili e impossibili. Che ci permette ancora di sognare».
(Pasquale Quaranta, 18 settembre 2007)
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L’intervista sarà trasmessa il 23 febbraio 2008 su Sky Canale 916.