Il risultato dolce-amaro delle elezioni USA

  

Per il movimento internazionale LGBT il risultato di questa tornata elettorale negli Stati Uniti d’America genera sentimenti misti. Infatti non si è deciso solo il prossimo Presidente ma sono stati votati anche in quattro stati referendum sui diritti delle persone omosessuali, in tre stati sull’aborto, in uno rispettivamente su eutanasia, cellule staminali e uso terapeutico della mariuana.

C’è la soddisfazione per il successo di Barack Obama. Fa piacere che il prossimo Presidente USA sia favorevole ad una legge forte e comprensiva sulle Unioni Civili per le coppie omosessuali, anche se è contrario al matrimonio. La comunità LGBT statunitense, a differenza di altre, non ne è stata però “sedotta” – resta sempre la sensazione che a livello politico Obama sostenga i diritti LGBT, ma a livello personale il suo sostegno non sia del tutto genuino. McCain è parso a livello personale, forse perché meno religioso di Obama, più tranquillo sul tema, ma riflette la visione del suo partito (nella sua versione più presentabile) sull’argomento: “non è tema per il Presidente ma compete ai singoli stati legiferare e comunque per me il matrimonio è tra un uomo e una donna”.

La posizione di Barack Obama è in realtà la stessa, anche se a differenza di McCain dichiara il suo sostegno alle Unioni Civili – la posizione più “moderata” del fronte democratico, a riprova della “corsa al centro” per vincere le elezioni USA.

Ma è il “tono” della dichiarazione che è diverso e quello che la vittoria di Obama implica. Obama significa liberare la Casa Bianca da otto anni di integralismo religioso bushista, significa la nomina di giudici progressisti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, che possano mantenere o allargare i diritti civili anziché restringerli, significa una maggioranza democratica consolidata alla Camera e al Senato e la possibilità di riaprire i dossier sulla legge contro l’omo-transfobia, il Matthew Shepard Act, quello sul Don’t Ask Don’t Tell nelle forze armate, e forse perfino quello sul Defense of Marriage Act. Il primo era stato bloccato dalla minaccia di veto del presidente Bush, gli altri due sono stati approvati durante la presidenza Clinton, con una maggioranza repubblicana al Congresso e l’appoggio di parte dei Democratici.

D’altra parte se Obama non ha iniziato una storia d’amore con la comunità LGBT (che resta nel profondo sedotta da Hillary Clinton), nemmeno gli “obamiani” sembrano amare molto gay e lesbiche. In Florida, lo stato che si è stato sedotto dalle proposte di
cambiamento di Barack Obama passando dai Repubblicani ai Democratici,
il 62% degli elettori vota per emendare la costituzione dello stato e
vietare i matrimoni tra persone dello stesso sesso. In Arizona, lo stato di McCain, è stata emendata la costituzione dello stato per vietare i matrimoni tra persone dello stesso sesso con referendum (risultato 56% contro 44%). In Arkansas, lo stato di cui è stato governatore Bill Clinton, viene vietata alle coppie non sposate, dello stesso sesso o di sesso diverso, la possibilità di adottare o di essere tutori di minori (57% contro 43%).

Nel frattempo, il progressista Michigan approva con referendum l’uso terapeutico della mariuana (63% a 37%) e la ricerca sulle cellule staminali ( 53% a 47%), mentre il più conservatore South Dakota rende quasi del tutto illegale l’aborto (55% a 45%). Lo stato di Washington, altro stato tradizionalmente democratico, approva con referendum norme sul suicidio medicalmente assistito per i malati terminali (59% a 41%), e lo stato del Colorado cassa (73% a 27%) la proposta di definire “persona” ogni essere umano “dal momento del concepimento”, ossia un divieto di fatto dell’aborto in ogni forma.

La delusione più cocente è però la California, lo stato più popoloso degli USA, dove sono stati votati due referendum, uno sul divieto costituzionale alle nozze omosessuali e uno sulle limitazioni legislative alla possibilità di abortire. Le limitazioni all’aborto sono state bocciate col 52% ma la costituzione sarebbe emendata per vietare le nozze tra persone dello stesso sesso sempre con un 52% – un risultato quantomeno contraddittorio perché il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è certo più controverso dell’aborto.

Ne risulta un quadro quanto mai preoccupante. Gli americani sembrano disposti a sostenere il cambiamento e il messaggio di speranza di Obama, sembrano disposti a superare gli steccati razziali, ma non a superare tutti gli steccati. Aborto, staminali, suicidio assistito sì, riguardano tutti cose che “potrebbero succedere anche a me”, ma gli omosessuali non meritano ancora la piena uguaglianza. Obama rappresenta la speranza del superamento definitivo della segregazione razziale, del “separati ma uguali”, dove il “separati” era una certezza e l’“uguali” un’ipocrita speranza.

Oggi gli omosessuali statunitensi si trovano nella stessa situazione, a loro l’uguaglianza è negata su molteplici fronti, dalla protezione legislativa contro le discriminazioni e la violenza al riconoscimento delle coppie, e questo è il senso dei referendum di oggi. Il “popolo” sancisce la discriminazione istituzionale per legge, portandola fuori dall’ambito del dibattito politico e scolpendola nell’immaginario ideale e culturale del paese. È un grande colpo all’azione delle associazioni statunitensi che volevano ottenere il matrimonio per via giurisprudenziale anziché attraverso il dibattito parlamentare. Ha funzionato in Massachusetts ed è servito per sollevare l’argomento in altri stati e generare una reazione. E che reazione! L’argomento è stato affrontato per via legislativa, arrivando al referendum costituzionale anche in quegli stati dove non c’erano state cause legali per il matrimonio, e le costituzioni son state emendate per vietare esplicitamente il matrimonio alle coppie omosessuali.

Questo conferma come la via giuridica non possa essere “la” risposta per il riconoscimento delle coppie, ma possa essere solo “una” risposta che è efficace quando è inserita in un’azione politica e sociale ampia e concertata – e che i possibili effetti più ampi dell’azione giuridica devono essere sempre considerati con molta attenzione.

Al di là delle considerazioni politiche più generali, resta una delusione profonda. La California è lo stato più popoloso e forse il più dinamico – avere il matrimonio in California dopo il Massachusetts avrebbe significato lo stesso che per noi europei avere il matrimonio in Spagna dopo Olanda e Belgio.

Oggi per migliaia di coppie dello stesso sesso, così come per milioni di omosessuali statunitensi in generale, la speranza, rappresentata da Obama, è un po’ meno splendente – per loro sembra essercene un po’ di meno che per tutti gli altri. Se Obama rappresenta davvero una nazione che si unisce al di là della razza, ha davanti a sé molto lavoro da fare per unire realmente “tutta” la nazione. Perché diventa sempre più palesemente vero quello che in molti commentatori hanno affermato: che in USA più radicati ancora del razzismo, sono il machismo e il sessismo che hanno ostacolato la nomination Hillary Clinton, che hanno fatto diventare Sarah Palin una macchietta ben oltre la sua impresentabilità, che hanno fatto passare i divieti costituzionali ai matrimoni anche per le coppie omosessuali.

Non basta la vittoria di Obama e la speranza di un cambiamento anche per le persone LGBT per rendere meno amara questa giornata.


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