Il Gay Pride scuote il Pd. Cevenini: “Evitare forzature”

  

Imbarazzo dei cattolici, che sperano in un intervento “chiarificatore” di Merola. Ma la giunta tira dritto: “E’ finita l’era di certe polemiche”
DI SILVIA BIGNAMI

Il Gay Pride “per le famiglie” agita il Pd in Comune. Sono imbarazzati e perplessi i cattolici del Partito Democratico, sia per la decisione di far partire il corteo del 9 giugno da Porta Saragozza, sotto l’effigie e il museo della Madonna di San Luca, sia per la scelta di mettere i bambini, figli di coppie omosessuali, alla testa del manifestazione. Ieri mattina è partita una telefonata al segretario Raffaele Donini, e i cattolici Pd guardano ora al sindaco Virginio Merola, mentre la giunta tiene duro e difende le scelte del comitato Pride.

Donini, chiamato ieri al telefono dalla consigliera comunale Raffaella Santi Casali, si tiene per ora in disparte, anche se da via Rivani arriva un invito al dialogo, evitando contrapposizioni nette su temi che hanno a che fare con le sensibilità personali, oltre che politiche. I dubbi però restano. L’idea dei consiglieri Pd è sottoporre la questione a Merola. «Va bene che il sindaco dia il patrocinio al Pride, ma stia attento alle singole iniziative. Non sono d’accordo che le associazioni gay spieghino la diversità ai bambini», dice Tommaso Petrella, riferendosi alle letture per i più piccoli programmate ogni sabato al Cassero.

La Santi Casali bacchetta anche «l’entusiasmo» di Lepore e dell’assessore al Commercio Nadia Monti: «Nell’amministrare bisogna usare saggezza e ricordarsi che si amministra tutta la città, non solo una parte. Non bisogna entusiasmarsi così, ci vuole buon senso».

Perplesso
anche Maurizio Cevenini, che su Facebook suggerisce di «valutare una partenza diversa da Porta Saragozza», per evitare polemiche, e poi sui bambini in corteo dice: «Non mi è mai piaciuto che i più piccoli venissero usati per le battaglie degli adulti. Il Comune rifletta se condivide questa impostazione. Io non amo le forzature».

Il capogruppo Pd Sergio Lo Giudice, da ex presidente Arcigay, difende il Pride: «Quella sulla partenza da Porta Saragozza è una polemica vecchia di trent’anni. Lì Arcigay ha avuto la sua sede dall’82». Stop ai malumori anche dalla giunta. «Non torniamo indietro. È finita l’epoca di certe polemiche, Bologna è una città accogliente» dice l’assessore al Commercio Monti. E Lepore: «Il Cassero è nato a Porta Saragozza e la storia non si cancella. Quanto ai bambini, io mi auguro di vedere tanti passeggini e tante famiglie al Pride, sarebbe un bel segnale».

(13 aprile 2012)


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