Tutti i colori di Bologna

  

La Repubblica – Bologna

Le famigliole con la macchina fotografica

MICHELE SMARGIASSI

Paura, non fanno. Sulle aiuole di Porta Lame ci sono famigliole con bambini, le bici attaccate al palo. Disgusto, nemmeno: ai bordi del viale tutti hanno la macchina fotografica, sono venuti apposta. Aspettano la parata come un diversivo dall´afa di un sabato pomeriggio.

A Bologna il Gay Pride lo accolgono così. E da Bologna il Gay Pride si fa un po´ contagiare. Tutto questo esibizionismo poi dove sarà? Una dozzina di drag queen in paillettes e velette, qualche mascherata da carnevale (un paio di angeli con le alucce, una finta suora, due spose barbute). Zero tenute sadomaso, nessun nudismo, certe immagini di passati Pride non si vedono nel caldo pomeriggio bolognese, saranno un po´ delusi quelli delle macchinette fotografiche, e se ci sono centinaia di ragazze in reggiseno è per via della temperatura e non della provocazione. Fatti i conti, il cronista conta meno transessuali in tenuta da lavoro che bambini (una ventina) sul trenino-nursery dei "figli di famiglie gay", un trenino coi palloncini, le canzoncine dello Zecchino d´Oro e il cartello "è l´amore che fa una famiglia" che andrebbe bene anche al Family Day.

E questo corteo più che una provocazione di esibizionismo sessuale è un Family Gay, una gita scolastica, coriandoli, gavettoni, mascherate e canzoni da Sanremo. I poliziotti precedono il corteo passeggiando rilassati e chiacchierando di carriera e stipendi. Tanto dietro sono tranquilli come un corteo dei pensionati Cgil. Pensate un attimo a cinquantamila ultras del calcio in giro tutti assieme per Bologna un sabato pomeriggio.

Persino troppo tranquilli, per essere una categoria di italiani che si sentono dire sempre di no. Che votano politici che non rispettano le promesse. Che da anni chiedono e non ottengono, adulti consenzienti e innocui che si sentono accusati dalla Chiesa di «inficiare ogni rapporto sociale» più spesso di quanto non se lo sentano dire i mafiosi.

Davvero, c´è da stupirsi che a passare il segno dell´oltraggio, in tutto il corteo di ieri, siano stati sono un paio di coretti sui nostri santi patroni in stile osteria-numero-uno, uno striscione beffardo («Meno Ruini e più… «, immaginare la rima), una maglietta anti-Ratzinger e poco altro. In quest´Italia incattivita e feroce, per trovare qualche slogan divertente bisogna venire al Pride: «La Madonna di Pompei vuole bene pure ai gay».

Forse quest´anno non sono riusciti a trovare un nemico. Come Bersaglio, la ministra Carfagna è fin troppo facile: per obbedire alla sua richiesta di essere più educati, i soci di un intero circolo gay di Milano sono venuti al Pride in cravatta (direttamente sulla canottiera, ma c´è caldo), in cambio issano un cartello dove la ministra compare ancora nelle sue passate (scarse) vesti di ragazza calendario, «Carfi te la sbattiamo in faccia noi la… cravatta».

Ti aspetteresti più ferocia contro il Pd che non ha mantenuto la promessa dei Dico, invece c´è uno striscione che grida «Dall´Europa siamo fuori, e non solo ai rigori», sottotitolo «sinistra infortunata». Il leader del Pd, il partito che nel corteo c´è e non c´è, se la cava con un «Veltroni dì qualcosa di gay».

Del resto, in questa manifestazione gay mai così "sindacale", slogan e cartelli sui matrimoni gay li cerchi inutilmente nel fiume di gente, le rivendicazioni concrete sembrano sparite, è come se di fronte alla frustrazione delle richieste inevase il movimento sentisse la necessità di tornare ai fondamentali: «Dignità parità laicità» è lo striscione che apre il corteo. «I tempi non sono facili», borbotta l´assessore Libero Mancuso. «Contro il movimento gay un enorme peccato d´omissione», giudica Niki Vendola.

Coriandoli per terra, lattine, cocci di vetro e altro lavoro per Hera, poi un po´ di fotografie nelle macchinette dei bolognesi: è tutto quel che rimarrà del Gay Pride? Chissà se anche i glbt (gay lesbiche bisex trans) perdono la pazienza.

