Negare Piazza San Giovanni è una provocazione

  

Come l’anno passato, quando il Pride romano era nazionale, le associazioni romane lgbt che promuovono l’evento, hanno deciso di concludere la manifestazione nella stessa piazza.

Com’è possibile che a soli dieci giorni dalla parata cittadina improvvisamente si neghi un diritto sancito dalla Costituzione?

Se com’è stato riferito ciò è dovuto al fatto che all’interno dei palazzi Lateranensi si tiene durante la giornata un Convegno internazionale, con un concerto conclusivo dentro la Basilica, ciò si prefigurerebbe come un’inutile ed incomprensibile provocazione politica. Infatti, cosa c’entra il Pride con un Convegno clericale? Quali problemi d’ordine pubblco, potrebbero sorgere tra una parata che sfila nelle vie di Roma e si conclude nella serata nella storica piazza e un’iniziativa della gerarchia cattolica dentro le mura della Basilica?

Esprimiamo la nostra solidarietà e chiediamo al Ministero degli Interni di garantire il regolare svolgimento, così come autorizzato l’11 aprile, della manifestazione a Roma con la conclusione in Piazza San Giovanni e, di tutti gli altri Pride previsti in questo periodo, da quello concomitante a Milano del 7 giugno a quello nazionale di Bologna del 28 giugno.

Aurelio Mancuso, Presidente nazionale Arcigay


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