L’associazione insiste: l’Ufficio scolastico non ha pubblicizzato il nostro corso sul bullismo omofobo
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Discriminazione sessuale, il caso Beltrame approderà sulla scrivania del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. L’Arci gay e l’Arci lesbica non intendono retrocedere davanti a quello che chiamano “oscurantismo istituzionale” con un chiaro riferimento alla mancata pubblicizzazione da parte del direttore dell’Ufficio scolastico regionale di un corso contro il bullismo omofobico. L’incontro di formazione sull’omofobia che affrontava i contesti educativi, socio sanitari e il mondo del lavoro potrebbe dunque trasformarsi in un boomerang per il numero uno della scuola del Friuli Venezia Giulia. Gli organizzatori, il Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica e il Gruppo interistituzionale contro la violenza sui minori, sostengono che il direttore Beltrame si sia «rifiutata di informare i docenti delle scuole primarie, medie e superiori dell’opportunità offerta agli insegnanti – spiega Davide Zotti, presidente del Circolo Arcobaleno Arcigay Arcilesbica –. A nulla è valso a convincere il direttore a informare il mondo della scuola di questa occasione: né il fatto che l’Usr fosse tra i promotori dell’iniziativa, né tantomeno i ripetuti solleciti. Così alla fine nessun insegnante ha potuto partecipare al corso ed essere informato come invece è accaduto per i dipendenti degli altri enti. Perché questo silenzio? Perché questa miopia che non permette di vedere i frequenti casi di omofobia e bullismo omofobico che avvengono nelle scuole e che possono essere affrontati solo con un’adeguata formazione sugli strumenti per prevenirli e contrastarli?», si è chiesto Zotti. I promotori del corso hanno anche chiesto un incontro al direttore Beltrame per domandarle «perché prima appoggia un’iniziativa e poi fa di tutto perché i docenti non possano partecipare? – ha aggiunto Zotti –. È difficile rispondere, perché non abbiamo ancora avuto modo di porle queste domande. L’omofobia si alimenta anche di silenzi e in questo caso, ci dispiace constatarlo, abbiamo a che fare con un caso di omofobia istituzionale. Di fronte a questi comportamenti non possiamo tacere: denunceremo l’accaduto al ministro Profumo, all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ad Arcigay e Arcilesbica nazionali. L’omofobia si combatte rifiutando il silenzio e l’indifferenza, affermando la dignità delle persone, delle istituzioni e delle associazioni che quotidianamente si impegnano per fronteggiare il pregiudizio e le discriminazioni». (m.z.)