Gubbio: il caso diventa nazionale

  

di MASSIMO BOCCUCCI
GUBBIO – Reazioni a catena, fino a diventare un caso nazionale. Questa la sorte del registro delle unioni civili, abolito martedì sera, e che il Comune di Gubbio aveva adottato nel 2002. Era iscritta una sola coppia di fatto.
La mozione di un consigliere comunale del Pdl, Luigi Girlanda, appoggiata da un sindaco del Pd, Diego Guerrini: apriti cielo, più rumoroso del sostegno bipartisan al Governo Monti. Franco Grillini, responsabile diritti civili dell’Idv, presidente onorario dell’Arcigay, è stato il primo a lanciarsi contro la decisione che ha definito «scioccante e inconcepibile».
E’ partito così il tam tam. Ha preso posizione Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, che ha chiesto a Pierluigi Bersani di intervenire, così come la deputata piddina Anna Paola Concia che si è appellata a Rosy Bindi. Di «gesto vergognoso» ha parlato Paolo Patanè, presidente dell’Arcigay. Il Pd nazionale ha espresso «sconcerto», invitando Guerrini a ripensarci, con Ettore Martinelli responsabile diritti. Il trentenne sindaco eugubino, che ha informato il vescovo Mario Ceccobelli dopo il voto in aula, ha fatto irruzione quando il dibattito era montato all’inverosimile.
«Rispetto la Costituzione e le leggi – ha detto Guerrini – in consiglio comunale ho precisato che il parlamento, dove da anni giacciono proposte di legge sui diritti civili, debba trovare la forza ed il consenso per riconoscere i diritti. E’ sbagliata la contrapposizione tra guelfi e ghibellini: la politica nazionale non può far ricadere le non scelte su regolamenti comunali che non producono nessun ricoscimento». Guerrini chiede, anche ai vertici del Pd, di rispettare «la libera ed autonoma discussione e votazione a Gubbio».
Luigi Girlanda, che il 30 novembre presentò la mozione approvata a maggioranza (12 favorevoli, 10 contrari, un astenuto, due assenti), ha incassato le valutazioni positive del vicepresidente della Camera dei Deputati, Maurizio Lupi, dei vertici umbri di Pdl e Udc. Ha parlato delle reazioni come di «un livore ideologico dei veterotalebani della sinistra estrema». Girlanda ha ricordato come nel 2002 il registro «venne adottato con il voto decisivo di un consigliere comunale cattolico della coalizione di Goracci che era contrario ma alla fine votò».


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