C’è un diritto all’identità sessuale

  

di ROSA VISCARDI

IL CONVEGNO “Sessualità e diritti Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) – Nuove frontiere per la cittadinanza lesbica, gay, bisessuale e trans nella società eterosessista” si articolerà tra domani (inizio lavori alle 9) e venerdì nella Biblioteca di ricerca di area umanistica, in piazza Bellini, e le sessioni pomeridiane (ore 14-17) che prevedono quattro workshop a numero chiuso presso la facoltà di Sociologia in vico Monte della Pietà. È prevista la partecipazione di studiosi come Elisabetta Ruspini, Paolo Gamberini, Pietro Maturi, Paolo Valerio; di rappresentanti istituzionali che testimonieranno le proprie esperienze di contrasto alle discriminazioni e di politici, tra cui Paola Concia.

Il convegno è organizzato dal dipartimento di Sociologia assieme al coordinamento regionale Campania Rainbow (di cui fanno parte, tra le altre associazioni locali, Arcigay “Antinoo”, ArciLesbica “Le Maree”, Famiglie Arcobaleno, Maschile Plurale, Associazione Transessuali, Network Persone Sieropositive) e cofinanziato dal Polo delle Scienze umane e sociali dell’università Federico II.

Finalizzati a fornire conoscenze pratiche sui temi della salute, del diritto, dell’omofobia e delle nuove famiglie omogenitoriali, i workshop tematici – «che rientranoa pieno titolo nella piattaforma didattica della nostra facoltà, impegnata nella diffusione dei saperi sociali che caratterizzano lo scenario delle grandi trasformazionie nella promozione della cultura delle differenze», sottolinea il sociologo Fabio Corbisiero, coordinatore scientifico del convegno – si rivolgono non solo a studenti ed operatori, ma a chiunque voglia misurarsi con esperienze e con competenze che potranno tornare utili tanto sul piano professionale quanto su quello umano. Il convegno è «frutto del lavoro di ricerca condotto a Napoli dal 2008» spiega Corbisiero «nell’ambito dei “gay cultural studies”, all’interno dei quali abbiamo individuato alcuni filoni tematici che vanno dalle identitàe dai comportamenti sessuali agli spazi urbani dell’omosocialità». Nella consapevolezza che solo la conoscenza produce cambiamento, l’intento è, prima di tutto, sensibilizzare sulle questioni delle identità non eterosessuali, della violenza omofobica e dell’eterosessismo una città in cui, disgraziatamente, quello dei raid omofobici continua a rappresentare un tema di stretta attualità.

«Il problema – prosegue Corbisiero -, è che una certa cultura italiana ancora non ha contezza che la normalità è un concetto astratto e che la società si compone di differenti realtà. Viviamo, infatti, in una società eterosessista ed eteronormata: due termini che suggeriscono una condizione di cosiddetta “normalità” nei gruppi sociali. Proprio il fatto che alcuni di essi si definiscano “normali” sta all’origine di comportamenti, direttamente e indirettamente, discriminatori ed omofobici. Ciò implica che chi non si riconosce e non vuole identificarsi nel modello eterosessista si trovi in una situazione di svantaggio. Tale svantaggio si traduce a sua volta per le persone gay e lesbiche in negazione della propria identità e libertà ad autodeterminarsi».

Significativi passi avanti in tema di diritti umani e di contrasto alle violenze legate al genere e all’orientamento sessuale sono stati fatti da parecchi Paesi europei, in particolare da quelli che «fondano i propri principi democratici sull’inclusione sociale di tutti i cittadini», dice Corbisiero. «L’Italia resta, invece, bloccata da una certa cultura catto-politica che congela ogni possibilità di emancipazione giuridica e sociale». Torino, Venezia e Bologna hanno, comunque, adottato politiche e servizi per la comunità Lgbt utili alla crescita sociale e culturale dei territori. Negli ultimi anni, dopo decenni d’immobilismo in cui le istituzioni hanno lasciato ai singoli e all’associazionismo Lgbt la gestione di questioni che non potrebbero e non dovrebbero delegare, Napoli sta dando alcuni segnali concreti; il traguardo è ancora lontano, ma il percorso da compiereè disseminato di occasioni di dialogo e di opportunità. «Il ruolo del terzo settore e della società civile è fondamentale, tuttavia tocca alle istituzioni “regolare” l’integrazione e sostenere l’inclusione sociale degli omosessuali e dei transessuali. L’apertura dell’attuale amministrazione ai temi e alla rivendicazione dei diritti, dalla promozione del Gay Pride all’istituzione del registro delle unioni civili, mi pare che crei le condizioni affinché Napoli possa essere volano di democrazia ed emancipazione», afferma Corbisiero.

Sotto questo profilo Napoli, la città del “femminiello”, luogo storicamente deputato all’incontro e alla tolleranza delle diversità, rappresenta un osservatorio privilegiato. In occasione del convegno, Arcigaye Campania Rainbow hanno indetto il concorso video-fotografico “Rappresentare l’omofobia” che premierà con 500 euro chi meglio avrà saputo raccontare gli atteggiamenti violenti verso persone Lgbt. L’opera vincitrice parteciperà alla prossima selezione dei prodotti di comunicazione su omofobia e transfobia nell’ambito della piattaforma di lancio promossa dal progetto Hermes – Linking network to fight sexual and gender stigma, cofinanziato dal Programma Daphne III dell’Unione Europea.

Informazioni aggiornate su tutte le attività relative al convegno sono reperibili su www.convegnolgbtnapoli2012.info, dove sarà anche possibile seguire in streaming video le sessioni mattutine.


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