«Siti gay oscurati dal Comune»

  

di PAOLO FOSCHINI
Diciamo che il Comune, in pratica, aveva oscurato il bambino con l’acqua sporca. Cioè l’intento era quello di impedire, ammesso che questa fosse l’acqua sporca, l’accesso a siti porno e affini attraverso la connessione wireless di Palazzo Marino. E questo si fa grazie a software anche banali come quelli talora installati dai genitori sui pc dei figli piccoli semplicemente bloccando qualsiasi ricerca contenga parole tipo sex, porn, strip e annessi vari. Peccato che a prenderci di mezzo siano stati anche tutti i canali di informazione «Lgbt» riguardanti (questo significa l’acronimo) lesbiche, gay, bisessuali e transessuali, da gay.it a queerblog, da gay.tv al sito nazionale di Arcigay. Col wi-fi del Comune potevi provarci per ore, a cercarli, ma poiché il sistema considerava anche «gay» o «lesbo» tra le parole proibite sarebbe stata una ricerca inutile: tutto bloccato tranne curiosamente, valli a capire i software, Arcigay Milano. Ad accorgersi dell’oscuramento è stata l’Associazione Radicale Certi Diritti, che l’ha denunciato rilevando come il blocco riguardi tanto «la pornografia quanto il materiale sessuale, sino al divieto più ridicolo circa l’abbigliamento provocatorio». Il consigliere radicale Marco Cappato ha già presentato una richiesta di rimozione del blocco: «Non tutti i siti porno sono gay e non tutti i siti gay sono porno, l’equivalenza non fa che confermare il pregiudizio». Dal Comune hanno risposto ringraziando per la segnalazione di tali «restrizioni dal sapore discriminatorio» risalenti alle «precedenti amministrazioni»: saranno rimosse, promettono, in nome del «libero accesso alla rete Internet».


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