L’ennesimo grave episodio di stupro consumatosi nel carcere di Catanzaro ai danni di un detenuto, rappresenta ancora una volta sintomo di intolleranza e di odio nei confronti di un omosessuale, e suscita senso di profonda indignazione nella coscienza comune.
ABUSARE, VIOLARE, SPEZZARE, DISTRUGGERE un essere umano, quella coscienza, quell’identità ci suscita sdegno più di ogni altra cosa!
Eppure quotidianamente continuiamo con tenacia ad arrampicarci tra i pregiudizi sociali, rimaniamo uniti nella lotta per l’affermazione dei diritti civili e per il riconoscimento delle libertà fondamentali, e non rimarremo di certo inerti di fronte a siffatta brutalità.
Si rimane a bocca aperta per l’orrore ma parole del tipo “disgusto” “degradante” “umiliante” “disumano” “inaudito” si sprecano!
La solidarietà dell’ASSOCIAZIONE ARCIGAY “EOS CALABRIA” e del Centro di Women’s Studies Milly Villa dell’Università della Calabria, nei confronti del giovane per la violenza subita e per le barbarie a cui è stato sottoposto in regime carcerario vuole andare ben oltre quelle parole, con un’azione tempestiva, incisiva e determinante volta al riscatto della sua identità violentata ed al rispetto delle sue condizioni di salute come quelle di tutte le altre persone che hanno avuto a che patire tali simili drammi.
Crimini ed azioni di odio sono perpetuate continuamente e giornalmente nei confronti dei gruppi “minoritari” all’interno della nostra società. Un’ampia proporzione della nostra popolazione, e della popolazione mondiale, viene abusata, minacciata o assalita a causa della propria razza nazionalità gruppo etnico, religione o preferenza sessuale. Senza considerare la vittimizazione delle donne, una categoria che è usualmente, erroneamente, esclusa da quelli che sono considerati i crimini per odio. La radice di molti pregiudizi risiede nella incapacità di tollerare le differenza e coloro che hanno pregiudizi verso un gruppo sono di solito coloro che hanno pregiudizi anche verso altri gruppi.
Conseguentemente esiste una considerevole sovrapposizione fra gli esecutori della violenza a sfondo sessuale contro le donne e gli omosessuali così come contro i gruppi religiosi, etnici o razziali.
La violenza nei confronti degli omosessuali. Ovunque sia essa perpetuata, rappresenta un “crimine di odio”. Il crimine motivato dal pregiudizio o odio verso un gruppo particolare di cui la vittima è presunta esserne membro.
La Violenza contro gli omosessuali è spesso casuale e brutale. Un messaggio potente di odio e intolleranza. Messaggio che viene trasmesso a tutte le lesbiche e gli omosessuali ogni volta che qualcuno è attaccato a causa della propria preferenza sessuale. Ma è un messaggio di odio che dovrebbe spaventare tutti coloro che si sentono di far parte della cosiddetta società civile. Il fatto che poi tale violenza venga perpetuata all’interno delle strutture carcerarie rende la cosa estremamente più grave, essendo indice di una totale indifferenza, superficialità e di mancanza di interesse e da parte di chi quelle strutture le gestisce. Queste considerazioni hanno un’incidenza ancora di più amplificata se si tiene conto che il sistema carcerario ha come obiettivo la riabilitazione e il reinserimento delle “persone” all’interno della società civile, una volta scontata la pena e non l’uso di sistemi punitivi fini a se stessi o volti a soddisfare bisogni brutali di chi queste azioni commette. I politici Italiani parlano costantemente di sicurezza, del problema sicurezza. Ma la sicurezza sembra non essere per tutti. Ci sono categorie e luoghi per cui la sicurezza è un lusso.
La violenza contro gli omosessuali è un problema che si radica all’interno della società italiana. L’omosessualità è ridicolizzata, temuta, disprezzata e circondata dal mito. Mentre molti concordano che la violenza sessuale sia un crimine non accettabile, la violenza nei confronti degli omosessuali non viene percepita nello stesso modo, come se gli omosessuali fossero considerati obiettivi accettabili dalla società. Gli atteggiamenti negativi nei confronti delle lesbiche e degli omosessuali sono la regola piuttosto che l’eccezione.
E così sarà fino a quando l’identità omosessuale continuerà ad essere denigrata, stigmatizzata o negata. Fino a quando di fronte a tali episodi criminali e odiosi chi farà spallucce, chi dirà che il problema è la mancanza di discussione della sessualità delle carceri. Lo stupro è stupro. Da non confondere con il sesso.
Stupro è dominio, odio e sottomissione. Lo stupro è arma di guerra è terrore allo stadio puro è la violenza primigenia che lascia segni indelebili, seppur invisibili, sul corpo e nella psiche di chi lo subisce.
La violenza contro gli omosessuali può essere intesa come una logica, anche se estrema, estensione dell’omofobia che pervade la nostra società ed è questo clima culturale fornisce il supporto ideologico necessario per i diversi atteggiamenti del pregiudizio.
Proprio per questo ci attiveremo affinché vi sia uno specifico intervento legislativo per fermare non solo gli esecutori materiali dei crimini, ma anche tutti coloro che alimentano il retroterra culturale in cui si consumano delitti come questi, con particolare attenzione alla popolazione carceraria.
Senza dimenticare che in quanto Associazione volta a combattere il pregiudizio, la discriminazione e la violenza in ogni loro formalismo, intendiamo sposare appieno i nostri obiettivi dimostrandoci pronti a costituirci parte civile in un eventuale processo penale contro coloro che si sono macchiati di questo ignobile delitto.