«È tutto molto casto, non ci fossero stati i simboli di Arcigay e Arcilesbica poteva essere una festa della Pro Loco». A dirlo non persone qualunque, ma i presidenti nazionali di Arcigay e Arcilesbica, rispettivamente Aurelio Mancuso e Francesca Polo, intervenuti nella sede varesina dell’Arci per presentare “Tutte le facce dell’amore”, la festa che si terrà al Museo del Tessile di Busto Arsizio questa sera, 14 febbraio, San Valentino. Una data scelta non a caso dagli organizzatori, i partiti della sinistra bustocca, per creare dibattito e provocare. E le reazioni non si sono fatte attendere, dal prevosto Claudio Livetti alla consigliera comunale e regionale Luciana Ruffinelli, affiancati da altri alti esponenti del centrodestra cittadino.
Mancuso alla festa ci andrà e con lui dovrebbero esserci alcuni politici del variegato mondo della sinistra. La Polo invece no: sarà a Milano per manifestare contro il blitz della Polizia all’ospedale di Napoli, ma al suo posto sono annunciate rappresentanti dell’Arcilesbica nazionale. La volontà di entrambi è quella di ricacciare indietro le polemiche, ma le stilettate a chi ha soffiato sul fuoco in questi ultimi giorni non sono mancate: «Al prevosto dico di non scandalizzarsi: gli omosessuali ci sono anche all’interno della sua chiesa – ha detto Mancuso -. Sono nascosti, ma ci sono. Lo scandalo non è che si organizzi una festa del genere, ma che ci si stupisca di chi vuole uscire dalla clandestinità, manifestandosi. Arcigay nasce proprio per questo, per offrire reti e opportunità per vivere liberamente e senza ostacoli l’amore, non il sesso e basta. Gli omosessuali ci sono sempre stati, la storia lo dimostra. Le polemiche sono gustose, ma datate: siamo in campagna elettorale, che questi temi siano usati da alcuni partiti non mi stupisce, anche se preoccupa. Certe parole che si sentono in questi giorni sono le stesse usate da regimi del passato».
«C’è una scollatura dalla realtà evidente – commenta Francesca Polo -. I nostri temi sono quelli dei diritti della sessualità, usati troppo spesso dall’ideologia per creare divisioni. Nel nostro libretto “Ci piacciamo” è spiegata la nostra filosofia: parliamo d’amore, l’importante è che ci si piaccia a vicenda. Serve cultura, conoscersi è fondamentale per evitare discriminazioni. Spesso la cosa che disturba non è tanto vedere che esistono gay e lesbiche, ma sapere che siamo felici».
In provincia di Varese non ci sono circoli strutturati di Arcigay e Arcilesbica: fino a fine anni Novanta c’era l’Arcigay, ma è stato chiuso: «Stiamo lavorando per ricostruire una rete», dicono in coro i due presidenti nazionali. Ci sono però tante persone che fanno riferimento alle associazioni, oltre a locali apertamente omosessuali (solo uno però della rete “ufficiale” di Arcigay, il New Flug a Gallarate). Stando ai dati diffusi, gli omosessuali sarebbero circa il 10 per cento della popolazione adulta: «Troppi ancora sono però nascosti, il nostro compito è quello di dare supporto culturale e politico perché i loro diritti siano affermati e garantiti», ha detto il padrone di casa Giuseppe Musolino. Tornando alla festa di San Valentino, l’obiettivo principale è divertirsi: «Pubblicità ne abbiamo avuta fin troppa – chiosa Mancuso -, speriamo riesca bene e che ci sia tanta gente, san Valentino o san Gaio che sia. Potrebbe essere un’utile occasione per aprire la mente a questa provincia, anche se la situazione in giro per l’Italia è tutt’altro che rosea. Rispetto al Pride di tre anni fa, all’“Un Pacs in avanti” che ha colorato le strade di Roma, l’orizzonte dei diritti si è allontanato moltissimo».