Da “bionda” del gruppo (parlo di Frizzifrizzi), nonché cripto-gay per alcuni (prima di farmi crescere la barba, ma la mano moscia e il mignolo che va per la tangente stereotipicamente rimangono), in realtà pansessuale dichiarato, con potenziali relazioni platoniche pure con i gatti di strada (e loro se ne accorgono: invisibili per il mondo si mostrano a me ovunque, per la gioia di mia figlia a cui faccio scoprire gatti mimetizzati in ogni dove) ma un solo amore (quest’anno facciamo 10 anni insieme), vissuto in un paesino dove dare del finocchio (quando chi lo diceva cercava di darsi un tono ricercato, più spesso si diceva “frogio”) era quasi un intercalare (ma il disprezzo per il diverso reale e tangibile, almeno quanto il terrore di esser definito tale), poi centro della curiosità e bersaglio, in quanto “quello che vive con loro”, di domande tra il curioso, lo strafottente, il sorpreso, il malizioso ed il violento (“ma stanno insieme?”, “ma usi lo stesso loro bagno?”, “ma non hai paura a dormire vicino a loro?”) ho capito una cosa. Banale tanto quanto le supposizioni degli omofobi: alcuni sono e rimarranno stupidi per sempre e non c’è recupero, né tempo che vale la pena perderci sopra (senza doppi sensi…). Sugli altri, per fortuna la maggioranza, ci si può lavorare.
E un sito come Diversamente Uguali, con testimonianze vere, storie normali e quotidiane, senza celebrities a metterci la faccia, senza snobismi in un senso o nell’altro, può aiutare. E molto.
Diversamente uguali
This article was written on Tuesday January 10th, 2012.
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