Parte il progetto Sialon

  

E’ partito con successo Sabato 1 Novembre a Verona il progetto di ricerca Europeo SIALON, sulla diffusione di HIV e SIFILIDE nella popolazione omosessuale.

A questo progetto sta partecipando per l’Italia Arcigay Veneto , assieme a 6 associazioni gay europee di Spagna, Grecia, Romania, Rep. Ceca, Slovenia e Slovacchia.

Operatori volontari di Arcigay PIANETA URANO Verona si sono distribuiti in alcuni locali e luoghi di aggrgazione della comunità LGBT per effettuare il rilevamento dei dati. I luoghi nei quali è iniziato il lavoro degli operatori sono stati: circolo Arcigay City Sauna , il circolo ENEL presso il quale si svolgeva la festa di Halloween dell’associazione Rebis e il circolo Arcigay discoteca Romeo’s club.


Con la raccolta dati verra inoltre distribuito un INFOPACK, creato dallo "staff grafico" di Arcigay Pianeta Urano Verona, contenente un preservativo, una monodose di lubrificante e le informazioni relative alla prevenzione, al Test e all’uso corretto del preservativo.

PERCHÉ QUESTA RICERCA
L’obiettivo è quello di avere un’idea realistica di quanto effettivamente siano diffuse
HIV e Sifilide nella popolazione omosessuale
(o più precisamente, tra gli
uomini che fanno sesso con uomini) e quante delle persone sieropositive non sanno
di esserlo
.

La stima della prevalenza (presenza dell’infezione in una popolazione) di HIV e
sifilide si basa di solito sul numero di infezioni accertate dai Servizi Sanitari
in coloro che vi hanno avuto accesso, lasciando in ombra tutta quella quota di popolazione
che ai Servizi non si reca. Anche i dati relativi all’incidenza (nuovi casi di infezione)
non sono spesso indicatori affidabili di un effettivo trend di crescita o decrescita
delle infezioni, dipendendo anche dai trend di aumento o diminuzione del ricorso
al test. La ricerca che condurremo ha proprio lo scopo di illuminare questa zona
d’ombra e segue l’esperienza di studi simili condotti in altre città europee. In
generale la letteratura scientifica stima una presenza di HIV nella popolazione omo-bisessuale
maschile oscillante tra il 10% e il 20% nella maggior parte dei Paesi europei occidentali
[Hamers et al. 2004]
: in sostanza una persona omosessuale ha 1 probabilità
su 10 o addirittura 1 su 5 di fare un incontro con una persona sieropositiva. Se
si considerano solo i risultati provenienti negli ultimi anni dai pochi studi simili
a SIALON, basati cioè su un test proposto casualmente a persone omo-bisessuali nei
luoghi di incontro (dunque indipendenti dall’accesso alle cliniche), questo dato
risulta confermato: 18% in Catalogna [Folch et al., 2006], 10,9% a Londra [Dodds
et al. 2004] e fino a quasi il 14% tra Londra, Manchester e Brighton [Williamson
et al. 2008].

Un dato ulteriormente preoccupante riguarda la scarsa consapevolezza circa il proprio
stato sierologico tra le persone sieropositive
accertate tramite gli studi
di prevalenza: dallo studio di Williamson e colleghi sopra citato [Williamson et
al. 2008] è emerso che il 41,2% non era a conoscenza della propria sieropositività
e di questi il 62,3% pensava di essere sieronegativo e il 33,8 non aveva idea del
proprio stato. Un dato simile è emerso da un altro studio condotto in Scozia [Williamson
et al. 2007].

In Italia purtroppo non sono disponibili dati nazionali sull’incidenza delle infezioni
da HIV
non avendo un sistema nazionale di rilevazione e non sono stati fatti
studi di prevalenza basati sulla popolazione omo-bisessuale più generale
.
La ricerca condotta da Arcigay, MODIDI, si basava su un dato riportato, cioè su
una dichiarazione della persona sul proprio stato sierologico, e non su un prelievo
di campione biologico: il 4,2% si dichiarava sieropositivo a fronte però di un 36%
circa di persone non certe del proprio stato sierologico [Lelleri, 2006]. In Veneto
i dati sulle nuove infezioni di HIV tra gli omo-bisessuali riportati dai servizi
di screening dal 2002 al 2005 (ultimi dati disponibili) sono i più alti degli ultimi
15 anni [Regione Veneto – Direzione per la prevenzione, 2006] e in particolare a
Verona è stata recentemente osservata un’impennata di infezioni di Sifilide, generalmente
considerate predittive di nuove infezioni da HIV (la sifilide aumenta il rischio
di trasmettere e di essere infettati dall’HIV) [WHO 2006].