«Il tempo della nostra gentilezza è finito», annuncia dal palco Aurelio Mancuso, il presidente nazionale di Arcigay. «La lamentazione è finita, torneremo nelle nostre città a dare battaglia». Il 18 e 19 ottobre, ondata di matrimoni autogestiti in tutte le città. «La delega è finita»: anche quella, turbolenta ma in fondo fedele, finora regalata alla sinistra. Nel corteo, a parte forse Vendola, non c´erano politici di primo piano, a parte quelli con un luminoso futuro già dietro le spalle.

«Sono il massimo esponente che il Pd poteva mandare a questo corteo», ammette con mirabile sincerità Vittoria Franco, ministro ombra del governo ombra. Simpatizzare con i gay non è più di moda, e rischia di far arrabbiare i vescovi. Un circolo gay di Lecco ha aggiunto un´altra lettera all´acronimo impronunciabile che definisce l´universo omosex: glbts, dove la S sta per «simpatizzanti». Ma è troppo ottimista. Niente S nei discorsi ufficiali. «Popolo glbt sollèvati dalle Alpi alla Sicilia, fai sentire il tuo potente messaggio d´amore», grida ancora Mancuso in un ultimo irrefrenabile trasporto lirico per coprire, forse, l´amarezza di chi ha capito che adesso bisogna fare tutto da soli, e magari passa anche la voglia di ridere.

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Repubblica.it

La manifestazione nazionale a Bologna in concomitanza con quella di Berlino. Sfilata di carri, musica e danze. "Laicità, parità, dignità" le parole d’ordine
Gay pride, l’orgoglio dei 200 mila
"Il Pd è assente". Invece no. Vendola (Prc) e Grillini (Ps) rimarcano le assenze. Concia: "Non è vero". Della Vedova (Pdl): "Lavoriamo insieme per i diritti gay"

CLAUDIA FUSANI

Vladimir Luxuria
ha messo via il tailleur, per un pomeriggio, ed è tornata drag queen con una tiara papalina in testa, la scritta "no angel" e un mini bianca al posto della gonna. Sentenzia che "ogni tentativo di dialogo con la Chiesa sui diritti gay è inutile". E’ la regina della festa, non c’è dubbio.

Franco Grillini indossa la fascia da sindaco con i colori però dell’arcobaleno ed è un po’ emozionato quando il fiume del corteo si ferma a Porta Saragozza per rendere omaggio al Cassero, il primo Centro di cultura omosessuale in Italia: "Era il 1982, ventisei anni fa e sono uno dei pochi di quelli che lo hanno inaugurato ad essere ancora vivo". Paola Concia, deputata del Pd, è felice come una bambina che non riesce a trovare le parole dalla gioia: "E’ allegro, bello, felice, soprattutto enorme, da tre ore sto camminando dalla testa alla coda del corteo, avanti e indietro per partecipare a questa gioia e non perdere neppure una di queste splendide immagini".

Decine di carri (31), migliaia di persone, lotta di numeri, 200 mila per organizzatori, più prudente la questura. Lo striscione d’apertura con tre parole d’ordine: "Laicità, parità, dignità". Una comunità che c’è, esiste, cerca cittadinanza mentre si sente messa da parte un po’ da tutti.

Manifestazione nazionale. Gay pride 2008. L’Italia gay e lesbica scende in piazza a Bologna, manifestazione nazionale che raccoglie e comprende le quattro locali (Roma, Milano, Biella, Catania). Altre centinaia di migliaia sfilano contemporaneamente nelle strade di Berlino, Parigi, Sofia, Gerusalemme.

Il corteo nazionale bolognese arriva dopo le polemiche per quello romano a cui il ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna aveva tolto il patrocinio. "Carfy, te la sbatto in faccia la cravatta" si legge su un cartello. Il ministro infatti aveva chiesto un Pride più serio e meno appariscente, "in giacca e cravatta". Ma al di là di slogan e cartelli la polemica politica corre lungo tutto il serpentone del corteo. Si attacca l’assenza del Pd e si accusa la Pdl di aver cancellato dall’agenda politica parlamentare ogni disegno di legge che riguarda diritti e pari dignità per la comunità gay.

