Napoli, meta preferita del turismo gay

  

"Gaynews", la rivista gay d’informazione più nota in Olanda, dedica la prima copertina del 2009 e un ampio servizio dal titolo "Napoli sì!" alla città partenopea, decretandola una delle tappe preferite dal turismo omosessuale internazionale.

 

La sfida lanciata ai lettori è quella di constatare se la famosa frase "Vedi Napoli e poi muori" sia ancora attuale. Non ne esce sempre bene il capoluogo campano, del quale vengono ricordate le bellezze architettoniche e paesaggistiche, i musei e i negozi alla moda, ma anche i numerosi problemi: il traffico, la disoccupazione, la delinquenza.

 

«Strettissimi vicoli contrastano splendidamente con le strade del centro – spiega il giornalista del magazine – ma è una città caotica, dominata da scooter e automobilisti indisciplinati, a cui è difficile abituarsi. I tassisti che ci accompagnano avvertono che non tutte le zone della città sono sicure per noi, in particolare i quartieri spagnoli e la metropolitana nelle ore notturne.

 La criminalità è ancora molto presente, e i giovani disoccupati che non vogliono farne parte sono costretti a spostarsi al Nord per trovare un lavoro». Il fulcro del by night napoletano è naturalmente riconosciuto nella gay-friendly piazza Bellini, con il suo noto caffè IntraMoenia, definito il luogo ideale per rilassarsi e sorseggiare un drink.

L’articolo ospita anche una lunga intervista a Giuseppe Bottiglieri, membro dell’Arcigay Napoli, che afferma: «L’omosessualità in Italia è ostacolata dalla destra al governo, dalla Chiesa e dalla ben nota cultura italiana del "macho".

 La nostra associazione lavora duro da ben venti anni per affermare i propri diritti, attraverso l’organizzazione di manifestazioni, dibattiti e cineforum. Intanto cerchiamo di aiutare i giovani a superare le difficoltà incontrate nel quotidiano, li teniamo informati sulle Stds (Sexually Trasmitted Diseases: malattie trasmesse sessualmente): distribuiamo preservativi nelle discoteche e, se necessario, indichiamo loro i luoghi in cui possono ricevere delle cure.

Il tutto attraverso il sostegno dei volontari, poiché raramente otteniamo delle sovvenzioni». Bottiglieri sottolinea anche l’esiguo numero di club e discoteche gay, nonché le difficoltà che esse incontrano nel tentare di restare aperte.

«Non è facile trovare locali gay in città – dice – sono ubicati per lo più fuori dal centro. In genere hanno breve vita, i gestori infatti non hanno i mezzi per pubblicizzare le serate su Spartacus (la guida gay internazionale) o altrove, la segnalazione del locale in voga o di una nuova apertura avviene quindi attraverso il passaparola telefonico o in rete». Anna Laura La Rosa


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