Questi dati suggeriscono alcune cose importanti:

– per le persone omosessuali la probabilità di incontrare l’HIV nella propria vita
è piuttosto alta
;

il ricorso al test non è ancora una pratica comune e diffusa;

– che molte persone sieropositive rischiano di arrivare alla consapevolezza
di sé quando sono già in AIDS conclamato;

– che persone sieropositive non consapevoli di sé hanno probabilità molto più alte
di mettere a rischio non solo se stesse
(non sapendo di avere l’HIV non
lo si controlla con la terapia e si sviluppa più rapidamente l’AIDS), ma anche i
propri partner
, occasionali o fissi che siano.

A COSA VOGLIAMO ARRIVARE?

Una volta chiarito lo stato reale dei fatti possiamo muoverci di conseguenza, non
solo mirando meglio una nuova stagione di campagne di informazione e di iniziative
ad hoc
a favore tanto della popolazione omosessuale generale, quanto di
quella sieropositiva, ma anche sollecitando finanziamenti e impegno da parte delle
istituzioni pubbliche
che sono preposte alla tutela della salute e alla
diffusione delle informazioni.

Con dati certi e inequivocabili sarà più facile coalizzare e concentrare gli sforzi
nostri e quelli istituzionali
per una campagna mirata sul sesso sicuro e
per una “normalizzazione” del ricorso al test, per esempio anche negoziando con
i Servizi Sanitari la sperimentazione di nuove forme di intervento che aumentino
l’accessibilità al test e ai servizi stessi.

La presentazione/pubblicazione dei risultati verrà concertata con le associazioni
gay, in maniera da evitare strumentalizzazioni dannose e controproducenti.

COSA PREVEDE E COME SI SVOLGE LA RICERCA

La ricerca consiste nella auto-compilazione di un breve questionario (meno
di 10 minuti) sui comportamenti a rischio e in un prelievo della saliva (fluido
orale) tramite una spugnetta da strofinare sulle gengive: entrambe le operazioni
sono svolte direttamente dalla persona che ha accettato di partecipare. Il prelievo
di saliva non è un test rapido, quindi al momento del prelievo non c’è nessun risultato:
il campione di saliva viene inviato al laboratorio e dopo qualche mese si avrà il
risultato, che la persona potrà richiedere e visionare. Tutta l’operazione è svolta
nel completo ANONIMATO (vedere più sotto).

Coppie di giovani intervistatori gay si recheranno nei locali e in alcuni luoghi
di cruising di Verona e distribuiranno appositi pacchetti con preservativo e lubrificante
(la veste dei gadget è stata concertata con le associazioni gay e in particolare
con la collaborazione grafica di Arcigay “Pianeta Urano”). A Verona verranno distribuiti
2000 pacchetti con preservativo/lubrificante, ma solo a 400 delle persone a cui
verrà consegnato il pacchetto verrà chiesto di partecipare.

Ogni volta quindi gli intervistatori sceglieranno 6 o 15 persone (a seconda
del tipo di evento più o meno numeroso) tra coloro a cui consegneranno gratuitamente
il pacchettino e spiegheranno scopo e obiettivo del progetto chiedendo la disponibilità
a partecipare. Il campione di persone da contattare (cioè numero, luogo, data e
orario in cui contattare) è stato predefinito con una estrazione casuale
su un calendario di due mesi che ha tenuto conto degli orari di apertura e dei tassi
di frequentazione: questa scelta si è resa necessaria per avere il massimo di rappresentatività
statistica della popolazione generale che frequenta normalmente i luoghi
suddetti
e per evitare invece una concentrazione della raccolta dati durante
pochi eventi che avrebbero il vantaggio di facilitare la raccolta, ma lo svantaggio
di essere poco rappresentativi della popolazione generale. I risultati che otterremo
saranno statisticamente rappresentativi della popolazione che frequenta i luoghi
di incontro gay, mentre non saranno ovviamente rappresentativi della popolazione
che “incontra” esclusivamente tramite altri canali e a cui non arriviamo con questa
ricerca.

LA GARANZIA DI ANONIMATO

La partecipazione è anonima in tutte la fasi. Alla persona viene chiesto
di sottoscrivere con una sigla un foglio in cui dichiara di essere stata informata
(consenso informato) e a questo foglio viene apposto un codice a barre identico
a quello che verrà apposto su questionario e fluido orale: non viene assolutamente
chiesto nome e cognome e la persona stessa riceve una tessera anonima con codice
a barre per recuperare in un secondo momento il risultato del test dopo che la saliva
sarà stata analizzata in laboratorio. Non si tratta quindi di test rapidi: al momento
del prelievo non c’è nessun risultato e gli intervistatori non hanno accesso ai
risultati individuali, né al momento né successivamente.


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