Carri, canzoni, travestimenti: comincia la festa. L’orchestrina che suona "Rosamunda…", le bandiere arcobaleno, striscioni e cori. Il corteo parte puntuale alle 14.30 sotto un caldo torrido da piazza Ravegnana. Sono in migliaia ma in effetti, data l’ora e la temperatura, non così tanti. Lo striscione di apertura recita "laicità, parità, dignità", lo tengono su Vladimir Luxuria, ex deputata di Rifondazione, Marcella Di Folco, presidente del Mit, Emiliano Zaino, presidente del Cassero, Sergio Lo Giudice e Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay.

C’è anche Vittoria Franco, il ministro ombra del Pd per le pari Opportunità. Presente Alfonso Pecoraro Scanio. Assente il sindaco Sergio Cofferati che però in mattinata ha ricevuto gli organizzatori e ha deciso di intitolare una strada a Stefano Casagrande, uno che ha significato tanto per la comunità omosessuale bolognese prima di morire otto anni fa. Dopo circa un’ora il corteo raggiunge i giardini Margherita dove attendono i carri allegorici (uno si rompe di lato, due ragazzi cadono ma nulla di grave). In coda lo spezzone queering bo, dei centri sociali e collettivi bolognesi, distribuisce un "pacchetto sicurezza" contenente un preservativo, una pillola del giorno dopo (finta), due cannucce "sniffa-pulito" e una galaxy-card per, recita il volantino, "viaggiare, fermarsi, godere e condividere pari diritti in tutti i paesi del mondo".

Botta e risposta Vendola-Concia: "Il Pd è assente"; "No è falso". Ma il Pd c’è o non c’è al Gay pride? Dipende dai punti di vista, come sempre. E dipende da quanto e come si voglia mettere alla prova la convivenza tra le tante anime del Pd. Uno striscione dice: "Veltroni dì qualcosa di gay…". Ma il segretario è impegnato con gli ecodem. I fatti sono che Vittoria Franco, ministro ombra del Pd per le Pari Opportunità, apre il corteo, sorregge lo striscione di apertura, si guarda intorno e dichiara: "Mi sento a casa mia, Bologna sa esere molto accogliente e tutto il corteo è molto sobrio smentendo chi accusa i Pride di essere inutilmente folkloristici". Soprattutto, aggiunge il ministro ombra, "ci sono qui oggi molte persone per sostenere il principio della parità dei diritti tra tutti i cittadini". Perché, contrariamente a quello che dice il ministro Carfagna, "i gay hanno bisogno di sostegno per i loro diritti, sono ancora discriminati".

Il Pd schiera anche la deputata Paola Concia. Ma Franco Grillini – ex ds, poi socialista – leader storico dei gay e molto amico della deputata, le fa osservare che "di dodici deputati del Pd eletti tra Bologna e l’Emilia neppure uno è presente". Come se non bastasse ci si mette Nichi Vendola a rimarcare le assenze: "Il Pd non c’è" dice riferendosi ai big, ai leader. "Ed è un peccato perché qui oggi c’è una magnifica energia per ripartire con le battaglie di libertà in un momento in cui nel paese soffia un forte vento di intolleranza". Di sicuro, senza nulla togliere al ministro ombra, Veltroni, Bersani o altri avrebbero avuto qualche problema a spiegare male la loro presenza al Pride alla componente teodem del partito. Paola Concia non ci sta: "Se bisogna fare polemica per forza… Il Pd ha qui un suo ministro e la sottoscritta. E poi, se bisogna dirla tutta, perché la Sinistra democratica ha organizzato il suo congresso proprio in coincidenza con il Pride che si tiene il 28 giugno da vent’anni?".

Alleanze in nome dei diritti. Il Pride di oggi registra connivenze anomale ma interessanti. Tra la folla si muove infatti Benedetto Della Vedova, ex radicale transitato nelle file del Pdl. "Sono qui – spiega – perché un partito che rappresenta il 40% degli elettori (tra cui, senz’altro, una parte importante degli omosessuali italiani) non può restare insensibile alle richieste legittime della comunità gay". Perché non fare subito, ad esempio, quello che altre maggioranza europee del Ppe come Spagna, Francia e Germania hanno già fatto "come il pieno riconoscimento giuridico delle convivenze omosessuali"?. Un appello raccolto dalla Concia, "dobbiamo unirci non dividerci, non ha senso, è dimostrato". Dialogo e proposta bipartisan sui diritti gay. "Il Pride di oggi è bello perchè c’è tanta politica e non ci sono partiti" osserva finemente Grillini. Provarci. E perché no?

