Europride: applausi a Lady Gaga, insulti al Papa

  

DA ROMA LUCA LIVERANI
Dalla stazione Termini fino al palco montato al Circo Massimo, per attendere in serata l’apparizione di Lady Gaga, popstar americana, ultima profetessa del movimento gay. Il lungo corteo dell’Europride si snoda senza incidenti sotto il sole romano con lo scontato e logoro corredo di trasgressioni da copione e sberleffi anticlericali. Cinquecentomila i partecipanti da tutta Italia e dall’estero, secondo la stima ottimistica degli organizzatori, cui forse va tolto uno zero in coda. A fine corteo la variopinta popstar italo-americana, prima di deliziare i fan con le sue canzoni, non rinuncia a un minicomizio: «Vogliamo piena uguaglianza. Proclamiamo la difesa dell’amore. Questa festa incarna lo spirito dei diritti umani ». Poi il grazie al sindaco Alemanno, fischiato dal pubblico.
Il corteo parte guidato da uno dei tanti camion che eruttano musica ad alto volume: techno, Madonna, Village People e pop italiano anni ’80. Oltre, ovviamente, alle hit di Lady Gaga. Scarsa, ma qualificata, la presenza dei politici. C’è un camion dell’Italia dei Valori, partito in cui milita oggi l’ex leader dell’Arcigay Franco Grillini, e uno dei Radicali con l’81enne Marco Pannella. C’è la deputata del Pd Paola Concia e il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero. Applausi e abbracci per il leader di Sel e governatore della Puglia Nichi Vendola, salito su uno dei carri della parata: «Mi piacerebbe che al centro, a sinistra e a destra – dice – tutti condividessero la necessità di rendere alle coppie di fatto un riconoscimento giuridico ». Non mancano presenze del centrodestra, come i deputati di Fli Flavia Perina ed Enzo Raisi. Si fa vedere, anche se prende qualche fischio, il governatore del Lazio Renata Polverini. Il sindaco Gianni Alemanno in una dichiarazione rileva che «il dato più importante dell’Europride è che abbiamo smentito ogni illazione di Roma come città intollerante». Qualche coro di insulti verso altri politici assenti, Carlo Giovanardi del Pdl e Paola Binetti dell’Udc. Residuali le due proteste di organizzazioni di destra. Forza Nuova srotola dal Colosseo lo striscione «Roma capoccia della tradizione» con croce celtica. A San Giovanni sit-in di qualche decina di aderenti a Militia Christi: «No al gay pride, sì alla famiglia, Alemanno vergogna».
Nel corteo – affollato di ragazzi, adulti, transessuali – c’è di tutto: allegria, orgoglio, volgarità, anticlericalismo a tratti aggressivo. Spopola la maglietta «Habemus Gaga» ed è lo sberleffo più innocente. Poi è un fiorire di cartelli che rinnegano la tolleranza tanto invocata ed esibiscono un umorismo nero quantomeno discutibile, obiettivo fisso il Papa e la Chiesa.
«Il gay pride miscela in maniera scomposta un ambito personale con l’ambito pubblico, quasi che la dimensione del privato debba essere il contenuto stesso della vita pubblica e politica – commenta Paola Ricci Sindoni, docente di filosofia morale a Messina, intervistata da Tg2000 –. C’è una goliardia che può anche divertire, ma anche irritare: pare abbiano il monopolio della differenza, solo loro sono discriminati e il mondo deve essere diviso in due: filo omosessuale o filo omofobo. L’irritazione cresce quando si lanciano offese gravi alla Chiesa. Chi vuole rispetto deve per primo dare rispetto».


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