Cari e care,
Per la felicita’ delle mie amiche lesbiche, oggi mi sono dedicato, fra le altre cose, al taglio dei piselli come sistema di prevenzione :-)
La conferenza che ho seguito oggi aveva il titolo Cut or not cut?
Chissa’, visto che la maggior parte delle nuove infezioni fra le donne e’ causata dagli uomini, mi sono detto, magari tagliano il pisello ai sieropositivi cosi’ non ci pensiamo piu’.
Passando attraverso ad un’altra coloratissima ed emozionante manifestazione di attivisti per i diritti delle persone sieropositive al grido di global rights now, mi sono diretto alla sala dove e’ stato affrontato un argomento sul quale ultimamente molto si discute: la circoncisione maschile come tecnica di prevenzione del rischio di trasmissione dell’HIV.
E’ stata anche mostrata una pubblicita’ della circoncisione fotografata per strada in Africa. Evidentemente e’ qualcosa che ha suscitato interesse nella comunita’ scientifica, sollevando nel contempo una serie di problemi di carattere culturale e politico.
Si stima che circa il 30% degli uomini del pianeta sia circonciso, circa 700 milioni.
La conferenza e’ incominciata con la presentazione di uno studio condotto in Africa (Uganda, Sud Africa e Kenya) che dimostra che laddove la circoncisione maschile e’ praticata nella misura di oltre il 80% degli uomini attivi sessualmente, la trasmissione del virus da donna (HIV+) a uomo (HIV-) avviene meno di frequente (circa il 50/60% in meno).
Lo studio pero’ e’ relativo alla trasmissione da donna (HIV+) a uomo (HIV-) e dice esplicitamente che non ci sono studi sugli MSM, chiarisce da subito che riduce le probabilita’ ma non e’ uno "scudo" contro l’HIV da usarsi in alternativa al preservativo e che non ci sono studi su una eventuale protezione per le donne.
Anche se si e’ trattato di uno studio randomizzato di tre stati africani, il ricercatore ha ammesso che non hanno idea dell’impatto della circoncisione eventualmente applicata su vasta scala e sul lungo periodo.
Ha fatto presente la possibilita’ di incremento del rischio sessuale (mi circoncido e poi scopo come matto tanto mi infetto… la voglia!).
In conclusione al massimo questa pratica puo’ essere vista come una parte delle possibili azioni che collettivamente intese possono aiutare a rallentare la progressione del virus. Ma in nessun modo puo’ essere presa in considerazione la circoncisione come alternativa al preservativo.
Personalmente ho piu’ dubbi che certezze e non posso togliermi dalla testa le parole di un delegato del Malawi con il quale abbiamo fatto un po’ di chiacchiere in merito, che mi ha spiegato che il suo Paese e’ per meta’ musulmano e quindi la circoncisione e’ diffusissima per motivi religiosi, ma proprio nella parte musulmana del Paese l’incidenza dell’HIV e’ elevatissima.
L’argomento e’ stato affrontato anche sotto il profilo culturale e religioso. Non la faro’ lunga su questo punto ma e’ venuto fuori che per alcune popolazioni africane la circoncisione e’ un rito di passaggio all’eta’ adulta, in qualche caso e’ visto come una sorta di offerta alla divinita’.
Tuttavia, come si evince dai numeri, in Africa non e’ una pratica molto diffusa e si calcola che ci vorrebbero parecchi anni prima di riuscire ad ottenere l’80% previsto dallo studio.
Inoltre cosa piu’ importante le donne non vengono minimamente considerate nel ragionamento, come ha fatto notare una attivista dei diritti civili delle donne, e questo tipo di approccio in Paesi dove le donne sono considerate spesso la causa ultima dell’AIDS, le portatrici dell’AIDS, non e’ davvero il caso di tenerlo eccessivamente in considerazione.
Da ultimo e’ stato fatto notare che anche gli uomini sieropositivi potrebbero essere esposti allo stigma sociale qualora non potessero farsi circoncidere in ragione della loro situazione
immunologica.
In conclusione servono linee guida chiare e poliche atte a limitare la discriminazione e messaggi chiari.
La giornata e’ proseguita con una conferenza su nuovi studi, condotti questa volta anche su MSM negli Stati Uniti, in merito alla famosa profilassi pre-esposizione.
Come sappiamo esiste ed e’ praticata da qualche tempo la profilassi post-esposizione (PEP), che consiste in un trattamento farmacologico a base di antiretrovirali.
Questi studi vogliono valutare la possibilita’ di anticipare il problema ed attivare una profilassi
pre-esposizione (PREP).
Gli studi sono stati condotti principalmente su donne per la trasmissione vaginale, ma anche su un consistente numero di MSM con la risibile spiegazione che la trasmissione rettale funziona diversamente da quella vaginale (e’ cosa nota infatti che le donne non hanno il retto, no?). Comunque grasso che cola, almeno cosi’ siamo direttamente considerati in uno studio clinico :-)
Intendiamoci subito: niente a che vedere con prendo una pillola e vado in disco a sbronzarmi e a scopare senza preservativo, non e’ quello lo scopo dello studio clinico.
Sono in corso diversi studi alcuni dei quali sono abbastanza avanti, uno in particolare dovrebbe fornire i primi risultati entro la fine dell’anno, gli altri nel giro 3/5 anni.
Alcuni studi valutano l’utilizzo topico di gel comprensivi di farmaco antiretrovirale come il Tenofovir, un farmaco antiretrovirale della Gilead se ben ricordo, ed e’ appunto questo che verra’ sperimentato sul sederino di alcuni MSM americani, ed altri studi invece valutano l’assunzione orale di farmaci antiretrovirali in modalita’ particolare.
Come ho detto al momento gli studi sono ancora in corso, nella maggioranza dei casi stanno ancora arruolando i volontari e le volontarie per cui non ci sono risultati ed e’ tutto ancora da vedere, pero’ e’ interessante notare come ci siano ipotesi diversificate allo studio.
Battute e sciocchezze a parte, sottolineo il coraggio encomiabile dei ragazzi e delle ragazze sieronegative che si sottopongono a queste sperimentazioni nonostante il rischio concreto di trasmissione.
Nel pomeriggio ho avuto finalmente modo di girare per la cosiddetta panel exposition dove vengono esposti pannelli con le ricerche effettuate, il método, i risultati e le conclusioni. Alcune ricerche erano molto importante ed interessanti, non moltissime ma alcune ci vedevano direttamente coinvolti per esempio valutavano la frequenza del sesso anale non protetto nelle comunita’ gay di varie parti del mondo (siamo ancora dei bei porcelli). Non ho visto presentata nessuna ricerca sulle donne lesbiche e anche girando per gli stand delle associazioni, solo la Felgt spagnola ha in mostra un paio di champagne lesbiche. Mamma mia che tristezza ragazze. Per la prossima conferenza mondiale dobbiamo porvi rimedio, non credete? La prossima conferenza mondiale sara’ nel 2010 un po’ di tempo ce lo
abbiamo.
Dato di cronaca. Mi consegnano in questo momento il numero dei delegati partecipanti per nazione: sono transitati da qui 161 italiani contro i 404 della Francia (i cui delegati si sono lamentati per l’assenza del loro Governo) e i 613 della Gran Bretagna. Persino il Kenya e’ arrivato con 257 delegati. Vabbe’ abbiamo spazi di miglioramento.
Per chi avesse voglia di approfondire, questi i link:
www.kaisernetwork.org/health_cast/hcast_index.cfm?display=detail&hc=2930
Baci, Sandro