L’importanza dei comportamenti

  

Come correttamente ricordato di recente anche dal Ministro della Salute, in Italia le persone omosessuali possono donare sangue ed emoderivati.

Se, infatti, i protocolli ministeriali emessi nel 1991 prevedevano che tutti i rapporti omosessuali rappresentassero motivo valido di esclusione – o meglio, deselezione – dalla donazione, con il DM 26 gennaio 2001 – a firma Veronesi – è stata introdotta, in conformità con la normativa europea, la deselezione, anche temporanea, di quei candidati donatori che abbiano avuto comportamenti sessuali ad alto rischio di trasmissione di IST – Infezioni Sessualmente Trasmesse. Ne sono esempi i rapporti sessuali anche occasionali con persone non conosciute, con persone affette da IST, con persone tossicodipendenti, con persone dedite alla prostituzione, etc.

Oggi, quindi, la deselezione del candidato donatore non può più essere decisa soltanto sulla base del suo orientamento sessuale, ma si deve valutare, indipendentemente dal fatto che egli sia eterosessuale, omosessuale o bisessuale, se i suoi comportamenti sessuali comportino per lui un effettivo aumento del rischio di trasmissione di infezioni, quali quella da HIV, l’epatite B e l’epatite C.

Nonostante ciò, presso alcuni centri trasfusionali italiani tutti i maschi che fanno sesso con maschi vengono deselezionati a priori dalla donazione, poiché considerati di per sé esposti ad un maggiore rischio di trasmissione delle IST, indipendentemente dalla modalità con cui essi hanno rapporti sessuali (comportamento sessuale).

Riteniamo che questo modo di procedere, oltre a non essere conforme alla normativa vigente e a non garantire un significativo aumento del livello di sicurezza delle donazioni, testimoni semplicemente una scarsa conoscenza della effettiva variabilità dei comportamenti sessuali all’interno della popolazione LGBT, pari a quella riscontrabile in quella eterosessuale.

Proprio per questo motivo, i casi di deselezione alla donazione non conformi alla legge devono essere fermamente combattuti in primis con le armi del dialogo e del confronto e, se necessario, per via legale, cercando di ottenere il rispetto della normativa vigente e l’applicazione di omogenei criteri di selezione dei candidati donatori su tutto il territorio nazionale. E’ necessario, inoltre, continuare, con l’aiuto dei circoli locali, a cercare di identificare le future irregolarità nelle procedure di selezione dei donatori e mantenere su questo tema il dialogo aperto con i diversi enti competenti.

Marco Bo
Referente Arcigay per donazioni di sangue, trasfusioni e trapianti
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