«Aggrediti in discoteca perché gay»

  

Denuncia delle associazioni. Il gestore: falso. Allarme bipartisan sulle violenze
VARESE Insulti e violenze. Poi l’arrivo dei carabinieri. E la denuncia che riporta in primo piano il tema dell’omofobia in Italia. Sette ragazzi, tra i quali il presidente provinciali di Arcigay Verbania, raccontano di essere stati aggrediti nella notte tra sabato e domenica in una discoteca di Luino, in provincia di Varese. Soltanto perché omosessuali. A raccontare il fatto è stata Arcigay. E nel giro di pochi minuti è infuriata la polemica politica. Stando alla ricostruzione dell’associazione italiana che difende la comunità LGBT «i ragazzi stavano ballando su un cubo tra di loro, quando una volta “identificati” come omosessuali sono stati insultati, poi costretti a scendere, brutalmente pestati e infine allontanati dal locale». Alle tre e mezzo di notte, sul posto, sono arrivati anche i carabinieri di Luino che ora cercano di chiarire la vicenda. Per ora raccontano che le sei persone coinvolte sono tre maschi e tre femmine e che non hanno ancora denunciato l’accaduto. Il fatto ha scatenato i commenti di politici e componenti delle associazioni che si battono per i diritti degli omosessuali. «Questo episodio ha sottolineato il presidente nazionale dell’Arcigay Paolo Patanè segna davvero un limite insopportabile. È tragicamente simbolico che uno dei massimi dirigenti nazionali di Arcigay sia stato vittima di questa spregevole aggressione omofoba». «L’uso della violenza sempre inaccettabile ha detto l’ex ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna (Pdl) , lo è ancora di più se la sua causa è il presunto orientamento sessuale delle vittime: l’atto assume un disvalore sociale particolare. Sono certa che i responsabili, anche grazie al lavoro dell’Osservatorio della Polizia appositamente creato, saranno individuati e giudicati con la dovuta severità. Non esiste e non può esistere alcuna tolleranza per gli atti di omofobia». I vertici dell’Arcigay richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica su un vuoto legislativo in materia, alla luce anche dei dati forniti dal Gay Center, secondo cui negli ultimi mesi i casi di omofobia sarebbero in netto aumento: la Gay Help Line ha avuto infatti circa duemila contatti da tutta Italia e le segnalazioni riguardano violenza e abusi nel 38% dei casi e discriminazioni sul lavoro nel 25%. «Dov’è il legislatore?», si chiede il presidente di Arcigay. «È necessaria una legge contro l’omofobia subito: nessuno ci può chiedere di aspettare ancora». Intanto è stata già annunciata un’interrogazione parlamentare, da parte dell’onorevole del Partito Democratico Paola Concia, ai ministri del Lavoro e dell’Interno, Elsa Fornero e Annamaria Cancellieri, mentre la stessa Arcigay denuncerà l’accaduto all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni e all’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori. La vicenda resta ancora da chiarire nella sua esatta dinamica. I carabinieri, nel raccogliere le testimonianze, parlano di versioni contrastanti. Mentre dal locale respingono la matrice omofoba del gesto. I responsabili dei buttafuori, infatti, riconducono il tutto a una rissa, di quelle tipiche dei locali affollati. Per sedarla, raccontano, avrebbero allontanato i giovani. Una volta fuori, sarebbe scoppiata un’altra rissa, tra gli addetti alla sicurezza della discoteca e i giovani omosessuali. Le associazioni in difesa degli omosessuali però non ci stanno. E fanno rientrare l’episodio di Luino in un fenomeno più ampio di incremento delle aggressioni che si registra, a loro avviso, in tutta l’Italia. «Nessuna libertà è autentica per le persone gay, lesbiche e transessuali se dobbiamo vivere con la paura di mostrarci com’è diritto di tutti», ha attaccato Patané. «A Marco Coppola e agli altri ragazzi la mia solidarietà, carica di rabbia per la brutalità ingiustificabile e l’odio subito, e per una battaglia che si infrange sempre su un muro di scandaloso silenzio ideologico». Michele Mancino


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