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Corriere.it

Luxuria star del Gay Pride bolognese
L’ex deputato: «Siamo venuti a colorare questa città». Cofferati: dedicheremo una via a Stefano Casagrande

BOLOGNA – È Vladimir Luxuria la regina del Gay Pride nazionale, la cui manifestazione quest’anno si è tenuta a Bologna. La cerimonia si è aperta con un serpentone di bandiere arcobaleno aperto da un’orchestrina che suona «Rosamunda». Luxuria, con tanto di una coroncina in testa e un gonnellino bianco, davanti a tutti. Poco distante lo striscione con le tre parole d’ordine: ‘Dignità, parità, laicità’.

E poi Aurelio Mancuso, presidente nazionale di Arcigay, Marcella Di Folco, leader del Movimento transessuali italiani (in mise nera in segno di lutto, come ha spiegato lei stessa) e l’ex deputata del Prc. «Avevano previsto una Bologna grigia e nuvolosa, siamo venuti a colorare questa città» ha spiegato Luxuria. In testa la corona con scritto ‘No angel’. «Perché, meno male, non sono un angelo» ha spiegato. Presenti anche Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, Vittoria Franco, ministro ‘ombra’ del Pd per le Pari opportunità, e Sergio Lo Giudice, presidente onorario di Arcigay.

Tanti i cartelli a favore della laicità e uno rivolto alla Carfagna: «Carfy, te la sbatto in faccia la cravatta», che allude all’invito rivolto dal ministro a un Pride meno appariscente, ‘in giacca e cravatta’. Secondo gli organizzatori i partecipanti sono almeno 200 mila, la stima della Questura è di 6-7 mila presenti.

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LaStampa.it

Gay Pride per "dignità, parità, laicità"
Sfilate oggi a Bologna, Parigi, Berlino, Sofia e Brno

"Dignità, parità, laicità". Questo chiede il Gay Pride, che ha sfilato oggi per le strade di Bologna. Erano attese 30 mila persone, secondo gli organizzatori ce n’erano 200 mila.

Il Gay Pride viene festeggiato oggi non solo a Bologna, ma anche a Parigi (in 400 mila), dove calciatori, poliziotti e autisti di autobus si sono uniti alla massa di bandiere arcobaleno che hanno sfilato lungo le strade di Parigi in una delle più grandi manifestazioni del Gay Pride in Europa – parola d’ordine quest’anno la «lotta alle discriminazioni gay nelle scuole», a Berlino (in 500 mila), con la 30ma sfilata in memoria del Christopher Street Day per la prima
volta partita dalla parte orientale della città tedesca, Sofia (Bulgaria), dove la polizia bulgara ha arrestato una sessantina di estremisti di destra che hanno lanciato una bomba molotov, sassi e uova contro la prima sfilata del Gay Pride mai organizzata in Bulgaria, e Brno, nella Repubblica Ceca, dove militanti dell’estrema destra hanno cercato di disturbare la sfilata costringendo ad intervenire le forze dell’ordine.

Peraltro a Bologna un ragazzo ed una ragazza che erano sopra un camion-carro del Gay Pride sono caduti durante il percorso. Secondo una prima ricostruzione, una delle sponde su cui erano appoggiati in piedi insieme ad altri, si è aperta e i più vicini sono caduti a terra. La giovane, di Modena, è stata portata in ospedale da un’ambulanza; le sue condizioni non sono apparse gravi ed è rimasta cosciente. Il camion ha ripreso il proprio percorso.

"Oguno a modo suo ha preso parte al Gay Pride italiano 2008. Colorati, orgogliosi, divertenti, ironici, dissacranti, riflessivi, eleganti, e soppratutto… sudati. Il diluvio improvviso di ieri sera non ha placato il caldo di oggi. Ma pioggia e afa non hanno tuttavia scoraggiato i 200 mila partecipanti – ne erano attesi 30/50 mila – che hanno invaso i viali di Bologna" scrive www.gay.it

"Davanti a chi non ti riconosce ne’ nella tua dignita’ ne’ nei tuoi affetti personali cercare il dialogo e’ tempo sprecato" ha dichiarato l’ex parlamentare di Rifondazione Comunista, Vladimir Luxuria, durante il Gay pride a chi gli chiedeva riguardo ad un possibile dialogo tra la Chiesa e i movimenti per i diritti degli omosessuali. Luxuria ha ribadito che "si dialoga con persone disposte ad ascoltare". E non ha pero’ escluso una apertura ed un confronto con i cattolici. Luxuria non ha poi risparmiato critiche all’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, in merito alle sue recenti dichiarazioni sull’omosessualita’: "E’ preoccupante – ha detto l’ex deputata del Prc – definire ‘socialmente pericolose’ le unioni omosessuali. Non vorrei fosse un segnale che la curia stia mandando al Governo per far pensare che queste manifestazioni siano socialmente pericolose. Non vorremmo finire anche noi con i polpastrelli macchiati".

