Matteo, martire del pregiudizio

  
Matteo

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COLPEVOLE ' 'ACCETTAZIONE DELL?OMOFOBIA

La Procura di Torino ha archiviato il caso di Matteo, lo studente di 16 anni che il 3 aprile scorso si gettò dal quarto piano di casa sua. Secondo quanto si apprende i giudici non hanno ravvisato reati connessi all’istigazione al suicidio. Nessun colpevole. Può darsi che per l’attuale legislatura alcun insegnante e nessuno studente siano penalmente perseguibile, ma è chiaro che il suicidio è maturato a causa delle continue prese in giro, per il fatto che Matteo fosse troppo bravo a scuola, gentile, educato, ritenuto gay e paragonato ad un personaggio dei reality.

D’altronde la madre, che ha coraggiosamente denunciato cosa era avvenuto, è rimasta sola con il suo dolore, le istituzioni cittadine e il ministero dell’Istituzione l’hanno snobbata, non un gesto di solidarietà, nessuna solidarietà e nessun conforto.

Ciò che colpisce è proprio l’indifferenza e la lontananza di un sistema scolastico che si è subito ritenuto non colpevole, non coinvolto, dove in primo luogo gli insegnanti sembravano non capacitarsi dell’accaduto.

Si tratta di una pagina dolorosa, che genera rabbia e sconforto. Dopo la tragedia di Matteo, sono emersi nuovi casi di bullismo ed omofobia, ma il Ministro Fioroni sembra non accorgersi della gravità della situazione.

Così facendo le istituzioni, le varie componenti della scuola, nei fatti accettano e si rendono complici dell’odio verso il diverso, del bullismo e dell’omofobia. A differenza di tanti paesi europei l’Italia appare impreparata ed indifferente: alcuna seria politica di contrasto è stata per ora messa in campo, mentre migliaia di ragazzi e ragazze soffrono terrorizzati in silenzio.

Ma noi non dimenticheremo mai Matteo, e continueremo a batterci affinché in questo paese sia finalmente approvata una legge contro le discriminazioni, perché siano finalmente rese operative misure concrete nella scuola a difesa dei ragazzi esposti al bullismo.

MATTEO NON ' U'ICONA GAY, MA UN MARTIRE DEL PREGIUDIZIO

Ci addolora profondamente sentire che il Procuratore capo di Torino Marcello Maddalena e il suo sostituto Paolo Borgna accusino le associazioni omosessuali di aver eletto Matteo ad icona gay.

Innanzi tutto perchè le icone gay sono associabili solo a figure allegre e che suscitino gioia di vivere. Seconda ragione perchè i magistrati vedono il dito ma trascurano la Luna.
Ha poca importanza, e noi lo abbiamo sempre detto (un milione di persone presenti al Pride del 16 giugno ci sono testimoni) se Matteo sia stato o meno omosessuale.

Il fatto inconfutabile è che lui è stato individuato come tale da studenti che lo deridevano. ' vero che, come dicono i magistrati, era un ragazzo molto fragile, perchè se è arrivato ad un gesto cosi drammatico come gettarsi dal 4° piano vuol dire che si è affetti dal male di vivere. Forse lui, nella sua fragilità, ha vissuto 'accusa di omosessualità come una macchia gettata addosso dagli altri compagni.

Matteo è semmai un martire del pregiudizio. La scuola in senso lato, non 'Istituto Somelier in senso stretto, devono sentire il peso di questa disgrazia e farsi carico della responsabilità che la società la ha investita per evitare che altri ragazzi facciano come Matteo.

Arcigay ha da tempo dato la propria disponibilità al ministero del'istruzione per lavorare alla prevenzione del fenomeno del bullismo, in particolare quello omofobico, presentando progetti che mirano a stimolare la conoscenza delle diversità e il rispetto reciproco.

Abbiamo richiesto allo stesso Fioroni un incontro per valutare assieme un piano contro il bullismo omofobico. Siamo ancora in attesa di una risposta. La necessità di mettere in campo azioni di prevenzione che permettano ai nostri giovani di conoscersi e di non avere più paura gli uni degli altri è urgente. 'assenza del ministro su questo tema sta diventando pesante per noi e per le troppe coscienze che inerti assistono al susseguirsi di questi fatti.

Se la scuola pensa di far fronte a questa emergenza sociale da sola si sbaglia. Farlo sarebbe un grave errore di presunzione e rischierebbe di danneggiare principalmente gli stessi studenti. La scuola ha bisogno di coinvolgere chi 'omofobia la conosce, chi la combatte da anni e da anni raccoglie centinaia di richieste di aiuto provenienti proprio dal mondo della scuola.

Aurelio Mancuso
presidente nazionale Arcigay


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