Aosta, arte contro omofobia

  

Non è la prima volta che il "Caffè nazionale" ospita una mostra di quadri. In questi giorni le pareti dello storico locale aostano sono costellate di quadri raffiguranti uomini e donne in pose differenti: talvolta rivolgono lo sguardo verso l’osservatore, altrimenti si dedicano a varie attività.

Qua e là si notano, incorniciate, coppie di uomini, o coppie di donne, in atteggiamenti amorosi. Tutto si gioca sul filo degli sguardi, o della semplice prossimità fisica. Nessuna scena hard, non si tratta di una mostra vietata ai minorenni. Lo scandalo è altrove, e lo ha spiegato chiaramente Marisa Bracci, autrice delle opere esposte. “E’ importante – ha affermato – diffondere un messaggio che vada controcorrente rispetto ai vergognosi casi di
cronaca registrati, in particolare, quest’estate, e alla recente bocciatura della legge Concia contro l’omofobia”. Per questo motivo, in occasione del vernissage, è stata convocata una conferenza stampa, alla quale erano presenti Lorella Vezza, in quanto persona – ha sottolineato Marisa Bracci – da sempre impegnata in prima persona riguardo alle tematiche legate all’integrazione e alla diversità, e il presidente nazionale di Arcigay, già fondatore, diversi anni fa, dell’Arcigay valdostana, Aurelio Mancuso.

“Non ci basta la solidarietà alle vittime” ha sostenuto con forza quest’ultimo, facendo riferimento alla cronaca degli ultimi mesi, e all’aumento considerevole
di aggressioni contro omosessuali e transessuali. “Noi non vogliamo leggi che ci rendano speciali, e neppure privilegi, ma la semplice e piena uguaglianza. Bisogna avere il coraggio di prendere posizione. Non esistono aree grigie intermedie: o si appoggiano queste legittime richieste oppure no, e in tal caso ci si rende moralmente complici. Infatti chi è invisibile, chi non è riconosciuto dallo Stato non è neanche tutelato, è un fantasma. L’Europa ha già espressamente richiamato il nostro Paese su questo argomento”.  L’Italia, secondo Mancuso “è fortemente in ritardo rispetto alla grande maggioranza dell’Europa, e in generale dei Paesi occidentali. I diritti civili e le libertà individuali devono essere riconosciuti come un insieme di valori comune a tutte le aree politiche, in modo trasversale, altrimenti significa che siamo un Paese a democrazia limitata. Paghiamo il presso di una carenza culturale, sociale e legislativa che altrove è considerata inammissibile. Non si può nascondere la testa sotto la sabbia, aspettando che le contraddizioni esplodano ed evidenzino il crescente distacco tra la classe politica e la società reale”.

Intanto, seguendo una recente direttiva nazionale che sollecita una maggiore vigilanza rispetto al tema dell’omofobia, il questore di Aosta ha recentemente incontrato due rappresentanti dell’associazione Arcigay Valle d’Aosta Articolo 3 per conoscere la situazione locale, e informarsi su eventuali difficoltà.
E’ emerso che per il momento in Valle d’Aosta non sono state registrate aggressioni o altre attività di rilevanza penale, anche se la scarsissima visibilità sociale degli omosessuali valdostani, tipica delle aree di provincia, non rende agevole accertarsi dell’esistenza o meno di situazioni di disagio legate all’omofobia.


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