I partecipanti del Gay pride con in testa il socialista Franco Grillini e la stessa Vladimir Luxuria si sono fermati davanti alla sede del Cassero storico locale per omosessuali di Bologna, e hanno anche reso un tributo alla lapide dei caduti durante in nazifascismo vicino a Porta Saragoza, lungo i viali del capoluogo emiliano.

A Sofia
un centinaio di attivisti gay hanno marciato attraverso le vie centrali di Sofia per protestare contro la discriminazione degli omosessuali, che spesso in Bulgaria si trasforma in atteggiamenti ostili e violenti. Un estremista di destra ha lanciato una bomba Molotov vicino ai manifestanti, mentre altri lanciavano uova, sassi e alcuno era armato di bastoni: «Nessuno si è fatto male e 60 persone sono state arrestate», ha detto un portavoce della polizia. Gruppi religiosi e di estrema destra avevano chiesto alle autorità di vietare il Gay Pride. Il leader della Chiesa ortodossa bulgara ha definito «immorale e peccaminosa» la marcia e il Gran Mufti musulmano ha definto l’omosessualità «una malattia». Il premier bulgaro Serghei Stanichev aveva detto ieri di «accettare le persone di diverso orientamento sessuale» ma «di non approvare la rivendicazione di tale orientamento».

Isabella Bertolini
, parlamentare del Popolo delle Libertà, commentando la manifestazione del Gay Pride di Bologna, ha detto: «Una manifestazione, inutile, con una partecipazione al di sotto delle attese e controproducente per gli stessi interessi degli omosessuali».
«Gli eccessi verbali e comportamentali che lo contraddistinguono, rendono il gay pride un
evento sgradevole intriso di una cultura settaria e di risentimento verso coloro che non si piegano alla logica dei capricci elevati a rango di presunti diritti – ha aggiunto – I soliti slogan che ossessivamente hanno contraddistinto anche il gay pride di Bologna di quest’anno lo testimoniano». «Una sfilata carnevalesca con tanto di messinscena di un ’matrimoniò tra due uomini trasforma il tutto in una barzelletta e si ritorce come un boomerang contro la causa omosessuale. – ha precisato – Respingiamo quindi al mittente la richiesta di poter accedere al diritto di adottare bambini e la proposta di legalizzazione del matrimonio gay. Crediamo nella famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna, come sancito dall’art. 29 della Costituzione italiana».

«L’ordinamento già riconosce moltissimi diritti ai conviventi dello stesso sesso – ha proseguito la Bertolini – Nel caso vi siano lacune, c’è la disponibilità a valutarle ed eventualmente a colmarle con gli strumenti che il codice civile mette a disposizione dei cittadini. Vogliamo però essere ben chiari e ribadire la nostra ferma contrarietà a qualunque tipo di riconoscimento pubblico per le coppie gay. Gli agitprop delle comunità omosessuali e non solo se ne facciano una ragione – ha concluso – Con il centrodestra maggioranza in Parlamento per questa legislatura la cosa è morta e sepolta».

«La Bertolini parla del Gay Pride senza esserci stata, lo si capisce dalle sue dichiarazioni», ha replicato Anna Paola Concia alla parlamentare del Pdl . Il Gay Pride «è stato bello, gioioso,
carico di messaggi positivi», ha sostenuto la Concia. «Non si può parlare di diritti stando seduti nel salotto di casa. Basta con inutili polemiche, basta con il ritornello dei diritti inutili. La destra italiana, Bertolini compresa – ha concluso Concia -, deve capire che governare un paese non significa fare solo leggi per Berlusconi, ma per tutti i cittadini, anche per gli omosessuali».

(Foto di Fabrizio Calzaretti – Lo striscione del BolognaPride di fronte alla sede Arcigay in Via Don Minzoni)


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